Recensione di The Plucked North di Magnus Andresson, nosag, 2006
Questo cd è sottotitolato “New music from Sweden, Denmark and Finland” e può essere considerate il seguito “nordico” al precedente Short Sounds interamente dedicato ai compositori italiani.
Rispetto all’album precedente Andersson dimostra la propria abilità come polistrumentista cimentandosi non solo alla chitarra classica ma anche all’elettrica e all’ukulele, adattando la propria tecnica e il proprio stile alle richieste dei diversi compositori presenti in questo cd.
L’inizio è per Sonora, un Concerto per chitarra e orchestra composto da Jan W Morthenson, caratterizato da un linguaggio personale che il compositore definisce come “internal composition” caratterizzato da relazioni, tensioni e tendenze musicali immediate “exactly like visual art often is a risult of very local interactions of colour and form”.
Shadow Siciliano e Angelus Waltz (ispirato dal dipinto di Jean-Francois Millet) sono due miniature per chitarra sola di Bent Sørensen, due brani poetici ed espressivi.
La musica da camera, composta per l’Ensemble Son, è presente con 2 intermovimenti for saxophone, percussion and ukulele composto da Erik Förare, un brano in due parti in cui la compositrice ha voluto cogliere qualche rischio adottando per uno strumento insolito come l’ukulele una accordatura più bassa, e Tre Equale composto da Ivo Nilsson suddiviso in tre parti in cui cerca di trovare un “meltingpoint” tra tre strumenti diversi come il sassofono, la chitarra e il vibrafono. La chitarra classica torna a recitare come solista in Noun – a fretwork circle for guitar solo, un tributo che il compositore Harri Suilamo ha voluto scrivere per il suo primo strumento, nella musica così espressivamente visiva di Etching di Daniel Börtz e nell’ansiogeno You can´t cry, but you climb on the walls di Martin Larson.
Chiudono il disco le sette parti di Solo for el-guitar di Pelle Gudmundsen-Holmgreen, basato su permutazioni derivanti dalla serie di Fibonacci, un modo per “purify and renew the quite limited, simple, and also often banal tonal material”.
Rispetto all’album precedente Andersson dimostra la propria abilità come polistrumentista cimentandosi non solo alla chitarra classica ma anche all’elettrica e all’ukulele, adattando la propria tecnica e il proprio stile alle richieste dei diversi compositori presenti in questo cd.
L’inizio è per Sonora, un Concerto per chitarra e orchestra composto da Jan W Morthenson, caratterizato da un linguaggio personale che il compositore definisce come “internal composition” caratterizzato da relazioni, tensioni e tendenze musicali immediate “exactly like visual art often is a risult of very local interactions of colour and form”.
Shadow Siciliano e Angelus Waltz (ispirato dal dipinto di Jean-Francois Millet) sono due miniature per chitarra sola di Bent Sørensen, due brani poetici ed espressivi.
La musica da camera, composta per l’Ensemble Son, è presente con 2 intermovimenti for saxophone, percussion and ukulele composto da Erik Förare, un brano in due parti in cui la compositrice ha voluto cogliere qualche rischio adottando per uno strumento insolito come l’ukulele una accordatura più bassa, e Tre Equale composto da Ivo Nilsson suddiviso in tre parti in cui cerca di trovare un “meltingpoint” tra tre strumenti diversi come il sassofono, la chitarra e il vibrafono. La chitarra classica torna a recitare come solista in Noun – a fretwork circle for guitar solo, un tributo che il compositore Harri Suilamo ha voluto scrivere per il suo primo strumento, nella musica così espressivamente visiva di Etching di Daniel Börtz e nell’ansiogeno You can´t cry, but you climb on the walls di Martin Larson.
Chiudono il disco le sette parti di Solo for el-guitar di Pelle Gudmundsen-Holmgreen, basato su permutazioni derivanti dalla serie di Fibonacci, un modo per “purify and renew the quite limited, simple, and also often banal tonal material”.