Recensione di John Zorn The Book of Heads di Christoph Funabashi, 2012 Schraum
Questo cd rappresenta la seconda edizione integrale dei Book of Heads, un chiaro esempio di come, nel corso degli anni, sia andato aumentando l’interesse da parte dei chitarristi devoti alla musica contemporanea nei confronti di questi 35 studi dalle caratteristiche interpretative tanto particolari quanto aperti alle possibilità e all’inventiva di ognuno dei suoi interpreti. Il tedesco Christoph Funabashi li ripropone, armeggiando con quattro chitarre, palloncini di gomma, frammenti di polistirolo, diversi archetti per violino e molta saliva e sudore: il risultato sono un inseme variegato di rapide suggestioni, schegge, frammenti ossei sonori, contorsioni collagistiche e una convulsa relazione con il silenzio. Qualcosa di molto liminale e funzionale allo stesso tempo, la chitarra, le chitarre scarnificate fino alle loro estreme possibilità, il loro corpo ligneo percosso e sollecitato fino al limite di tensione.
Questo disco è una sorta di schizofrenico carillon, una ninna nanna oscillante eseguita da pedali Fuzzed, analogici e effetti a pedale wah, seguiti da suoni e da riff sgangherati che sembrano provenire dal retro di un negozio di chitarre. Il Book of Heads è un classico esempio del virtuosismo musicale e del senso dell’umorismo di John Zorn, è un’appagante esplorazione sonora, sapientemente eseguita qui dal chitarrista Christoph Funabashi. Il Book of Heads infatti richiede una serie acrobatica di competenze e di coordinazioni nell’utilizzo di effetti, pedali, oggetti vari come polistirolo, archetti di violino, palloncini, pinze e mollette, volti a snaturare e modificare il suono dello strumento stesso.
Sembra non ci sia un centimetro di chitarra che non sia stato utilizzato per generare questa particolare vibrazione musicale, un mix di blues, metallo e sperimentalismo classico, quasi un marchio di fabbrica da parte dello stesso Zorn. L’interpretazione veloce, quasi tagliente di Funabashi rende una chiara idea su come potevano essere eseguito questo stile musicale alla fine degli anni ’70 a New York.
Un aspetto divertente di ascoltare queste registrazioni sta, secondo me, nel cercare di immaginare come l’esecutore riesca a produrre questi suoni, suonandoli dal vivo. Complimenti alla casa discografica Schraum per avere pubblicato e prodotto questo vero e proprio salto artistico che la maggior parte delle etichette considererebbe forse troppo esoterico o difficile.
Incredibile sia dal punto di vista compositivo che esecutivo e interpretativo la versione di Funabashi dimostra come i Book of Heads a distanza di così tanti anni riescano a invecchiare con ammirevole dignità e come quelli che furono alcuni tra i primi esperimenti di Zorn sarebbero poi diventati uno dei suoi capisaldi sonori. Consigliato.