Recensione di La Serena di La Cantiga De La Serena, Workin’ Label, 2016
http://www.workinproduzioni.it/roster-artisti/39-artisti/304-la-cantiga-de-la-serena.html
Qualche tempo fa leggendo il bellissimo libro di “Superonda Storia segreta della musica italiana” di Valerio Mattioli, sono tornato col pensiero alla nascita di quel genere musicale eterogeneo il cui nome indefinibile è un mix tra musica etnica, world music e folk tradizionale, un genere che a sua volta si imbastardisce con la musica antica, la musica medioevale e che ai allaccia sia ai più scrupolosi e dotti studi etnomusicologici sia alle più tristi, posizioni politiche più o meno oltranziste, fino alle vacue idee della new age e della nuova era dell’acquario.
In questo calderone musicale trova posto di tutto, un’offerta musicale tanto eterogenea quanto discontinua nella qualità proposta all’ascoltatore, per orizzontarsi in mezzo a questo mare intasato da sirene che spesso assomigliano a dei merluzzi surgelati è cosa buona e giusta affidarsi più curriculum e alla reputazione degli artisti coinvolti che non agli slogan delle case discografiche o ai concetti sottintesi ai generi musicali di riferimento.
I tre musicisti che troviamo coinvolti in questo interessante progetto de “La Cantiga De La Serena” sono nomi di provata fede e qualità, sulla cui serietà musicale non è possibile avere alcun dubbio: FABRIZIO PIEPOLI (voice, santur, shruti box, tar), GIORGIA SANTORO (flute, bass flute, piccolo, bansuri, voice, castanets, cymbals) e ADOLFO LA VOLPE (oud, cittern, saz, indian harmonium) sono tre artisti eccellenti che hanno deciso di unire i loro talenti in questo progetto, nato nel 2008, per recuperare e suonare nuovamente con strumenti e un’ottica moderna antiche danze medievali, dei canti cristiani di pellegrinaggio e devozione (Cantigas de Santa Maria), antiche cantighe, coplas e romanze sefardite di fine del ‘400. Il risultato è un disco soprattutto mediterraneo, nella sonorità e nella concezione, un esempio interessante di come certe barriere, che crediamo essere tali “in quanto tali”, non esistono se non nelle nostre concezioni politiche e mentali, mentre queste cedono il passo di fronte ad altri aspetti come appunto le tradizioni musicali.
Qualità sonora ottima, un punto in più a Adolfo La Volpe per la sua intro con l’oud in “Si verias”, da solo vale l’acquisto del disco.