#Recensione di In C di The Styrenes, Enja, 2002 su #neuguitars #blog

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Recensione di In C di The Styrenes, Enja, 2002

In Cleveland, a whole proto-punk scene developed around these sound. Like Ubu, though, the primitivism was studied – artistic gesture rather than lumpen impulse. The Electric Eels wore safety-pins, rat-traps and swastikas year before the UK punks did, and called what they did ‘art terrorism’; The Styrenes performances featured modern dance and spoken-word elements.

Simon Reynolds, Rip it Up and Start Again: Postpunk 1978-1984, Faber& Faber, 2009

E così fu che Terry Riley e il suo capolavoro incontrarono il rock, o meglio, il post-punk. La cosa tutto sommato non deve stupire più di tanto. Il rock ha da tempo tributato numerose dichiarazioni di affetto e di stima, basti pensare al Baba O’Riley degli Who, ai Curved Air o alle citazioni in ambito krautrock da parte di Popol Wuh e Amon Duul, al compositore statunitense e soprattutto al suo A Rainbow in a Curved Air, grande suite mistico-minimalista di cui In C rappresenta la spinta creatrice. Ma che un gruppo rock eseguisse le sue musiche, questo no, questo non era ancora successo.
E’ anche vero che i The Styrenes sono una band particolare che, come scrive Simon Reynolds, hanno da sempre ambito a un superamento dei canoni rock tradizionali puntando più su forme alternative di gestione mediatica e di impatto col pubblico. Quindi, personalmente, non sono particolarmente stupito dell’interesse dimostrato da Paul Marotta, leader del gruppo, nei confronti delle musiche di Riley, in particolare per In C che, come lui stesso scrive nelle note del cd, “Rock and roll is not simply a music defined by certain chord progression, rhythms, or guitar licks. “In C”, with its dancing rhythms and subversive simplicity, is the embodiment of rock and roll aesthetic.”
Il risultato è un disco potente, dove i sette membri del gruppo, quattro chitarre, tastiere, basso, batteria e vibrafono, riescono a generare un vero e proprio muro di suono, a metà tra i Sonic Youth e i King Crimson, che però per le sue caratteristiche è quanto di più lontano ci si possa immaginare dall’originaria versione di In C incisa nel 1968 dalla CBS e che invece si avvicina di più alle composizioni massimaliste di Glenn Branca e Rys Chatham. Per meglio raggiungere questo risultato la composizione è stata suonata due volte, ricorrendo per il lavoro finale alla pratica delle sovra incisioni.
Il risultato è comunque notevole e decisamente apprezzabile sia da parte di chi preferisce il rock sia da parte di chi ama la contemporanea. Gli Styrenes sono stati abili a gestire con efficacia e efficienza alcuni punti essenziali:
– il basso elettrico, facendolo doppiare dal vibrafono, come sostegno propulsivo al Pulse iniziale (credo fissato attorno ai 120 bpm),
– la batteria che fa un eccellente lavoro sia rispettando le cellule ritmiche della composizione sia pompando costantemente il resto del complesso,
– il phasing che viene gestito in maniera intelligente fin dalle prime battute creando una sorta di canone rock evitando troppe sovrapposizioni che avrebbero portato il gruppo verso un caos uniforme.
Il finale è una vera apoteosi, un vero climax sonoro in crescendo dove ciascun strumento si aggiunge progressivamente come nella migliore tradizione live rock.
Disco spettacolare e raccomandatissimo, lasciatevi trascinare dalla sua epica.