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Recensione di DésAccordes In C, Gazul Records, 2005

http://desaccordes.free.fr

“DésAccordes’s rockers fundamentally ‘romantic’ soul led Director Erik Baron turn In C into a four-part piece, just as a conventional symphony, which is quite unusual for a piece that has been played until now in a continuous mode.”

In C versione sinfonica, per chitarre. L’ensemble francese DésAccordes realizza, senza sovra incisioni di alcun genere, questa versione di In C molto diversa da quelle di “ordinaria amministrazione”. Cosa caratterizza questo disco? Alcune cose.
Prima di tutto di tratta di un ensemble decisamente ricco di strumentisti: sette chitarre classiche, nove chitarre elettriche, sette bassi, arpa, due violoncelli, percussioni e batteria. Il che da luogo a un suono decisamente ricco e orchestrale.
Secondo, l’esecuzione è orchestrata esattamente come una sinfonia, con un prologo e quattro movimenti, quindi con un’organizzazione che supera il flusso, lo “stream of consciousness” musicale, definito dalle 53 celle previsto nella partitura originaria di Riley.
Terzo: il prologo di oltre quattro minuti nasconde l’idea geniale di usare il pulse iniziale sostituendolo con un potente tremolo a cui progressivamente si aggiungono tutti gli strumenti, il risultato è un’onda sonora potente, un crescendo scuro (anche i sette bassi si uniscono)che fa presagire movimenti di imponenti masse sonore.
Masse che si dispiegano liberamente nei successivi quattro movimenti, dove il direttore Erik Baron coordina in maniera efficace il suo ensemble combinando tra loro il suono più tenue delle chitarre classiche con quello più forte degli strumenti elettrici, lasciando a questi il ruolo di far emergere le parti melodiche e di creare dei grandi unisono a cui far subentrare di più nel secondo movimento anche il suono più leggero degli strumenti classici, creando dei momenti più quieti con una forte alternanza di chiaroscuri.
Molto bello il finale, con l’uso mandolinistico delle chitarre, realizzando un’atmosfera più rilassata e soffusa.