#Intervista con Alessandra Novaga (Aprile 2017) su #neuguitars #blog

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Intervista con Alessandra Novaga

Ciao Alessandra… è un po’ che non facciamo due chiacchiere assieme, l’ultima volta è stato in occasione del mio libro “Chitarre Visionarie”, credo che sia l’ora di fare un po’ il punto della situazione, il tuo primo cd come solista, La Chambre des Jeux Sonores, risale al 2014.. ora esce finalmente questo Fassbinder Wunderkammer, come mai così tanto tempo?

In realtà tra questi due album c’è stato Movimenti Lunari, che è uscito per Blume nel 2016. Penso che comunque non esistano regole per far uscire i dischi e che non sia necessario farne uscire troppi. Tre dischi in tre anni è anche troppo, forse! Mi giustifico solo pensando che Movimenti Lunari è una derivazione, o meglio uno sviluppo, de La Chambre des Jeux Sonores. Fassbinder Wunderkammer ha avuto anni di incubazione quindi per il prossimo disco in solo penso ci vorrà un bel pò.

Ci sono parecchie cose che differenziano i due lavori, però la casa discografica, Setola di Maiale, è sempre la stessa… ti trovi bene con loro…

Si, molto. Stefano Giust, che come ben sai è l’anima di Setola, mi lascia totale libertà, dai contenuti alla grafica, che per me è molto importante curare da sola. È poi è un caro amico!
Questo “Fassbinder Wunderkammer” esce come LP, non come cd… e suoni musiche tue, non composte da altri come in  La Chambre des Jeux Sonores…..non starai dando ragione alla retromania di Simon Reynolds?

In realtà le musiche non sono mie, ma di Peer Raben, il compositore che ha scritto le musiche di tutti i films di Fassbinder. Tra i due, nel corso degli anni, si è creata una sintonia e una comunione di intenti simili a quella che possiamo incontrare in coppie come Lynch – Badalamenti o Fellini – Rota. Io ho rimaneggiato temi già esistenti, estrapolandoli dai films. Spero di averli resi miei, in qualche modo, ma non posso certo dire di averli composti. Per quanto riguarda la scelta di farlo uscire in Lp e non in cd, ha molto a che fare con la natura dei suoni e delle musiche del disco. Le atmosfere sono estremamente datate agli anni ’80, e i suoni piuttosto lo-fi, quindi penso che il vinile sia più autentico per veicolare quello che ho progettato.

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In mezzo a questi due dischi, quasi come una sorta di transizione, dicevamo, ci sono i Movimenti Lunari…

Movimenti Lunari è nato grazie alla felice intuizione di colui che gestisce l’etichetta Blume; dopo avermi sentito suonare La Chambre Des Jeux Sonores mi ha chiesto di ripensare due pezzi, In Memoria, di Sandro Mussida e Untitled, January di Francesco Gagliardi, di provare a registrarli di nuovo in versioni più lunghe, più distese, e così è nato Movimenti Lunari. Per me questa nuova versione è stata rivitalizzante e ho ancora molta voglia di suonarli in concerto. Ogni volta è una fortissima immersione nel suono, fisicamente parlando.

Sai.. se dovessi rileggere questi ultimi tuoi anni di musica, con il passaggio alla chitarra elettrica e all’improvvisazione direi che hai fatto diversi salti di qualità….i Book of Heads di John Zorn, però… li hai accantonati?

Per ora si ma non con una reale volontà di farlo. Per me suonarli è stato un passaggio molto importante e utile e continuo a pensare che per un chitarrista che vuole esplorare un po’, suonarli sia un’esperienza estremamente stimolante. Non li suono da un po’ perché non mi è stato chiesto di farlo e io sono piuttosto coinvolta in altri progetti in solo negli ultimi anni, e direi che tendo a proporre le cose più nuove per me. Se però dovessi risuonarli adesso so che sarebbero molto diversi da come li ho fatti l’ultima volta!

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Torniamo al  Fassbinder Wunderkammer.. io non sono appassionato di cinema e non conosco l’opera di  Fassbinder, quindi ho “letto” la tua musica come cinematica, slegata dalle immagini che l’hanno generata, se dovessi però spiegare la visionarietà di Fassbinder come la definiresti e perchè ti ha ispirata?

Fassbinder è un regista che amo da quando sono un’adolescente. Di lui ho sempre amato la capacità di essere diretto, di andare dritto alla meta senza seguire mode o stili che lo avrebbero allineato ai suoi contemporanei, di avere avuto il coraggio di parlare di sentimenti anche in un momento storico in cui il cinema, e il cinema tedesco soprattutto, andava in altre direzioni. Di lui ho amato non tanto la sua visione in sè, una visione piuttosto dolorosa e pessimista del genere umano e dei rapporti interpersonali, ma la forza e la determinazione con cui ha realizzato circa 40 films in 35 anni di vita per raccontarla quella visione, per darle vita. Ho amato sempre la varietà di stili diversi che ha padroneggiato da vero maestro ma sempre, o quasi, in confezioni, direi, lo-fi. Sono davvero anni che giro intorno all’idea di fare un lavoro sul suo cinema e ho atteso sino ad ora perché solo nell’ultimo anno ho capito come avrei potuto realizzarlo. In tutto questo, ovviamente, la fonte principale di ispirazione sono state le musiche composte dal suo fedelissimo Peer Raben che ha saputo scrivere temi incredibilmente aderenti alla visione fassbinderiana!

E poi… come mai un concetto romantico come la Wunderkammer?

I titoli sono ‘suoni’, ‘musicalità’; mi dispiace deluderti ma non ho pensato alla Wunderkammer come concetto romantico, e a dirla tutta, il titolo mi è stato suggerito, o meglio, regalato da qualcuno che Fassbinder lo ha masticato per tutta la vita!

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Su cosa stai lavorando?

Il primo impegno che ho è proprio restituire il regalo di cui ho appena parlato! Comporrò le musiche del nuovo spettacolo teatrale di Elena Russo Arman (colei che mi ha regalato il titolo Fassbinder Wunderkammer), The Juniper Tree, che andrà in scena a Maggio al Teatro Elfo Puccini di Milano. Inoltre sono molto felice di un incontro per me davvero importante con un chitarrista che amo e seguo da anni, Stefano Pilia, insieme stiamo lavorando a un progetto, e, ovviamente, porterò avanti i miei lavori in solo, Movimenti Lunari e Fassbinder Wunderkammer (che inizierà a girare a Maggio).

Senti.. qualche anno fa ho letto un bel libro di Bill Milkowski intitolato “Rockers, Jazzbos and Visionaries”. Carlos Santana a un certo punto gli ha risposto che: “Some people have talent, some people have vision. And vision is more important then talent, obviously.”…dopo tutti questi anni passati a suonare, a cercare sempre nuovi confini e ad allargare i precedenti…qual’è la tua visione?

Ah! Che domanda! Comunque sono totalmente d’accordo con Santana. Il mondo è pieno di gente che suona benissimo (solo per restare nel nostro campo), ma davvero benissimo! Tecnica, flessibilità, versatilità, sono tutte caratteristiche importantissime per chi decide di fare il musicista. Ma la maggior parte non si nota, non si vede, rimane nel mucchio, perché non ha una visione, non segue un’ispirazione personale, non traccia una strada sua, non parla di sè in quello che fa. Io amo molto chi questa visione ce l’ha, e non solo in campo musicale. Già solo le persone che abbiamo nominato fino a qui, sono artisti che io amo molto proprio per questo, parlo di Rainer Werner Fassbinder, di Peer Raben, di Elena Russo Arman e di Stefano Pilia. Amo Jonas Mekas alla follia per questo, e Marc Ribot, e Francis Bacon, e David Hockney, e David Lynch, e chissà quanti altri … ma non chiedermi qual è la mia visione. Credo di essere l’ultima persona che può dirtelo …