Recensione di Maledetti di Enrico Merlin Valerio Scrignoli electric guitar duo, 2017
Che problema. Sto riascoltando questo lavoro del “dinamico duo” Enrico Merlin e Valerio Scrignoli dedicato a una delle band italiane più amate e controverse di sempre: gli Area. OK. Io ci provo a scrivere, sto ascoltando e riascoltando, ho provato a tenere il percorso della mia scrittura in bilico tra le mie idee personali sugli Area e sulle emozioni che mi arrivano nelle orecchie e dalle orecchie al cervello, ma non ce la faccio, sto riscrivendo per la quarta volta questa recensione e a furia di copiare e incollare ho “perso la memoria del XV secolo quindici. XV il. abbiamo secolo perso perso il memorio, secolo abbiamo quindici abbiamo perso la pappetta, pappina, pappona…” ho perso…
Provo a mettere ordine, non posso deragliare, eh no, questo lo devo a Enrico Merlin, a Valerio Scrignoli, e lo devo anche agli Area anche se io quegli anni non li ho vissuti, ai loro dischi ci sono arrivato dopo, tanti anni dopo, dopo aver scoperto i King Crimson, su suggerimento di un amico (prima di internet tutti gli appassionati di musica avevano almeno un amico mentore che gli diceva “ti piace quello? Allora devi ascoltare anche questo..” e di nascosto, occhio che gli occhi dei seguaci di San Remo e del Festival Bar non vedessero e non capissero, allungava un foglietto con scritto su un nome, il titolo di un album.. un pizzino.. una dritta).
Mi appoggio al fenomenale libro di Valerio Mattioli, “Superonda Storia segreta della musica italiana” per provare a descrivervi gli Area in una maniera che non risuoni superficiale: “Secondo Demetrio Stratos gli Area erano “cinque musicisti che hanno una rabbia repressa perché hanno suonato per tanti anni quello che volevano i padroni.” (pag. 356), leggetelo, ne vale la pena, soprattutto il capitolo sulla Cramps e sugli Area.
Quando ho letto che Enrico progettava di lavorare sugli Area mi sono preoccupato, e chi li tocca gli Area? Ancora adesso dopo tanti anni la loro fama, la loro aurea, la loro credibilità sono rimaste perfette, intatte, senza essere mai state minimamente logorate dal passare del tempo, delle critiche, della società in cui viviamo. E le musiche? Ah beh, le musiche… hanno tempo le loro musiche? Perché un brano come “Luglio, Agosto, Settembre (Nero)” ha perso la sua attualità oggi? Perché a riascoltare “Evaporazione” ci siamo persi qualcosa? Perché i tempi cambiano sì, ma la sostanza resta…e gli uomini, tutto sommato, non cambiano neanche tanto….lo storia è una ruota, che gira e che macina, non si ferma e spesso ritorna…
E allora? E allora ce ne vuole di coraggio a riprendere in mano gli Area, a smontare le loro musiche e a rileggerle.. grazie a Dio ci sono arrivati loro due, Enrico Merlin e Valerio Scrignoli, pensate se a rileggerli chiamavano un’orchestra sinfonica, mi viene male solo al pensiero, come certe riletture penose… fiacche, di musiche rock, povere musiche, vengono ripulite, viene tolto il sudore, i calli, la rabbia, il desiderio, vengono imbellettate, incipriate e portate nell’alta società, nei palchi di teatro… meno male che ci hanno pensato per primi Enrico Merlin e Valerio Scrignoli, ma due chitarre bastano? Solo due chitarre elettriche per ricreare lo spessore sonoro, la pasta musicale densa degli Area?
Non lo so, riascolto il disco, a volte mi dico di sì, a volte penso di no, le percussioni non ci sono…e la voce di Demetrio? Ma su quella non si può tornare, sì giusto la citazione, il sampler affettuoso in “Evaporazione”, molto giusto, ma sì: due chitarre bastano. Basta non strafare, basta rispettare gli Area, riportare in vita la loro energia, basta e bisogna crederci negli Area, disossare la loro musica e ricostruirla, le idee politiche sono lontane, la militanza è passata, sfiorita, ma le idee restano e ce n’erano di idee giuste, visti i tempi che stiamo vivendo…si annullano, in un certo senso Merlin e Scrignoli, rinunciano a molte loro identità musicali, è un disco umile questo Maledetti, rinunciano a far sentire quanto sono bravi, si mettono al servizio della musica degli Area. Vi sembra poco? E’ moltissimo! Non c’è quasi ego in questo disco, due chitarre e i poster degli Area e i loro dischi, immagino ascoltati e riascoltati allo sfinimento, alla ricerca di un’idea… di un segnale, di un sentiero, di un segno da evidenziare, riportare alla luce, far brillare sulle corde delle chitarre…
Ascoltate questo disco, se conosce gli Area e anche (e soprattutto) se non li conoscete, scopriteli, i tempi lo richiedono, scopriteli e rispettateli come hanno fatto Enrico Merlin e Valerio Scrignoli. Mentre finisco l’ascolto mi viene un pensiero: e se questo fosse uno di quei dischi che Mike Patton e Marc Ribot avrebbero potuto suonare? Il disco che a loro ancora manca? Forse sì….ma due italiani sono arrivati prima….