Recensione di Hacked Arias Volume 1 Giacomo Puccini di DuoBlancoSinacori, Almendra Music, 2017
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Questi chitarristi. Mai contenti. Se il repertorio (classico) gli sta stretto, loro, che fanno? Lo allargano. Come? Trascrivono, reinterpretano….trasferiscono, negoziano. E’ il caso di questo intelligente EP (chiamiamolo così vista la breve durata e il numero limitato di brani presente) realizzato dal DuoBlancoSinacori, composto dai chitarristi classici Alessandro Blanco e Giuseppe Sinacori. I lettori del blog si ricorderanno, spero, di Alessandro Blanco con cui abbiamo parlato a proposito del suo altro progetto Heptachord col sassofonista Nicola Mogavero, bene lo ritroviamo qui in un progetto dai toni e colori decisamente meno contemporanei, ma non meno accattivante.
Tralascio ogni banale e annoso commento sul fatto che l’Italia è il paese del bel-canto, del melodramma e dell’opera lirica, così come sul fatto che, secondo qualche critico che attinge a retaggi lombrosiani, noi italiani saremmo naturalmente portati alla melodia e al canto…banalità felicemente ripescate da carrozzoni televisivi e ripetute fino alla nausea da un festival musicale popolarnazionale di cui ci si augura da tempo la fine per eutanasia, gesto che neanche un pubblico che pur se ne lamenta in continuazione ha il coraggio di fare.
Poco male. Non ci compete. Piuttosto parliamo di cosa Alessandro Blanco e Giuseppe Sinacori sono riusciti a realizzare su questo disco. Ora, sull’importanza e sul genio musicale di Puccini si sono spesi fiumi di inchiostro, quello che mi interessa segnalare è l’intelligente lavoro di interpretazione da loro svolto: pensateci un attimo e provatevi ad immaginare di dover distillare, comprimere, condensare e tradurre un’opera lirica dalla durata media di n ore in un brano per due chitarre (strumenti che con la lirica hanno poco a che vedere) della durata di pochi minuti. Come riuscire a farlo senza snaturare l’opera di partenza, senza stravolgere i contenuti musicali, culturali e artistici dell’originale?
Ricorro all’aiuto di Umberto Eco e del suo libro “Dire quasi la stessa cosa” quando a proposito della traduzione e dell’interpretazione afferma che “interpretare significa fare una scommessa sul senso di un testo” (pag. 154) e che “tradurre significa sempre limare via alcune delle conseguenze che il termine originale implicava, in questo senso traducendo non si dice mai la stessa cosa. L’interpretazione che precede ogni traduzione deve stabilire quante e quali delle possibili conseguenze illative che il termine suggerisce possono essere limate via” (pag. 93).
Mi sembra che il lavoro presente su questo cd vada in questa direzione: Blanco e Sinacori sono riusciti a limare, a negoziare, a tradurre tre famose arie pucciniane (“E lucevan le stelle”, “O mio babbino caro” e “Nessun dorma”) in una struttura chitarristica nuova riuscendo alla stesso tempo a mantenere le caratteristiche strutturali dell’originali di partenza e facendo si che chi li ascolti sia immediatamente in grado di riconoscerle, si seguirle, salvo poi chiedersi e interrogarsi sul loro nuovo “formato”. Deve essere stato un lavoro decisamente complesso e mi sembra che siano riusciti nel loro intento.
Da notare che questi brani sono stati tra loro separati con due musiche (“Riflessi” e “Frammenti”) composte dalla compositrice e pianista, Valentina Casesa (1981), autrice di musica strumentale e d’opera, musica per le immagini e per la danza. Spendo due parole di presentazione per lei: diplomata con lode in pianoforte, composizione e direzione di coro al Conservatorio Bellini di Palermo, è co-fondatrice e pianista del Trio Artè, e ha scritto opere di vario genere e di notevole impatto – da Perceptions in onore di Sofia Gubaidulina a Aspettando Violetta, realizzata in Piazza Maggiore a Bologna in memoria delle vittime della strage del 2 Agosto 1980 e trasmessa da Rai TV. Segnalo anche il suo disco “Orior”, uscito nel 2016, sempre per Almendra Music.
I suoi due brani, infatti, si integrano in modo perfetto con le arie pucciniane, creando un duplice effetto di sospensione meditativa e di piacevole contrapposizione con i brani di cui sopra.
Davvero un buon lavoro, a cui aggiungo i miei complimenti per Antonio Cusimano, autore dell’artwork stile art decò che accoglie, custodisce e impreziosisce questo lavoro. Bravi.