#Recensione di ERR Guitar di Elliott Sharp, Mary Halvorson and Marc Ribot, Intakt, 2017

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Recensione di ERR Guitar di Elliott Sharp, Mary Halvorson and Marc Ribot, Intakt, 2017

Confesso di aver aspettato questo disco da molto tempo. Cosa può desiderare una appassionato di chitarra contemporanea se non poter ascoltare suonare assieme Elliott Sharp, Mary Halvorson e Marc Ribot? Il fulcro di questo disco è ancora lui, il grande Elliott Sharp, sempre pronto a sperimentare e a trovare nuove strade e idee. L’idea di base era di realizzare dei duetti tra lui e Mary Halvorson e Marc Ribot. Il motivo, come spiega lo stesso Sharp è dovuto al fatto che in un duo le possibilità legate all’improvvisazione trovano una base molto più solida: la musica diventa una sorta di comunicazione tra i due musicisti dove si possono esplorare le diversità degli stili e dove si può trovare uno spazio di interazione comune, dove scambiare idee, concetti, una sorta di terreno neutro dove confrontarsi. Questo disco ci presenta sedici brani, tutti eseguiti in duo con l’eccezione di due brani eseguiti in trio, ma non contemporaneamente tra i tre nello stesso studio a causa dell’impossibilità legata ai loro impegni personali. Sharp li definisce degli “studio fiction”, nel primo brano “Blindspot” Sharp e Ribot hanno prima suonato assieme, immaginando al presenza della Halvorson e lasciandole quindi una spazio da lei successivamente riempito. Per “Kernel Panic” Sharp ha composto un grafico musicale, una sorta di texture sonora con una durata precisa in grado di evocare suoni, ritmi e un processo di base, ciascuno dei tre chitarristi lo ha poi eseguito sovrapponendosi agli altri.

Come molti altri progetti dei tre chitarristi anche questo disco incorpora del sano, sardonico sense of humor. Esiste un’ostinata tradizione che vede ogni atteggiamento estetico come contemplazione passiva del dato immediato, come apprensione diretta di ciò che viene presentato, incontaminata da qualsiasi concettualizzazione, isolata da tutti gli echi del passato e da tutte le minacce e le promesse dal futuro, esente da ogni iniziativa. Non è il caso di questo disco che orgogliosamente mostra, sorridendo, tutte le sue provocazioni, difetti, errori e gioia di vivere, di provare di scommettere, di creare.