Recensione di Maderna – Halffter – Borup Jørgensen di Maria Kämmerling, Paula Records, 1987
Siamo nel 1987 e Maria Kämmerling realizza questo disco, davvero eccellente, dedicato alla musica per chitarra contemporanea. Ancora oggi i brani che possiamo ascoltare in questo cd non sono ancora entrati di fatto nel repertorio usuale di un chitarrista classico, segno che a distanza di trent’anni da quando sono stati incisi la Scuola di Darmstadt e i suoi eredi sono ancora lontani dall’essere apprezzati in un normale recital classico.
Come Italiano, e Veneziano, non posso non essere lusingato dalla scelta di Maria Kämmerling di iniziare il cd con due brani del compositore Bruno Maderna: Y Despues per chitarra del 1971 e Serenata per un Satellite del 1969, considerato da sempre come uno dei pezzi aleatori più interessanti mai composti. Figura particolare quella di Maderna, un vero pioniere della musica contemporanea sia come compositore che come direttore d’orchestra. Y Despues era stato composto per la chitarra a dieci corde di Narciso Yepes e basato sulla raccolta di poesie, Poema del Cante Jondo, di Federico Garcia Lorca. Completamente diversa invece la Serenata per un Satellite, dove l’improvvisazione, articolata sulla base non di uno spartito ma di un’opera grafica dove le note sono sparpagliate in sezioni eseguibili in un ordine definito dall’esecutore stesso, gioco un ruolo fondamentale. La Serenata è stata eseguita anch’essa con una chitarra a dieci corde.
Codex I del compositore e direttore d’orchestra spagnolo Cristobal Halffter, mi è invece meno nota, credo di averla ascoltata solo nelle versioni di Leo Brouwer e di Gabriel Estarellas. Codex l, scritto nel 1963, rappresenta una delle più grandi opere moderne del repertorio di ogni chitarrista. Il lavoro è organizzato in tre sezioni. Nel primo, c’è un’alternanza tra i passaggi costruiti sulla base di tecniche dodecafoniche libere e con un ritmo estremamente flessibile, tipico di questo compositore In contrasto con questa modalità compositiva così rigorosa, la sezione centrale impiega tecniche improvvisative per esplorare le possibilità del strumento in modo quasi casuale. La sezione finale, assomiglia all’introduzione, ma è meno severa sia in ambito tematico che nel ritmo, che in questa sezione non ha un metro fisso. Il lavoro finisce in una breve coda, che rimanda alla sezione centrale.
Non conoscevo l’opera per chitarra del compositore Axel Borup Jørgensen. Nato in Danimarca nel 1924, è cresciuto in Svezia, dove rimase influenzato dall’ambiente culturale svedese che aveva risposto in anticipo rispetto alla Danimarca al tardo romanticismo dell’Europa centrale e alla sua continuazione nel modernismo atonale, influenzandone lo stile lirico-espressionista.
I suoi due brani, Fur Gitarre Op. 86 del 1979 e Praeludien fur Gitarre Op. 76 del 1976 sono entrambi dedicati a Maria Kämmerling. Praeludien, opus 76 consiste in una breve introduzione seguita da dieci preludi, continuamente rivisti e aggiornati da Borup Jørgensen per un periodo di cinque anni: alcuni dei preludi sono studi concentrati su un solo motivo, altri sono più complessi e collegati tra loro da varianti della stessa tematica.
La prima e l’ultima sezione di Fur Gitarre, op. 86, sembrano dichiarazioni musicali quasi violente dove si alternano potenti accordi e sequenze di terzine, organizzate in una forma fluente e organicamente flessibile, caratteristica dello stile di Borup Jørgensen. Un gran disco, si potrebbe ristampare?