#Recensione di Kenji Oh – Yoshitsune Senbon Zakura・Josetsu Horikawa di Giacomo Fiore, Pinna Records, 2017 Una nuova idea di “Orientalismo” su #neuguitars #blog

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Recensione di Kenji Oh – Yoshitsune Senbon ZakuraJosetsu Horikawa di Giacomo Fiore, Pinna Records, 2017

http://www.giacomofiore.com/projects/yoshitsune-senbon-zakura-%E2%80%A2-josetsu-horikawa

http://www.pinnarecords.com/products/606358-kenji-oh-yoshitsune-senbon-zakurajosetsu-horikawa-giacomo-fiore-prepared-guitar

Uno strano e curioso incontro tra diversi livelli: il compositore giapponese Kenji Oh e il chitarrista italiano Giacomo Fiore, la musica tradizionale giapponese e la chitarra preparata occidentale, la concezione del tempo e dello spazio giapponese e una codificazione musicale occidentale. Il risultato? Davvero notevole. Quello che vorrei evidenziare in questa recensione è il carattere davvero particolare di questo interessante incontro sinergico tra culture, musiche e visioni diverse.

Credo ci troviamo di fronte a un modo nuovo di poter ridefinire un aspetto culturale e musicale che da diverso tempo mi interessa e mi infastidisce: il crossover musicale. Ho sempre detestato questo termine, lo ritengo un retaggio di una visione culturale arretrata e parzialmente asservita sia a una visione orientalistica che globalizzante della cultura odierna. “Yoshitsune Senbon ZakuraJosetsu Horikawa” è una composizione con fortissimi legami verso la cultura e la tradizione giapponese che si trova a essere codificata e reimpostata in una chiave occidentale: è un crossover o si tratta d’altro? Siamo già da tempo abituati soprattutto nella cultura di massa alla trasposizione in forma “esotica” di idee di altre culture, guarda caso tutte provenienti dall’Oriente, ma questa composizione e il modo in cui viene eseguita e interpretata mostrano una forma metabolica a un livello superiore, una nuova strada, una nuova possibile forma di interazione tra modalità espressive, una nuova locazione strategia, un nuovo modo di descrivere la posizione di un autore ( Kenji Oh), di un interprete (Giacomo Fiore), di un testo del teatro Kabuki (osetsu Horikawa) e di uno strumento (la chitarra).

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Se fin dalle epoche più remote in Europa l’Oriente è stato qualcosa di più che di esso empiricamente si conosceva e se nel vocabolario di chi parla dell’Oriente è sottesa una serie di figure rappresentative o tropi, queste musiche mi sembrano un deliberato, complesso e fruttuoso tentativo di andare oltre agli stereotipi culturali a cui siamo abituati sia in Oriente che in Occidente, superando i limiti di costumi stilizzati, simili a quelli che i personaggi indossano in una commedia dell’arte. Tutto mi porta verso questa conclusione: le musiche, l’uso innovativo della chitarra preparata di Giacomo Fiore alla ricerca dei timbri e dei suoni degli strumenti tradizionali giapponesi, il senso del respiro e del tempo che queste musiche emanano, il bellissimo libretto illustrato che accompagna questa composizione e che sono fiero di avere nella mia collezione. “Yoshitsune Senbon ZakuraJosetsu Horikawa” è qualcosa di nuovo, di fresco, di interessante e di coinvolgente. Bellissimo.