Outsiders: Min Xiao-Fen, With Six Composers, Avant, 1998 su #neuguitars #blog

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Outsiders: Min Xiao-Fen, With Six Composers, Avant, 1998

http://www.bluepipa.org/

https://www.nytimes.com/2005/03/03/arts/music/the-musical-odyssey-of-min-xiaofen.html

Puoi ascoltarlo: https://www.shazam.com/it/track/10814703/duo-ye

La nostra è un’epoca di incroci, impollinazioni e derivazioni culturali. Non stupisce quindi l’attrazione esercitata sui musicisti occidentali dall’estremo oriente, in un ottica diversa da quella proposta da Edward D. Said nel suo saggio Orientalismo. Dall’utilizzo di stilemi tipici di quelle culture si è passati a collaborazioni, sulla carta molto ardite, con musicisti apparentemente slegati da qualsivoglia forma musicale d’avanguardia. È il caso di Min Xiao-Fen, suonatrice di pipa cinese, da diversi anni trasferitasi a New York, dove attualmente vive.

Il pipa è un liuto appartenente alla millenaria tradizione cinese (sembra abbia 2000 anni di vita) estremamente complesso per cromatismo e tecniche d’approccio. Sicuramente occupa un posto di rilievo nella gerarchia degli strumenti cinesi se musicisti contemporanei come Tan Dun e Bun Ching-Lam hanno sentito l’esigenza di utilizzarlo in alcune loro partiture. Da ciò alle avventurose collusioni della Xiao-Fen il passo è però lungo. Ha studiato con suo padre, Min Ji-Qian, professore e suonatore di pipa all’Università di Nanjiing. Successivamente ha suonato la pipa nell’Orchestra di Nanjiing dal 1980 al 1992. Nel 1992 è emigrata negli Stati Uniti, e da allora ha avuto modo di collaborare con moltissimi artisti contemporanei, come i compositori Chen Yi, Zhou Long, Tony de Ritis, Marc Battier e Carl Stone e a altri nomi dell’avanguardia come Leo Smith, George Lewis,
Derek Bailey, John Zorn…

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Quello che mi preme di più segnalare nella sua discografia è questo suo lavoro solista su Avant del 1998, in cui Min si confronta con le partiture di sei compositori contemporanei (in buona parte cinesi). With Six Composers (questo il titolo del CD) si segnala come una delle sue opere più rappresentative con brani come Run (di Bun-Ching Lam), dove viene esplorato un particolare effetto tremolo, e Lake biwa a Full Moon Purewater Gold (di Leo Smith), affascinante viaggio nell’etereo lirismo del musicista afroamericano. Sono però le composizioni di Tan Dun (C-A-G-E 11/) e Zhou Long (Green song, un cantico alla natura e alla vita che echeggia di eleganza orientale), con la musicista impegnata anche in splendidi gorgheggi vocali.

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Lo so, vent’anni sono un po’ tanti per recensire un disco, ma lavori come questo hanno la rara qualità di apparire come senza tempo e quindi di permettere ascolti e letture diverse in momenti diversi. Molto bello anche il packaging del cd. Mi permetto di suggerirvi anche il suo ultimo ottimo lavoro dedicato alle musiche di Monk, Mao, Monk and Me : https://store.cdbaby.com/cd/minxiaofen2