Recensione di Rosso Improvviso di Arturo Tallini, EMA Vinci Records, 2018
http://www.emavinci.it/store/prodotto/rosso-improvviso-di-arturo-tallini
JOHANN SEBASTIAN BACH
Ciaccona dalla Partita n.2 in Re minore BWV 1004 – versione di Arturo Tallini
ALBERTO GINASTERA
Sonata op. 47 for guitar
1. Esordio
2. Scherzo
3. Canto
4. Final
BRUNO MADERNA
Serenata per un satellite versione di Arturo Tallini
LUCIANO BERIO
Sequenza XI
MAURIZIO PISATI
ChahaX intrusioni nella Ciaccona di J. S. Bach scritto per Arturo Tallini
Mestre, 26 marzo 2010. Arturo Tallini in concerto. Musiche di Maderna, Pisati, Ginastera, Bach e improvvisazioni. Tallini è in una fase personale di innovazione e rielaborazione. Negli ultimi anni Tallini ha voluto sviluppare e seguire un personale percorso di innovazione e di maturazione stilistica. Un percorso iniziato con il suo cd “BLU” e con la musica di Scelsi che lo porterà a rivedere molte convenzioni e convinzioni interpretative e che si concretizza a distanza di otto anni con questo nuovo cd solista dal titolo di “Rosso Improvviso”. A testimonianza del periodo di studio e di gestazione che è stato necessario le musiche qui eseguite sono praticamente le stesse di quel concerto di otto anni fa, con l’aggiunta della Sequenza XI di Luciano Berio. Ma sono molto diverse. Cos’è cambiato in otto anni grazie all’evoluzione stilistica e anche grazie al fatto di trovarsi in uno studio di registrazione e non in un contesto “live”?
Intanto il suono. Molto più definito. Più sicuro e incisivo. Tallini parla di “cristallizzazione” quanto nomina la sua versione della Ciaccona di Bach. Sì, ha ragione. Questo disco “cristallizza una evoluzione. La fotografa, la congela, ne definisce il panorama e alle mie orecchie rende ancora più impressionante il lavoro svolto dall’interprete. Otto anni fa, ad esempio quella Ciaccona era ancora un abbozzo, un disegno tratteggiato da qualche segno in carboncino, un prototipo della versione attuale, meno complessa, meno strutturata, meno definita, grezza, quasi punk. Ora la sua struttura è più complessa,matura, evoluta, ma mantiene una energia, un background che ho raramente percepito in un musicista classico, una sottile e irrequieta carica anarcoide che sembra essere il segno stilistico di Tallini. Rosso Improvviso è un disco che ho atteso tanto dopo quel concerto. Tallini sembrava pronto a farlo uscire, poi rimandava. Decostruiva, ricostruiva. Esigente. Perfezionista. Ascoltate la “Serenata per un satellite”. Mi sono innamorato di quel brano e di Maderna proprio grazie a Arturo. Varrebbe solo questo l’acquisto del disco. E’ il brano che rappresenta al meglio Tallini. L’ho visto mutare, gonfiarsi, ridursi, definirsi e riformularsi negli anni. E Ginastera e Berio. Riletti. Trasfigurati. Portati ai limiti delle possibilità dello strumento, versioni stremate, fino all’osso. E l’Hack di Pisati su Bach. Ricostruzione? Decostruzione? Teatro musicale? Enfatizzazione del gesto? Rosso Improvviso è la rappresentazione di una forma inesausta. La concretizzazione di un desiderio assoluto. Il piacere di una ricerca continua. Potete scommetterci che non è perfetto. Potete scommettere che se adesso ascoltaste il disco e se dopo cinque minuti andaste a vedere Tallini suonare le stesse musiche in concerto, ascoltereste qualcosa di diverso. Perché questo è Arturo Tallini. Non conosco nessuno chitarrista classico amare il rischio come lui, non conosco nessun chitarrista classico pronto ad abbandonare un sentiero ben definito e sicuro. Arturo Tallini è un punk.