Recensione di 22.22 Free Radiohead di Paolo Angeli, AnMa ReR PA 11, 2019
Attenzione, attenzione. Avete letto bene: il disco esce ufficialmente nel 2019, a Gennaio, dopo l’Epifania. Dal 6 dicembre è invece disponibile il nuovo singolo, Nude.Questa recensione si basa sull’anteprima assoluta che Paolo Angeli ha voluto gentilmente concedere a Neuguitars, in nome di una lunga amicizia.
Attendevo questo disco. Lo aspettavo con l’ansia e il desiderio di un fan, ormai quasi cinquantenne, quell’ansia leggera dell’appassionato che è una delle ragioni per cui amo comprare, ascoltare e scrivere di musica, perché nella musica ho sempre cercato e trovato quelle ragioni per andare avanti e per cercare di migliorarmi. Aspettavo questo disco. O meglio, aspettavo il cambiamento. Il passo successivo, la nuova corrente marina che Paolo avrebbe scelto dopo il disco dal vivo “Talea” del 2017. Sospettavo in quel disco l’elaborazione di una forma matura e completa. L’elaborazione finale, non più superabile, di una matrice estetica che aveva raggiunto la sua piena, soddisfatta completezza e oltre la quale non era possibile proseguire se non ripetendo cliché già sentiti e vissuti. Era già successo nel 2010 con “Tibi”: Paolo aveva raggiunto la massima forma concedibile all’evoluzione iniziata con “Tessuti” e poi aveva cambiato rotta, direzione, punti di riferimento.
Me lo aspettavo questo cambiamento, era nell’aria. Paolo aveva furbescamente disseminato il web con video e anticipazioni di sue versioni di musiche dei Radiohead ed ero in attesa. A dire il vero non sapevo cosa esattamente aspettarmi, diversamente da “Tessuti” dove interpretava le musiche di Bjork e Frith, due musicisti che conosco abbastanza bene, la mia conoscenza dei Radiohead, piuttosto scarsa, non mi permetteva di orientarmi nelle modifiche e nelle variazioni proposte da Paolo.
Speravo in qualcosa come “Tessuti”. Sapete. Quella freschezza. Quella serena anarchia. Quel senso di incompiutezza quasi giapponese che rende perfetto un’opera che nasce per sua definizione aperta e in evoluzione. Avevo voglia di sentire l’evoluzione di nuovo all’opera. E sono stato accontentato. Il disco è bello e suggestivo, Paolo colpisce sempre con il suo repertorio di invenzioni tecniche e sui suoni della sua chitarra inventata. Ma so che c’è dell’altro. Ci sono i Radiohead, reinventati e reinterpretati. C’è un nuovo testo che viene letto. C’è un mondo le cui geografie sono state riscritte e ridefinite. Ma io quel mondo, i dischi dei Radiohead non lo conosco, sono arrivato lungo e l’ho saltato. Sì certo, li ho ascoltati ma mai con l’attenzione che avrei dovuto dedicare loro, sono arrivato tardi e sapete com’è, ho rimandato l’incontro. Si certo, le musiche di 22.22 Free Radiohead stanno benissimo in piedi da sole, ma io sono fatto così. Grazie a Paolo Angeli è giunto il momento di fare i conti anche con la loro eredità culturale e di colmare una lacuna: ho ordinato il loro cofanetto. Arriverà dandomi il tempo di ascoltare le loro musiche e spero di trovare delle nuove coordinate con cui rileggere questo disco. In fin dei conti questo è il bello della musica. Ascoltare. Cercare. Tracciare traiettorie e poi ricominciare ad ascoltare di nuovo. Su 22.22 Free Radiohead ci torneremo il prossimo anno. Grazie ancora, Paolo.