Recensione di G2,44+ / x2 di Phill Niblock, Moikai Records, 2002
“I am interested in these different perceptions of what is happening.”1
https://www.dragcity.com/products/g244-x2
Una delle piccole soddisfazioni della mia discoteca personale, G4 è un disco uscito in tiratura limitatissima (solo tremila copie) e comprato dopo un lento e paziente lavoro di intelligence su internet. Phill Niblock, newyorkese, ormai ottuagenario, appartiene alla corrente storica del minimalismo americano. In realtà Niblock ha sempre diviso la sua poetica tra l’attività di film-maker (storico il suo film su Sun Ra intitolato The Magic Sun ) e la sua attività musicale, guadagnandosi negli anni il solido e inattaccabile titolo di “King of the drones”. Il primo minimalismo infatti si divide fondamentalmente in due grandi categorie: le musiche interessate dall’attenzione per la “pulsazione” (Steve Reich, Philip Glass) e quelle dedicate ai drones (Terry Riley e LaMonte Young) e il nostro buon Niblock appartiene sicuramente a questa seconda categoria, diversamente da Riley e Young però se ne distacca per l’assenza di qualunque componente mistica e orientaleggiante. Niblock non guarda verso oriente, Niblock guarda verso il rumore, verso il noise che sale dalle strade di una Manhattan che in quegli anni assomiglia sempre di più alla Gotham City di Batman, verso una comunità di artisti che rifiuta qualsiasi forma accademica e che mette sullo stesso piano Yoko Ono, Fluxus, Julliard School e Bernstein, ovvero mostra loro volentieri il dito medio della mano destra.
In più Niblock ama le chitarre elettriche! E lo dimostra con questo cd a loro interamente dedicato e che prevede due diverse edizioni del suo pezzo “Guitar too,for four”, la prima eseguita da Raphael Toral, ingegnere elettronico e chitarrista elettrico portoghese di cui ho già parlato (https://neuguitars.com/2019/01/07/rafael-toral-wave-field-moneyland-records-mr-0595-portugal-1995-on-neuguitars-blog/ ), e la seconda suonata dalla gioventù sonica composta da Alan Litch, Lee Ranaldo… etc.
Il risultato sono due lunghi drones derivanti dall’uso delle chitarre elettriche collegati a degli ebow, musica lenta anzi lentissima da ascoltare o a basso volume o con gli altoparlanti sparati al massimo. In entrambi i casi i risultati sono una massa sonora stratificata, layer di suono che cambiano lentissimamente come dei slow motion su camera fissa, talmente lenti da far sembrare le opere di Goffrey Regio delle riprese di Formula Uno! I suoi droni suggeriscono un’esperienza non-temporale. Definiscono una continuità in cui l’ascoltatore gradualmente smette di cercare di focalizzare la propria attenzione su alcuni tipici aspetti musicali (movimenti armonici, cambi di accordi, alterazioni ritmiche) per aprirsi a un’esperienza più vasta, dove i suoni vengono semplicemente trasformati in confini o contenitori in cui accade qualcos’altro. I meccanismi legati all’attacco e al rilascio di una nota sono due degli aspetti che lo definiscono più chiaramente, eppure in ognuna di queste tracce, Niblock ci pone direttamentenel mezzo del suono. Ascoltiamo i suoni generati dalle chitarre elettriche, ma in qualche modo non ascoltiamo realmente gli strumenti come se stessi, proprio come non si vede realmente un elefante se tutto ciò che è visibile è una macchia della sua pelle. Un nuovo suono viene introdotto dopo un po ‘di tempo, come se fosse generato dagli altri suoni precedenti. Indipendentemente dagli strumenti utilizzati nelle sue composizioni, Niblock non cambia le proprie strutture compositive. In ogni aspetto del suo lavoro, Niblock indirizza la propria attenzione sull’esperienza d’ascolto in se stessa. Di conseguenza, l’ascoltatore deve fare delle scelte personali su come concentrare le sue attenzioni sulla gamma degli stimoli sonori che riceve. Non è ambient, niente easy listening, qui è richiesto un ascolto attento per poter cogliere tutte le sfumature nascoste all’interno di una aurora boreale sonica, una massa gassosa densa che si sposta con variazioni quasi impercettibili. Monumentale!
1Jennie Gottschalk, Experimental Music since 1970, Bloomsbury, 2016,pag 113