“Materiale resistente 1945-1995” e “Songs Of Resistance 1942-2018”. E’ tempo di nuova Resistenza su #neuguitars #blog

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“Materiale resistente 1945-1995” e “Songs Of Resistance 1942-2018”. E’ tempo di nuova Resistenza

I tempi tornano. I tempi sono gli stessi. Questi sono dischi per questi tempi. Due dischi per la precisione.

Nel aprile del 1995, in occasione del cinquantesimo anniversario della liberazione d’Italia dal fascismo, il Consorzio Produttori Indipendenti, una delle migliori realtà mai espresse dalla musica italiana indipendente, pubblicò questo disco: “Materiale resistente 1945-1995”, una raccolta di brani di vari artisti italiani. Il disco raccoglie una serie di canti partigiani reinterpretati da vari gruppi contemporanei, accanto a canzoni inedite, sempre ispirate al tema della Resistenza italiana. La raccolta è parte di un progetto ideato a partire da una richiesta del Comune di Correggio per festeggiare il cinquantenario della Festa della Liberazione con l’intento di unire idealmente due generazioni, quella del rock e quella dei partigiani, che difficilmente si sarebbero incontrate in una giornata di celebrazioni rituali. Oltre al CD musicale, furono prodotti e pubblicati un libro e un documentario e il 25 Aprile del 1995 fu organizzato un concerto nella campagna intorno a Correggio, vicino ai luoghi dove avevano agito i gruppi partigiani.

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Questo disco è fondamentalmente una raccolta di cover di canzoni della Resistenza. Musica partigiana, dunque di parte, canzoni di gesti eroiche, di contadini diventati guerrieri poi, quasi per caso, eroi, “martiri”, canzoni che scandivano i ritmi del sopravvivere nelle notti ghiacciate sull’Appennino o nei fienili delle case di latitanza. Materiale che nel 1995 sfidava la corrosione del mezzo secolo e soprattutto il nemico numero uno dei ricordi nostalgici , della retorica banale, della celebrazione ciclica, dell’enfasi cinquantenaria. Materiale che mi fu utile, avevo 26 anni, sia per avvicinarmi alla storia partigiana e alla lotta di liberazione combattuta nel mio paese alla fine del secondo conflitto mondiale, sia per avere una panoramica del rock indipendente italiano. Anche il momento storico era particolare, con la destra che tornava in auge sotto la guida di Silvio Berlusconi e la sinistra che annaspava alla ricerca di una identità dopo la fine del muro di Berlino e la fine delle certezze sovietiche.

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Poi facciamo un salto di ben 23 anni. Il 14 settembre 2018, il grande chitarrista Marc Ribot pubblica via ANTI- Records, il suo nuovo album “Songs Of Resistance 1942-2018”, un disco dai temi politici contenente 11 tracce, tra cover e brani originali, e che vanta le collaborazioni di – tra gli altri – Tom Waits, Steve Earle, Meshell Ndegeocello, Fay Victor e Tift Merritt. E’ bene ricordare che Ribot è uno dei chitarristi più versatili che si possano desiderare. Le sue abilità gli consentono di passare dalle musiche khlezmer di John Zorn, alla forme più ostiche dell’avanguardia, al blues siderale di Tom Waits, il tutto sempre mantenendo la sua identità, la sua cifra stilistica e il suo suono.

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Nel 2018 arriva questo lavoro, dedicato alla canzoni politiche che riprende il tema della Resistenza. Dal “Materiale Resistente” siamo passati alle “Songs of Resistance”. Sono passati 23 anni e i tempi si sono cambiati ma le situazioni non più di tanto, anzi se possibile sono peggiorate. Se la raccolta del Materiale Resistente aveva comunque una finalità commemorativa e rappresentava una sorta di tributo storico rivisitato sotto le forme di un nuovo rock, le “Songs of Resistance” del chitarrista di Newark hanno delle caratteristiche molto più contestualizzate alla realtà attuale. In più qui abbiamo un bersaglio: Mr. Trump.

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Il Presidente Statunitense non rientra certo nelle simpatie di Ribot e quasi tutto il progetto sembra essere contestualizzato attorno alla sua arrogante figura. Il disco di Ribot è più politico, nel senso diretto del termine. Anche la versione di “Bella Ciao” cantata da Tom Waits va in questa direzione. La voce cavernosa e cupa di Waits la trasforma in un blues trascinato lentamente, ben lontana dalla versione collettiva, dallo sfogo comunitario a cui noi siamo abituati. Diventa una riflessione, una lamentazione intima. Una amara considerazione dei tempi difficili che viviamo. Tempi che richiedono nuovamente Resistenza.

L’era della comunicazione spinta non ha solo dato a ognuno di noi i suoi “meritati” 15 minuti di celebrità, ma ha anche proiettato ogni singolo dettaglio delle nostre vite su un piano politico caratterizzato da una complessità invisibile e spesso subdola. Tra i due dischi ci sono 23 anni. E in questi 23 anni è successo di tutto. I meriti di Marc Ribot, oltre a quelli artistici, sono quelli di aver riportato l’attenzione sulle musiche legate a ogni forma di Resistenza politica in un epoca in cui le canzoni, il suono e le loro estensioni emotive sembrano essere state annacquate a pure e banale intrattenimento per possessori distratti di smartphone. Con “Songs of Resistance” la musica torna ad avere un esplicito significato politico.