Andy Summers e Robert Fripp. “I Advance Masked” (1982) e “Bewitched” (1984), il dinamico duo su #neuguitars #blog

26d22bec8399f87ce2f7fdd0ed3aa87c

Siamo nel 1982. Il successo dei Police si è ormai stabilizzato e orientato dopo quattro dischi uno più bello, uno più importante dell’altro. L’ultimo, Ghost in the Machine (1981), li vede in forma smagliante. Synchronicity, la pietra miliare, l’apogeo, lo zenith definitivo che consacrerà definitivamente il gruppo nel pantheon delle leggende del rock è in arrivo. Lo scioglimento, una mossa strategica dettata sia dal classico esaurimento nervoso da pop star che dal desiderio di una carriera solistica da parte di Sting, anche. Summers? Lui è al massimo della forma, brucia di idee, intuizioni, prospettive. Anche i King Crimson sono al massimo. Sono alla loro terza reincarnazione, dopo la celebrazione di Discipline (1981) che li trasporterà in un nuovo salto evolutivo. Fripp anche lui è in un vortice creativo. Seguite la successione, impressionante, dei suoi lavori solisti: Exposure (1979), God Save The Queen / Under Heavy Manners (1980), Let The Power Fall (1981).

gfNKr1X

I due si conoscono da tempo e si stimano reciprocamente. Summers ha iniziato la sua carriera professionale suonando la chitarra jazz nei club di Bournemouth , sua città natale. Il Majestic Hotel di Bournemouth è stato il suo ultimo ingaggio locale: dopo averlo lasciato per recarsi a Londra il suo posto fu preso proprio da Robert Fripp, quattro anni più giovane di lui. Nel 1982 decidono di fare qualcosa assieme, qualcosa di innovativo e personale: il risultato è “I Advance Masked”, un disco in duo, basato sull’uso intensivo di chitarre synth, di loop e di riverberi aperti al massimo.

“I’m expanding, I’m in an expansive state,” dichiarò Summers nel corso di un intervista fatta per WALKING THE POLICE BEAT BY MARK MEHLER RECORD 10.94 VOL3 NO.12 “I’m going out and letting things grow, the balloon is filling up. I hope this is metaphorical enough for you. I’m trying myself out in situations to see how comfortable I feel, how good or bad I am.”

https://andysummers.com/music/collaborations/i-advance-masked-with-robert-fripp/

Per Summers il disco è forse una reazione alla presenza soffocante dei Police o forse una semplice reazione di una mente creativa stretta in un percorso che inconsciamente vedeva già come incanalato (nello stesso periodo temporale Summers pubblica anche Throb, un libro di saggi fotografici, si occupa di cinema, studiando recitazione per tre anni, viaggi, letteratura, pittura contemporanea e mobili di pregio). Per Fripp, forse, l’occasione di suonare (e registrare) assieme a un vecchio amico e di cercare nuove strade e idee.

Il successivo “Bewitched” è meno sperimentale, ritornano a una forma più standard con la presenza di Chris Childs e Sara Lee al basso e di Paul Beavis alla batteria. Si tratta comunque di un disco al di fuori degli standard dell’epoca, con un surreale suono elettro post Miami Vice. Anche i video che accompagnano i dischi sono interessanti, piacevoli, divertenti e surreali e riflettono le personalità dei due chitarristi: Summers più burlone e estroverso, Fripp impavido nella sua nobile imperturbabilità britannica.

Ma soprattutto è il suono che fa una differenza pazzesca. Liberi dei rispettivi gruppi Summers e Fripp in questi dischi liberano le proprie personali ossessioni creando una fusione a freddo di due sonorità molto marcate e reciprocamente opposte: quella dei Police e quella dei King Crimson. Entrambi i chitarristi si muovono sul comune humus di partenza del jazz e sulla comune passione per la tecnologia, con un risultato davvero notevole. Ascoltati oggi, sebbene i suoni dei guitar synth li collochino immediatamente nella cornice culturale dei primi anni 80, presentano una freschezza di suoni, idee e di concetti musicali perfettamente attuali e in grado di proiettare la loro ombra su molta della musica di sperimentazione odierna.

gettyimages-664389682-1024x1024
NEW YORK – MAY 1984: Musicians Andy Summers and Robert Fripp pose for a portrait in May 1984 in New York City, New York. (Photo by Deborah Feingold/Getty Images)

C’è da aggiungere anche un’altra cosa. Questi due dischi sono stati prodotti dalla casa discografica presso cui si erano accasati i Police, la A&M Records, che proprio in quegli anni raggiunge i suoi migliori risultati economici per poi essere venduta nel 1989 alla PolyGram, PolyGram che nel 1999 sarà ceduta alla Universal Music Group. Sono due dischi con un’impronta chiaramente sperimentale prodotti da una major, una label che si occupava principalmente di musica pop e che non deve aver ottenuto un grande ritorno economico da queste due uscite discografiche. Nella sua autobiografia Summers afferma, maliziosamente, di aver usato parte del potere contrattuale raggiunto coi Police per convincere i manager della sua casa discografica a realizzare questi due progetti, ma credo che questo tipo di situazione sia semplicemente improponibile ai giorni d’oggi.

All’inizio degli anni 80 esisteva per un artista pop-rock la possibilità di iniziare una carriera parallela, un percorso alternativo a quello del gruppo di successo di cui faceva parte per poter proporre esplorazioni musicali personali e di matrice diversa da quelle che esercitava in ambito più “popular” e la sua casa discografica, magari un po’ riluttante e sicuramente senza mettergli a disposizione budget astronomici, approvava. Questo significava alcune cose:

  1. I guadagni ottenibili da queste produzioni alternative erano tali da permettere di rientrare nelle spese;
  2. I musicisti godevano di un potere contrattuale superiore;
  3. Esisteva un pubblico non ancora di nicchia che apprezzava, comprava, ascoltava queste diramazioni estetiche;

Una condizione oggi improponibile. “Sign o’ the Times”. Direbbe Prince.