L’ascolto del recente Life Metal, idolatrato dalla critica musicale, si è dimostrato essere l’occasione valida per dare un’occhiata un po’ più approfondita all’interno del mondo metal creato dai Sunn O))).
Life Metal è un nuovo capitolo della loro saga musicale, o forse dovrei dire l’ultima runa metallica, una ruga caratterizzata questa volta dalla produzione di Steve Albini che ha messo a disposizione il proprio personalissimo approccio a favore di una suono ancora più pieno, ricco e evoluto. Un suono che si esprime in una lentezza inesorabile, una lentezza tesa quasi fino alla passione, una lentezza compiaciuta e languida nel suo rumore di fondo implacabile che è la loro intima ragione. Mi ricorda i film di Andy Warhol, lenti, eterni, dilatati fino all’impossibile, dove ogni minima, piccola variazione viene accolta con entusiasmo, come un segno di vita ripreso da una telecamera fissa sull’orizzonte opaco e desertico della Luna. Il che non è necessariamente un male. L’ascolto dei Sunn O))) comparato all’irrefrenabile e ipercinetica pesantezza del pop e della trap odierna è quasi consolatorio. Ti impone un ascolto composto, immobile, a occhi chiusi. Una ricerca attenta alla variazione, all’attesa del prossimo colpo di plettro dall’alto verso il basso. L’attesa della prossima onda distorta, del prossimo sciabordio schiumoso e nero. Quasi un’isola di pace, lontani dalle sollecitazioni continue dei social media, del pop modaiolo di basso conio, dalla competizione lavorativa. Abbandonarsi a queste volute di fumo sonico distorto non è semplice. Monolitici. Eccessivi. Prolissi. Questi i loro difetti. I loro drones non si possono comparare alla raffinata lente cesellatrice di Phil Niblock. Le loro idee sono monolitiche. Il loro suono, decisamente opulento. Un suono massimalista, ma lontano dall’energia orchestrale delle centinaia di chitarre di Rhys Chatham e dai pozzi di energia tonale delle masse elettriche scatenate da Glenn Branca.
Il loro rumore, il loro noise si espande attraverso onde di risacca dotate di una massa compatta, cupa e inesorabile. Occorre però fare attenzione: questa lentezza non è per tutti. Rischia di scatenare noia e nervosismo. Se il doom metal è nato per esprimere una desolazione catartica, il loro obiettivo è stato centrato in pieno. I Sunn O))) riescono a raggiungere però una pesantezza quasi barocca. Le loro chitarre distorte, i loro amplificatori aperti al massimo volume rappresentano una voluttà già vista nelle pieghe barocche di tanti mobili rococò. Una superficie desolata ripiegata più e più volte su se stessa. Volute di spesso fumo sonoro che si alzano, si curvano in lenti ellissi per poi ripiegarsi e cadere al suolo, quasi con grazia.
Black Sun è un sole nero che si alza lentamente sull’orizzonte. Un sole di piombo tale è la pesantezza metallica, sonora che riesce a esprimere. I Sunn O))) sono affiancati da un altro esperto di drones, Oren Ambarchi che non fa mancare il suo appoggio rigoroso.
Ho trovato geniale l’inserimento dei fiati (tra cui la tromba del jazzista Cuong Vu) nelle musiche di Monoliths&Dimensions. Il muro composto da tromboni, corno, oboe, clarinetto, clarinetto basso e flauto in Alice combacia in maniera millimetrica al corrispettivo muro formato dalle chitarre elettriche di O’Malley e Oren Ambarchi con gli arrangiamenti saldamente nelle mani di Eyvind Kang che nel disco suona anche la sua viola e che non è alieno in apparizioni nei dischi di John Zorn, Bill Frisell, Secret Chiefs 3, ect. Non solo metal, quindi, ma anche un orecchio attento alle soluzioni proposte dalla musica contemporanea.
Non sopporto le voci di Black Sun, Monoliths&Dimension e Life Metal, non ne avverto il bisogno. Sono delle appendici inutili che non aggiungono nulla. E il loro salmodiare ricorda una sbiadita versione delle letture tratte da un improbabile Necronomicon, versione metal. Del resto sono molto bravi. Una grafica azzeccata, i vestiti da frati, l’immobilità quasi religiosa durante i concerti. Attorno a loro un culto musicale quasi lovercraftiano. Tutto suona come un costrutto abitato da una incrollabile certezza, da una fede doom metal incrollabile e inviolabile. Le grafiche dei cd sono perfette, frutto di un accurato lavoro dove si avverte l’ossessione per i dettagli e un perfezionismo maniacale. Ecco la grafica. Life Metal esprime una evoluzione. La cover del cd esprime una nebbia cromatica che sembra elaborata da un Turner sotto effetto della mescalina. Un salto in avanti rispetto alla rigorosa e rigida monotonia bianca e nera, come è un salto in avanti la produzione di Steve Albini, che ha saputo infondere una maggiore energia e corposità nel suono. I Sunn O))) sanno giocare con tutta una serie di riferimenti estetici gotici, neogotici, finto gotici, pescando a piene mani da una tradizione grafica e letteraria che affonda le sue radici nei racconti di Mary Shelley, nei fantasmi di Karen Blixen, nel weird di Lovercraft. Sono stati bravi. Ci hanno creduto. Si sono creati un pantheon sonoro personale scavando e vivificando un genere musicale scarsamente incline a innovazioni tematiche. Vi sembra poco? Provateci.