Le nuove possibilità di Second Earth, di Jim McAuley e Scot Ray, Long Song Records, 2019 su #neuguitars #blog

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https://scotray.bandcamp.com/album/second-earth

https://longsongrecords.bandcamp.com/album/second-earth

Qualche tempo fa scrissi un post dedicato al mondo di Jim McAuley. In quel post scrivevo come Jim McAuley appartenesse a quella curiosa categoria di musicisti a cui non basta muoversi all’interno delle coordinate note del loro strumento. Tutto vero. Sono anni che seguo questo musicista e ogni volta riesce sempre a stupirmi. Nel finire del 2019 è tornato con un nuovo disco, sempre prodotto dalla italiana Long Song Records, in compagnia di un altro outsider, l’esperto di lap steel guitar Scot Ray.

Questo disco mi ha colpito da subito per l’elemento grafico della sua copertina. La foto di un vecchio pezzo di legno. Niente di speciale, una cosa molto semplice, per nulla complessa. Ma quella foto, già di suo è un mondo in cui è facile perdersi. E’ un pezzo di legno vissuto, con una sua storia che si riflette nelle venature della tavola, nelle parti scrostate, nelle scritte semi cancellate che lo abitano, nei nodi del legno e nelle parti scolorite a causa delle intemperie. E’ la foto di un attimo, ma per realizzare questo “attimo” quanto tempo ci è voluto?

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Penso che la stessa cosa avvenga nell’ambito dell’improvvisazione. L’improvvisazione è quanto di più personale e fragile dal punto di vista della memoria che possa accadere in musica. Esiste solo nel momento in qui viene realizzata e ascoltata. Non viene trascritta su uno spartito a futura memoria, può essere fissata solo su un supporto di registrazione, se si ha la fortuna di avere qualcuno disponibile per registrarla. E’ un momento magico, in cui uno o più musicisti eseguono una musica che è presente solo nelle loro teste e che non verrà mai più ripetuta. Questa volta siamo stati fortunati: Second Earth è stato registrato in un solo pomeriggio da una coppia di musicisti che suonavano insieme per la prima volta. Non si è trattato di un incontro fortuito, ma esso è avvenuto grazie a Michael Davis, un conduttore radiofonico che ha messo le due parti in contatto diretto e a cui vanno i nostri ringraziamenti.

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Il risultato, infatti, va oltre ogni aspettativa. Due diverse linee musicali che si intersecano senza collisione, con un senso della poesia unico e una squisitezza timbrica affascinante. Siamo a un livello che va oltre il puro nirvana chitarristico, siamo nel campo dell’”ascolto profondo”, nella capacità di incanalare un discorso musicale fatto di intuizioni sonore. E’ magia, una magia basata su una conoscenza intuitiva maturata attraverso anni di studio, di pratica, di collaborazioni che sfocia in un interplay incredibile creato da due artisti unici, incapaci di copiare da nessuno, neanche da se stessi.

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Second Earth è un disco che ama il silenzio, l’ascolto in silenzio, concentrato, senza malfunzionamenti cerebrali o cortocircuiti stilistici. Attraverso strati di suono, frasi scorrevoli, call and response aperti Ray e McAuley trovano mille modi per coinvolgerci, facilitando anche la nostra più intima capacità di focalizzazione.

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