Il Pat Metheny che non ti aspetti: Sherlock Holmes e Derek Bailey su #neuguitars #blog

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“Derek is a musician I have admired from a distance for a long time. he is one of the few guitar players in modern times who has not only forged an unmistakable voice on the instrument, but significantly altered the potential of what the instrument could become in an improvisational setting.”*

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Non preoccupatevi. Nel 1997 Derek Bailey non aveva preso una sbandata mainstream. Non aveva abbandonato il suo approccio chitarristico ostinatamente individualistico e senza compromessi in cerca di accettazione da parte di un possibile mercato di massa. Questo box di tre cd dall’aspetto provocatorio e un po’ folle vede i quattro (Derek Bailey, Pat Metheny, Gregg Bendian e Paul Vertigo) muoversi agilmente sul territorio aspro e selvaggio della musica improvvisata. Per Metheny, The Sign Of 4 fu il punto successivo di una traiettoria artistica, ben diversa dal jazz pop di alta qualità per il quale era già universalmente conosciuto, che era iniziata con il free jazz di “Song X” ed era continuata con il noise di “Zero Tolerance For Silence”. Per Bailey fu la possibilità di esporre la sua logica irripetibile e imprevedibile alle legioni di fan di Metheny che non avevano alcuna familiarità con la combustione spontanea dell’improvvisazione collettiva. La maggior parte delle tracce sono caratterizzate dall’uso di chitarre elettriche e Metheny si rivela un buon compare per Bailey, fornendo un approccio lineare e una distorsione penetrante a completamento delle frasi ritagliate e delle strilla elettriche surriscaldate di Bailey.

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A dire il vero il loro terreno di incontro è un altro: i due si incontrano grazie a Sherlock Holmes. Il titolo di questo box, “The Sign Of 4”, e i titoli dei tre cd in esso contenuti rimandano direttamente al famoso investigatore britannico. Il segno dei quattro (The Sign of the Four o The Sign of Four) è il secondo romanzo (su quattro) di cui è protagonista il celebre detective Sherlock Holmes scritto da Sir Arthur Conan Doyle. Venne pubblicato nel 1890 e riscosse immediatamente un enorme successo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti e resta uno dei più importanti casi che vedono come protagonista l’investigatore Sherlock Holmes col suo fido aiutante Watson. Esso ci rivela qualcosa di più dei personaggi e della loro umanità, le strane abitudini dell’investigatore e i sentimenti di Watson per la signorina Morstan (futura moglie del medico). In più connette il discorso prettamente deduttivo con la guerra britannica nei territori indiani. L’autore ha un ottimo senso del ritmo e riesce a tenere alta la suspence anche quando fa spiegare a Holmes le sue deduzioni, intervallando la teoria con gli inseguimenti in una Londra piena di fumo e di oscurità gotica.

“It is one of the records that I have been involved in over the past few years that I am most proud of.”*

Metheny attribuisce la responsabilità di questo felice e insolito incontro ai due batteristi Greg Bendian e Paul Wertico, che avevano suonato molto sia con Bailey che con Metheny, suggerendo ad entrambi che avrebbero dovuto trovarsi assieme. E lo fanno. Questo triplo cd è il risultato di cinque giorni vissuti ad alta intensità cromatica. I quattro di Sherlock Holmes si incontrano a New York e ci danno dentro:

  • 13 dicembre 1996: concerto a The Knitting Factory, dove viene registrato il primo cd, Statement of the Case;
  • 12 + 15 dicembre 1996: due giornate di registrazioni al Sound On Sound Studios, dove viene registrato il secondo cd, The Science of Seduction;
  • 13 + 14 dicembre 1996: concerti a The Knitting Factory dove viene registrato il terzo cd, The Balance of Probability;

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L’impegno di Metheny è totale e evidente fin dal primo cd dove troviamo “A Study In Scarlet”, oltre 61 minuti forme libere e cangianti nel nome della improvvisazione libera, dove un ininterrotto stream of consciusness sonoro si scatena con Bailey che risponde all’assalto di Metheny con ondate agitate e distorte di rumore, mentre i batteristi Gregg Bendian e Paul Wertico attaccano i loro strumenti senza tregua, suonando qualsiasi cosa tranne un ritmo costante.

“One of the things that I wanted to do with this record was that I really wanted to make one that was totally unlike any record that I or Derek had ever made before. I feel we did that – and that record has some amazing music on it, with a lot of variety within it’s own vocabulary.”*

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Le sessioni rimanenti sono più varie. Il terzo cd si muove tra spaziosi e tranquilli interludi e furiosi scambi tra batteristi e chitarristi, con le improvvisazioni più ambiziose, tra cui “Fortune”, “Tracks” e “In The Quest Of A Solution”, dove il buon Pat sfodera la sua pikasso guitar, e che abbracciano entrambi gli estremi.

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La sessione in studio, intitolata “The Science Of Deduction”, è, secondo me, la migliore di tutte, con tracce acustiche come “Strange Story” e “The Aurora” che fanno uso delle vibrazioni e delle percussioni etniche di Bendian per modellare le interazioni silenziosamente misteriose di Bailey e Metheny. Una produzione musicale copiosa e abbondante che a volte risulta un po’ prolissa e non esattamente a fuoco ma che riesce a trascinare l’ascoltatore nel vortice del suono, a comunicare un senso di movimento di gruppo e uno scopo comune. Vi invito a non fermarvi al primo ascolto: nuove sfaccettature e interrelazioni emergeranno sicuramente dopo ripetuti ascolti. “The Sign of 4” si colloca di traverso all’estetica degli estremi: musica atonale ululati felini elettrici, schemi armonici alieni, scoppi di violenza convulsiva, scariche di distorsione, passaggi sorprendenti a bassa gravità, serenità tonale… Pat Metheny, nel forum sul suo sito internet, scrive così sulla fortuna di questo piccolo monumento alla libera improvvisazione:

“I predicted at the time two things; one was that a lot of people would have a hard time listening to it because of the particular density that that vocabulary involves. The other was that it would roundly dissed by members and critics associated with the so-called avant garde community, as was Song X at the time it was released. That predicted dissing, by the way, would in fact have absolutely nothing to do with the actual music that was actually played, even though it would be cloaked in the rhetoric of musical discussion.”*

Risolto anche questo caso, Sherlock Holmes si ritira nella nebbia londinese. Da qualche parte la chitarra di Derek Bailey suona degli standard jazz…l’investigatore risponde col suono del suo violino…

* dal forum sul sito di Pat Metheny:

https://www.patmetheny.com/qa/questionView.cfm?queID=392