https://newfocusrecordings.bandcamp.com/album/daniel-lippel-mirrored-spaces
Pensavo di essere un discreto collezionista di dischi. Di aver ormai una buona discoteca, soprattutto per quanto riguarda la chitarra contemporanea, ma questo disco mi ha fatto rivedere subito le mie posizioni. Sapete quanti dischi doppi ho di chitarra classica contemporanea? Nessuno. E credetemi, ne ho davvero tanti. Ho fatto una ricerca su Discogs.com. Non ne ho trovati. Questo album è un’eccezione.
Vengo dal rumore. Vengo dal rock, dalla popular music. In quelle terre i doppi album, se non sono delle semplici compilation di successi, sono guardati con un misto di rispetto, incredulità e venerazione. Raccontano storie complesse. Concept Album. La somma dei loro brani va oltre alla semplice aritmetica finale. Da un doppio album l’appassionato di popular music si aspetta una narrazione ampia e estesa, una sorta di manifesto culturale, oppure, come spesso succede nei dischi registrati dal vivo, una sorta di riassunto del meglio del meglio.
Come si comporta un doppio album nell’ambito di una nicchia musicale così specifica come quella della musica contemporanea per chitarra? Mantiene quel concentrato di energie e di visioni tipico della popular o si muove su altri territori semantici? “Mirrored Spaces” del chitarrista Daniel Lippel è un doppio album di world premiere di musiche dei compositori americani Orianna Webb, John Link, Kyle Bartlett, Douglas Boyce, Ryan Streber, Ethan Wickman, Christopher Bailey e Lippel stesso, così come i compositori d’oltremare Dalia R. With (Lituania), Sergio Kafejian (Brasile), Karin Wetzel (Svizzera) e Sidney Corbett (Germania). Il titolo ci dice qualcosa di più su questo panorama musicale,si tratta di un programma diverso dal consueto recital chitarristico, qualcosa di più simile a un concept album dove brani dalle qualità diverse si “specchiano” e riflettono fra di loro aumentando le prospettive di ascolto e le possibilità di esplorazione all’interno della chitarra classica ed elettrica, della musica elettroacustica, della struttura e della forma, delle relazioni programmatiche e storiche, delle accordature accordature alternative e della microtonalità.
Se per maggiore dettagli e per un ascolto dei brani vi invito a visitare direttamente il sito della New Focus Recordings:
https://newfocusrecordings.bandcamp.com/album/daniel-lippel-mirrored-spaces
mi preme sottolineare non solo l’alta qualità intrinseca a ogni brano ma anche il modo intelligente in cui essi sono stati proposti e amalgamati, riflessi tra di loro. “Mirrored Spaces” è un disco che va ascoltato in religiosa e esatta sequenza, per non perdersi in quel labirinto di complessità che Daniel Lippel ha saputo orgogliosamente e intelligentemente creare. Un ascolto scomposto e casuale altererebbe quella serie di piani e superfici riflesse la cui somma ci mostra una struttura decisamente più articolata di quello di un semplice recital o del singolo ascolto.
Un ascolto che mi ha portato ad altri pensieri e altre connessioni. Mentre ascoltavo del musiche di “Mirrored Spaces” stavo leggendo il libro “Per Volontà e per Caso” di Pierre Boulez, dove il compositore si racconta in una lunga intervista con Célestin Deliège e mi sono imbattuto in una frase significativa, dove Boulez paragona il fenomeno dell’evoluzione storica della musica agli oggetti che si mettono sotto le sorgenti calcaree. A causa dell’azione delle sorgenti anche un oggetto abbastanza semplice, anche banale, si pietrifica diventando un oggetto meraviglioso e equilibrato. Poi la sorgente continua a gocciolare e, progressivamente, quest’oggetto si sovraccarica di calcare, diventando un oggetto quasi barocco, fino a diventare talmente saturo da non avere più ragion d’essere. A quel punto ce ne separiamo e cerchiamo qualcos’altro. Quindi una nozione di storia di tipo non lineare, ma discontinua, asimmetrica, quasi sinusoidale. Credo che qualcosa di simile stia succedendo adesso nel mondo della musica contemporanea per chitarra, soprattutto in ambito accademico. Da un lato le forme più estreme e dirompenti del XX secolo di cui lo stesso Boulez è stato un esponente di primo piano sembrano aver esaurito le loro energie creative, anche a causa di un radicale cambiamento politico e sociale. Allo stesso tempo, forse complici le recenti commemorazioni del cinquantenario della morte di Mario Castelnuovo-Tedesco, vedo il ritorno di forme neoclassiche di scarso interesse. Ecco. Credo che il doppio cd di Daniel Lippel vada in una direzione diversa, forse non a caso viene da un paese come gli Stati Uniti dove determinate energie, anche imprenditoriali, non si sono esaurite e dove si è mantenuta una certa fede verso l’innovazione.
“Mirrored Spaces” è un disco di forme innovative e, soprattutto, esprime una tensione verso qualcosa d’altro, verso delle prospettive diverse. Inoltre, è un doppio cd. C’è solo che da imparare.