Quando l’ambient diventa un’oscurità positiva: “The Wharmerall” di Silvia Cignoli su #neuguitars #blog

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Qualche tempo fa avevo pubblicato un articolo sulla raccolta “Ambient 4: Isolationism”. Parlando di Isolazionismo, avevo scritto ”L’Isolazionismo sembra realizzare le perfette colonne sonore per film e racconti sulla distruzione del mondo o sull’annientamento di massa, diagnosi in risposta alla sovrappopolazione del pianeta. Il paesaggio sonoro vuoto, inoltre, sembra intimamente collegarsi con un forte senso di individualità che si unisce perfettamente all’ansia perenne dell’artista d’avanguardia di venire inglobato nella massa delle masse, della purezza dell’arte che soccombe alla poltiglia e alla pappa di una cultura popolare massificata. Questa è musica che incarna e abbraccia la “morte del sociale”.” Forse mi sono lasciato un po’ trasportare dalla semantica, ma penso davvero che L’isolazionismo fosse la versione nichilista dell’Ambient, trasformandola da musica di accompagnamento a musica di isolamento.

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Suona ben diverso, ma sono anche passati 26 anni, questo “The Wharmerall”, opera della chitarrista Silvia Cignoli, che mi mostra un volto diverso dell’Ambient. Non è che il mondo sia diventato meno cupo o disperato di quello che ispirava gli artisti della compilation “Ambient 4: Isolationism”, semplicemente penso che con Silvia il genere Ambient abbia iniziato una nuova, l’ennesima, mutazione. L’Ambient è un genere particolare, ha delle caratteristiche abbastanza ambigue che cambiano in continuazione attraverso un processo continuo di iniezione dall’esterno. E’ un genere apparentemente impermeabile, che però mostra un continuo lento processo carsico di infiltrazione culturale e stilistica. Talmente lento che è difficile valutare se questo o quel disco possano rappresentare un punto di svolta. Il tipo di Ambient proposto dalla Cignoli ha un carattere decisamente sperimentare e…ottimistico. Innanzitutto è un disco che gode del dono della sintesi, 4 brani per complessivi 37 minuti circa. Quasi un EP in un epoca dove essere prolissi sembra essere diventata la norma e dove si è quasi perso il controllo del senso della misura, “The Wharmerall” è un disco conciso ed efficiente, evita inutili ripetizioni e banalità e non dissipa le idee.

E’ un disco complesso e si avverte il diverso background e gli studi classici e contemporanei della Cignoli. E’ un disco che vive di contrasti, che vanno dalla vaporosità cromatica di “L’acqua non ricorda”, al rumore processato di “The Dam and the Black Gleam e in cui la Cignoli ci tiene a farci sentire che è una virtuosa. Anche se, come nella maggioranza dei dischi Ambient (Fripp incluso) la sua chitarra acquista una dimensione acusmatica, che ne trasforma in modo radicale il suono e che, a causa dell’abuso della tecnologia, rende complicato capire cosa sta suonando e come, si “sente” una tendenza verso un sovraccarico culturale e semantico nelle sue musiche. E’ un virtuosismo non solo tecnico, ma anche semiotico, come se si avvertisse una stratificazione costante nei suoi gesti, nelle scelte e nelle note suonate. Un gioellino. Complimenti a Andrea Tremolada per il suo lavoro al mix e alla Pitch The Noise Records.

Mi resta solo un dubbio…non ho capito cosa significa The Wharmerall, dovrò chiederlo a Silvia.