https://markus-reuter-moonjune.bandcamp.com/album/trucehttps://markus-reuter-moonjune.bandcamp.com/album/truce
Il nuovo disco di Markus Reuter, Truce, uscito nel 2020 per la benemerita MoonJune Records, mi ha stimolato alcune riflessioni sul ruolo del virtuoso nell’ambito della musica popular e sulla struttura musicale adottata da chi continua a rinnovare e innervare quel ramo della musica rock noto col nome di “Progressive”.
Che Reuter e i suoi sodali Fabio Trentini al basso e Adaf Sirkis alla batteria, siano dei virtuosi è indubbio. Nel loro virtuosismo, che da molti verrà definito come fine a se stesso, ci sia la chiave di lettura di alcuni generi musicali questo non è ben chiaro a tutti. Riflettevo qualche tempo fa sul ruolo del virtuoso riascoltando quella seria magnifica di dischi prodotta da Joe Pass col nome proprio di “Virtuoso”. Chi è il virtuoso? Ho provato a chiederlo a Frank Zappa e la sua risposta è stata: “Io non sono un chitarrista virtuoso, perché un virtuoso può suonare DI TUTTO mentre io non ce la faccio.”1
Quindi. Il Virtuoso è prima di tutto un professionista di prima classe. Secondo il Virtuoso è in grado di suonare qualsiasi cosa con lo stesso altissimo livello di qualità. Terzo essere dei Virtuosi non è solo una questione di semplice abilità tecnica: il Virtuoso non è né un acrobata, né un funambolo, né un atleta. Quarto, il Virtuosismo è una qualità estetica che si applica anche a una ricerca sul suono. Quinto: per suonare certa musica è necessario essere dei Virtuosi, che sia composta o no, che sia improvvisata o meno. Il Virtuoso è tanto un concetto estetico, quanto una questione professionale, quanto una forma di specializzazione musicale.
Reuter, Trentini e Sirkis (noto sempre con crescente piacere come la forma del trio si stia imponendo come una forma classica all’interno di questo new progressive di cui Allan Holdsworth, assieme a Robert Fripp, è stato uno dei padri fondatori). Sono dei virtuosi palesemente a loro agio con la musica espressa da questo “Truce”.
Abilità tecnica, capacità improvvisativa, intuito rapido, capacità di interplay. Professionisti a servizio di una musica complessa, densa, che necessità di un preciso approccio musicale. “Truce” è un album complesso. Strutture libere caratterizzate da tessuti ambient cromatici alla base, su cui sovrapporre tappeti poliritmici solidamente ancorati a un basso elettrico fretless in grado sia mantenere un tempo flessibile sia di esprimere un colore musicale cangiante. Una sorta di base contrappuntistica mutevole su cui Reuter può esprimersi al massimo, integrandosi nel contrappunto o sovraesponendo le sue fughe chitarristiche, tanto più ampie e creative, quanto maggiore sarà l’abilità integrata della sezione ritmica. Da questo punto di vista Reuter ha perfettamente compreso la lezione di Zappa, di Holdsworth e di Fripp: un solista che sceglie di lavorare con questo stile strano finisce per diventare un ostaggio di se stesso e potrà inoltrarsi nelle zone sperimentali solo fino a quanto la sua sezione ritmica glielo permetterà.
La MoonJume Records con “Truce” ha realizzato un perfetto manuale di istruzione sul genere. Anni fa c’era l’abitudine di includere alcuni dischi nel materiale che ogni musicista doveva imparare per assimilare le basi di un genere, credo che “Truce” possa diventare a tutti gli effetti sia un disco da studiare per ogni chitarrista, bassista e batterista che desideri imparare sia le basi del progressive attuale che della struttura del power trio, sia un disco da inserire nella discoteca per ogni appassionato di popular music. Non piacerà a chi viene da un’attitudine punk, ma nessuno è perfetto.
1Frank Zappa e Peter Occhiogrosso, Frank Zappa L’Autobiografia, Arcana, 2003, pag. 142