New Lullaby Project, Vol. 1 and 2, nuove idee per la chitarra classica da Aaron Larget-Caplan su #neuguitars #blog
“Before we begin: I do not have kids.”
Aaron Larget-Caplan
Cosa è più vicino al mondo dei piccoli della ninna nanna? Di quelle nenie, filastrocche inventate o rubate alla tradizione per accompagnare i piccoli al sonno? Un rituale che ci porta ad antiche sensazioni di dolcezza e di tenerezza. Un rito che risulta appagante in sé, capace di sprigionare carica tranquillizzante e coinvolgimento emotivo potente. Ciò, molto probabilmente, spiega la capacità di resistere ai tempi e alla modernità. In effetti il rituale della ninna nanna si ripete, dicono gli studiosi, dai tempi antichi e a tutte le latitudini, percorrendo trasversalmente le diverse culture, a conferma che da sempre e ovunque il momento dell’abbandono al sonno comporta il bisogno della vicinanza fisico-affettiva diretta, che favorisce la calma, la rassicurazione, la fiducia nel risveglio.
La musica è spesso semplice e ripetitiva: le ninne nanne tendono a condividere tendenze melodiche esagerate, la maggior parte delle ninne nanne sono semplici, spesso alternano semplicemente armonie toniche e dominanti. Anche il mondo della musica classica si è dedicato a questo genere popolare. Alle ninne nanne scritte da compositori classici affermati viene spesso dato il nome di “berceuse”, che è il termine francese per ninna nanna. La ninna nanna più famosa è quella di Johannes Brahms (“Wiegenlied”, 1868).

La “Berceuse” di Chopin è una composizione per pianoforte solo. Altri famosi esempi del genere includono Berceuse sur le nom de Gabriel Fauré di Maurice Ravel per violino e pianoforte; la Berceuse élégiaque di Ferruccio Busoni; la “Berceuse” dall’opera Jocelyn di Benjamin Godard; la “Berceuse” di Igor Stravinsky che compare nel balletto Firebird e Lullaby for String Quartet di George Gershwin. Il notturno orchestrale del compositore inglese Nicholas Maw, The World in the Evening, è sottotitolato “lullaby for large orchestra “. L’ultimo movimento del compositore tedesco Paul Graener della sua suite From The Realm of Pan è intitolato “Pan sings the world a lullaby “. Fatto curioso, le ninne nanne non hanno quasi mai accompagnamenti strumentali: sembra che i neonati preferiscano le ninna nanne non accompagnate rispetto alle ninne nanne accompagnate, forse per la capacità più limitata dei bambini di elaborare le informazioni.
Un aspetto che non sembra aver minimamente preoccupato il chitarrista classico statunitense Aaron Larget-Caplan, che alla fine del 2006 ha iniziato a chiedere ai compositori brani per sola chitarra, composti in questa forma particolare. Larget-Caplan non è nuovo ad operazioni di questo genere: qualche anno fa ho potuto apprezzare il suo ottimo cd dedicato alle sue trascrizioni di musiche composte da John Cage. Un’operazione intelligente, che si ripete con questo nuovo progetto, il cui obiettivo sembra essere quello di superare due limiti nella sua attività di interprete: la scarsa propensione da parte del pubblico verso la musica contemporanea e il fatto che i compositori sembrino aver paura di scrivere per la chitarra. Ma chi ha paura di una ninna nanna? Il risultato è stato oltre le aspettative: non solo il pubblico ha reagito bene a questo nuovo repertorio, ma i compositori hanno continuato a mandare sempre nuovi brani. La produzione è risultata così copiosa e interessante da generare una produzione discografica a parte.

Il primo album è stato realizzato il 1 Ottobre 2010, titolo: “New Lullaby – 13 Contemporary Solos for Guitar”.
Ecco la track list:
1. The Sixth Night by Lynn Job
2. Leaky Roof by Jonathan Feist
3. No Time by Jonathan Feist
4. My Darling’s Slumber by Francine Trester
5. Nachtlied by Scott Wheeler
6. Cradle Song by Kevin Siegfried
7. Descent to a Dream by Mark Small
8. Lullaby for Sam by Nolan Stolz
9. Unfolding the Gates of Dawn by Carson Cooman
10. You are Alone to Sleep, Op. 430 by John McDonald
11. Berceuse by David Vayo
12. Disturbed, a Lullaby by David Leisner
13. Song Softly Sung, in Trying Times by Eric Schwartz
14. Shhh by Ryan Vigil

Nel 2015, due brani, “Ed è Subito Sera” di Ken Ueno e “Sui-hou” di Kota Nakamura, sono stati inseriti nel cd “The Legend of Hagoromo”.
https://stonerecords.co.uk/album/the-legend-of-hagoromo/

Nel 2020 è uscito il secondo volume: “Nights Transfigured”
Ecco la track list:
1. Lullaby for D— by Garrett Ian Shatzer
2. Perseiden by Agustín Castilla-Ávila
3. The Moon Through The Window Shines Down by Thomas L. Read
4. After Many Days Without Rain by Patricia Julien
5. Reva’s Lullaby by Vineet Shende
6. Lullaby in Three Voices by Alan Fletcher
7. Berceuse by Roger Éon
8. Sleeping Light, Spinning World by David McMullin
9. Lullaby for Our Time by Francine Trester
10. A World Of Your Own by James Dalton
11. A Child Sings at Thanksgiving by Demetrius Spaneas
12. Esperanza by Stephanie Ann Boyd
13. Wiegenlied by Thomas Schuttenhelm
14. The Pillow That You Dream On by Barnaby Oliver
Devo dire che si tratta di ottime composizioni e che l’ascolto è davvero piacevole. Ma siamo sicuri che sia anche consolatorio? Nel libretto del primo cd Aaron Larget-Caplan faceva giustamente notare che “there are two basic types of lullabies: one gives the listeners warmth and protection, while the second tends to be darker with hints of fear”. Verissimo. Poche cose possono risultare inquietanti come una vecchia ninna nanna. Lo sapeva bene Dario Argento, che inserì una nenia infantile in “Profondo Rosso”, sia come snodo dell’intrigo che come elemento d’atmosfera. E nessuno lo sa meglio degli inglesi: le vecchie nursery rhymes, con i loro macabri testi, nei decenni avranno tenuto svegli milioni di bambini, piuttosto che conciliarne il sonno. Chiedetelo a Robert Smith dei The Cure. Le berceuse interpretate da Larget-Caplan sono di entrambi i tipi e il repertorio dei cd tiene conto di queste caratteristiche. I brani sono attentamente bilanciati tra loro per permettere di godere di entrambe le sensazioni, consentendo all’ascoltatore un movimento emotivo legato al proprio subconscio e alla propria impressionabilità. Le ninna nanne sanno toccare corde emotive che sconfinano nell’attrazione per ciò che è al di fuori dei nostri sensi, della percezione, della conoscenza e dell’esperienza comune. Allo stesso tempo sono familiari. Il familiare osservato da una prospettiva diversa, esterna, fuori posto, onirica. Le musiche eseguite da Larget-Caplan sono tranquille, quiete, danno un’impressione di calma apparente, ma in cui è difficile capire cosa sta succedendo. Tutto ha un ordine, una sua logica, ma queste musiche generano strane sensazioni che non sono prodotte dalla collisione con qualcosa di minaccioso, ma piuttosto dal passaggio attraverso una frattura tra due mondi, da quello della “realtà” a quello del sonno, del sogno e dell’incubo.