I pensieri asimmetrici di Davide Ficco su #neuguitars #blog
Fateci caso. Viviamo strani giorni, e non sto facendo riferimento al Covid-19. Se vi guardate attorno noterete una curiosa ansia da ricerca di identità. Tutti, oggi, sono alla ricerca di una loro, nuova identità. Fin qui nulla di strano, mi direte, in un mondo che da tempo ha fatto del trasformismo la sua esigenza primaria. Quello che mi sorprende è come lo fanno. Persone, consumatori, aziende, partiti politici , tutti sembrano cercare la loro identità sguazzando e utilizzando un mazzo indistinto di memorie collettive e individuali, astrazioni dal passato, rivisitazioni e, purtroppo, anche rinegoziazioni storiche, alla ricerca di un qualcosa che dia loro una qualifica di onorabilità, di appartenenza, di esistenza certificata. Certo, le memorie sono importanti per definire un’identità, ma non bastano: il fattore distintivo non è dato solo quel che si è fatto nel passato, ma da quello che si è e che si fa oggi. Ciò che si porta avanti. Quello verso cui si è proiettati. L’identità è un fattore cruciale per un artista, per un musicista, quanto lo stile; lo è tal punto che i due termini vengono spesso presi come sinonimi.

Davide Ficco è un chitarrista che ha da sempre sancito uno stile estremamente personale, basato su alcuni fattori di base: un’attenzione completa verso la qualità di registrazione, lo studio usato con discrezione, ma come un elemento fondante di un suono pulito, preciso e caratteristico, il desiderio e la ricerca nell’ambito del suono espresso dalle potenzialità della chitarra classica, qualche volta elettrica, e della combinazione con l’elettronica. Questi aspetti lo caratterizzano, dal mio punto di vista, come un esponente della “conceptual guitar”,quella nicchia musicale dove aspetti come avanguardia, profondità di pensiero e desiderio di ricerca hanno ancora un senso. La conceptual guitar è una nicchia musicale in grado di esprimere una sottocultura dedicata a un ruolo di scoperta e esplorazione, fondamentalmente è sia un retaggio dell’eredità di pensiero di Darmstadt, sia una sua integrazione con altri linguaggi di ricerca come l’improvvisazione radicale, sia un elegante interazione con forme sperimentali derivate dalla cultura di massa. E’ una sottocultura legata a forme di pensiero radicale, che si sposano con una visione sofisticata, multiculturale e cosmopolita, dove le forme adottate non risentono di tendenze espresse in termini nazionali, ma si rifanno piuttosto a una sottocultura condivisa tramite conoscenze maturate tramite seminari, conferenze, masterclass, concerti, dischi a tiratura limitata e l’utilizzo creativo e dinamico delle reti di comunicazione mondiali. Dove la produzione discografica non risponde a criteri di mercato, ma soddisfa piuttosto l’urgenza di fornire una documentazione sonora analoga a quella scritta, un complemento che affianchi lo spartito o la composizione grafica, testimoniando l’importanza dell’interprete.
Credo sia questo lo scenario musicale e culturale in cui Davide Ficco ha realizzato questo suo impressionante lavoro: un sontuoso cofanetto di due cd e un dvd, interamente dedicati alla musica contemporanea per chitarra classica e elettronica. Prodotto con rigore e passione dalla sempre più coraggiosa label indipendente Da Vinci Classics, ‘designed in Japan, Printed in Eu’, supportato dal prestigioso progetto EASTN-DC (European Art-Science-Technology Network for Digital Creativity). Diciotto brani tutti composti da autori italiani. Una sorta di stato dell’arte. Una fotografia caleidoscopica in grado di offrire diciotto punti di vista su uno stesso tema creativo: come far interagire una strumento prettamente acustico con complesse tessiture elettroniche. Come riuscire a generare una forma musicale non idiomatica, lontana dalle forme stilistiche ben note attorno a cui da almeno un secolo ruota il mondo della chitarra classica. Il risultato è davvero interessante, diciotto brani, dicevamo, per una raccolta davvero eterogenea e complessa. Ficco definisce questo progetto come un itinerario, una precisa struttura in quattro gruppi, due per ogni CD, a ciascuno dei quali ha voluto dare un nome per meglio definire una mappa concettuale fatta di suoni e spartiti. I titoli sono “Il Maestro e gli allievi”, “L’evocazione”, “L’estremo e il contrasto” e “L’ elettronica e la chitarra”. I compositori sono: Alessandro Sciaraffa, Angelo “Motor” Comino, Angelo Benedetti, Azio Corghi, Davide Ficco, Gianluca Verlingieri, Giorgio Li Calzi, Giorgio Sollazzi, Giorgio Zucco, Giuseppe Gavazza, Luigi Giachino, Luis Milán, Marco Trivellato, Mirko Andreoli, Patrizio Barontini, Sergio Bertani, Simone Conforti, Stefano Giorgi, Valerio Sannicandro. Il primo gruppo, “Il Maestro e gli allievi”, comprende Azio Corghi, Gianluca Verlingieri e Giuseppe Gavazza, compositori legati tra loro da legami didattici, personali e di approccio alla composizione. Il secondo gruppo “L’evocazione” comprende opere di Valerio Sannicandro, Simone Conforti, Stefano Giorgi, Davide Ficco e Alessandro Sciaraffa, con brani caratterizzati da elementi evocativi potenti. Nel secondo CD troviamo i due gruppi rimanenti. Il primo, denominato “L’estremo e il contrasto”, si nutre dell’accostamento sia di suoni e concetti con tratti decisamente non classici, sia di sensazioni interamente classiche. Comprende le opere di Mirko Andreoli, Sergio Bertani, Giorgio Li Calzi, Angelo “Motor” Comino e Marco Trivellato. L’ultimo gruppo “L’ elettronica e la chitarra” riguarda invece Giorgio Sollazzi, Luigi Giachino, Patrizio Barontini, Giorgio Zucco e Angelo Benedetti. I loro brani riportano l’attenzione sulla realizzazione elettronica e sul suo dialogo con la chitarra, che è al centro sia del discorso che del contrasto. Brano stand alone che introduce questa raccolta, la “Fantasia XVI nel V e VI tono” di Luis Milan che connette direttamente col brano “Consonancias Y Redobles” di Azio Corghi e “Resonancias y redobles” di Gianluca Verlingieri.


Questi raggruppamenti tematici fanno sì che questo cofanetto non suoni come una compilation, come un semplice insieme di brani, ma presenti un suo senso organico, una filiera sonora comune, una sorta di panorama musicale ben definito. Personalmente apprezzo molto questo aspetto artistico, mi piace quando un interprete crea un suo percorso, un suo mondo musicale fatto dalle connessioni che si possono ricavare dall’ascolto dei brani che lui propone e che mostra al suo pubblico. Come ho già scritto a proposito dell’ottimo cd di Sergio Sorrentino, “Electric”, anche qui siamo di fronte alla potenziale creazione di un mondo musicale, di uno scenario sonoro molto diverso dalla solita lista di brani presentati nel corso di un recital “classico”. Questa è un’altra caratteristica degli esponenti della “conceptual guitar”. Davide Ficco fonde assieme suono acustico e suono elettronico, visioni, idee e emozioni, riflettendo una maggiore consapevolezza autoriflessiva e l’altissimo livello qualitativo dei suoi componenti, alla ricerca di un nuovo livello verbale ed espressivo, favorendo forme di comunicazione diverse rispetto a quelle tradizionalmente assegnate al mondo della musica classica.

Se non mi credete vi invito ad esaminare con attenzione la copertina del cofanetto: non ho mai visto una cover simile su un disco di chitarra classica “tradizionale”. Davide Ficco è ritratto indossando un kimono tradizionale giapponese nero, in una penombra leggermente rischiarata da una luce color rosso vermiglio alle sue spalle, probabilmente in ginocchio, in seiza, la postura dritta e regale, la chitarra classica tenuta in verticale nella mano destra, come un samurai porterebbe la sua spada. Non è un ritratto arcaico: Ficco indossa un paio di occhiali scuri, dal design tra il minimale e l’industrial. La foto potrebbe essere stata scattata nella Tokyo trasudante il futuro rappresentato nei romanzi di William Gibson e sembra ispirarsi ai disegni di Masamune Shirow. Un immagine ironica, uno scatto quasi metafisico del bravissimo Sergio Bertani, che allo stesso tempo proietta già un’impressione sugli ascolti che aspettano all’interno del cofanetto. Tradizione. Innovazione. Futuro. Contestualità,. Concettualità. Se la “conceptual guitar” di Davide Ficco non è né cultura di massa né underground, con questa cover dimostra di essere una nuova forma di avanguardia che si è adattata al nuovo ambiente multiculturale e interdisciplinare, adottandone procedure e punti di riferimento e assorbendo alcuni aspetti del design, dei media e dell’architettura. Una forma che è un’altra espressione di contenuto e informazione che offre anche notevoli spunti di riflessione, ad esempio sul complesso dualismo tra l’interprete e il compositore. In questo cofanetto questo dualismo non viene risolto, transitando però attraverso una visione ben diversa dalla critica marxista ispirata dalla divisione dei lavori e dei compiti del taylorismo-fordismo: qui non c’è contrapposizione di ruoli, entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro. Avverto l’espressione di una fruttuosa collaborazione che riverbera nell’eccellente qualità di registrazione dei cd e del dvd, che confermano le doti di sound engineer dello stesso Ficco, il deus ex machina di questo progetto. Chi scrive invita seriamente all’acquisto di questo cofanetto, proposto in vendita sul sito della Da Vinci Classic a un prezzo veramente modesto, se comprato alla quantità e alla qualità del contenuto. Non ve ne pentirete. Mollate quella stupidaggine di Spotify e ascoltate come si deve, almeno per questa volta.