Il post progressive è un nuovo modo di reinventare l’avanguardia e il kitsch? La missione di MoonJune Records su #neuguitars #blog
Nel suo libro “In The Flow” il filosofo tedesco Boris Groys parla del saggio di Clement Greenberg intitolato “Avant-Garde and Kitsch” dove l’autore sostiene che l’avanguardia europea sia un modo specifico di continuare la grande tradizione artistica europea, lodandola per essere una forma di continuazione. Per Greensberg, diversamente da molti suoi contemporanei, l’avanguardia non rappresenta un tentativo di creare una nuova società e un nuovo genere umano, bensì una “imitazione dell’imitazione” della grande arte europea. Secondo Greensberg la buona avanguardia tentava di rivelare quelle tecniche che i maestri del passato usavano per produrre le loro opere. In questo senso l’artista delle avanguardie era un artista molto preparato, non tanto interessato al soggetto di una singola opera , ma ai mezzi tecnici artistici usati. L’avanguardia non tiene cioè in considerazione il ‘cosa’, ma il ‘come’. Mi sono spesso chiesto se queste idee che Greenberg aveva maturato a proposito del rapporto tra avanguardia e arte popolare, sviluppandola poi nel kitsch, potessero funzionare come una diversa chiave di lettura del progressive, o meglio del post progressive, così efficacemente proposto dalla label indipendente MoonJune Records.
La MoonJune sembra infatti da anni impegnata in una missione a dir poco coraggiosa: recuperare i campione del progressive rock dalla matrice più autenticamente strumentale e portare avanti le loro musiche, sviluppatesi attorno agli anni 80′, facendole conoscere a nuove generazioni di musicisti. Il suo sembra essere un programma artistica in piena regola. Una vera missione. In questi anni ho spesso pensato al progressive come a una forma di kitsch, come a una forma musicale eccessivamente autocompiacente e spesso priva di contenuti, ma le musiche che propone la MoonJune Records di contenuto e di forma ne hanno eccome. Non solo. La MoonJune Records si occupa anche di cercare nel mondo altri musicisti, con le medesime caratteristiche tecniche e artistiche.
Il post progressive sembra essere diventata un nicchia per veri appassionati, dove i tratti comuni si ritrovano in una capacità tecnica e in un virtuosismo musicale fuori dal comune. Da questo punto vista sono molto vicini alle idee di Clement Greenberg. Sono artisti che continuano un percorso già iniziato e tracciato. Prendiamo ad esempio due dischi recenti: “Naurora” di Dewa Budjana e “In the electric universe” dei Mohogany Frog. Sono dischi carichi di virtuosismo musicale, caratterizzati da eccellenti composizioni, tutti di sola musica strumentale.
I Mohogany Frog sono una band canadese che unisce in modo epico schegge di improvvisazione, psichedelia e musica sperimentale ad alto tasso di gradazione, e non sono dei novellini, questo è il loro settimo album in studio. Hanno esperienza e si sente, gli arrangiamenti delle musiche sono ben fatti e ben organizzati, sanno fermarsi quando serve e non sono né pomposi né ripetitivi.
I Dewa Gede Budjana è un chitarrista, cantautore e compositore indonesiano. Folgorato dagli stili di John McLaughlin, Pat Metheny, Jeff Beck, John Abercrombie, Chick Corea e Weather Report ha collaborato, oltre che con musicisti indonesiani, con musicisti internazionali come Vinnie Colaiuta, John Frusciante, Peter Erskine, Jimmy Johnson, Antonio Sanchez, Joe Locke, Gary Husband, Jack DeJohnette, Tony Levin, Jordan Rudess, Bob Mintzer e Guthrie Govan. Ritroviamo diversi di loro in questo recente “Naurora”, ennesimo disco di una nutrita discografia, che dimostra la sua capacità di combinare non solo jazz e rock, ma anche lo stile tradizionale balinese.
Entrambi i dischi mostrano una visione cosmopolita, ricca di riferimenti, citazioni, ma allo stesso tempo una rielaborazione di tematiche allargate a una visione più ampia della musica e delle recenti tecnologie, e il progressive ama abusare di tecnologie. Non ci sono rivoluzioni, ma un lento, caparbio lavoro di miglioramento, di innesti di nuove idee, di riletture del passato. Un movimento quasi circolare. Sicuramente tanta buona musica.
