La mitologia e la leggerezza di “Leviathan” su #neuguitars #blog

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Ci voleva il Covid 19 per vedere il ritorno del Re Robert Fripp con un nuovo disco, “Leviathan”, in collaborazione con il duo The Grid, David Ball (ex Soft Cell) e Richard Norris. Il Re in combutta con un duo dance? Apostasia? Non scherziamo.

Innanzitutto i tre non sono al loro primo incontro: Fripp ha collaborato sull’album Grid 456 (1992) nei brani “Ice Machine” e “Fire Engine Red”.

David Ball e Richard Norris hanno anche remixato la traccia di David Sylvian e Robert Fripp “Darshan (1993)” e hanno pubblicato l’inedita collaborazione Grid/Fripp “A Cabala Sky” nel 2014.

Quindi i tre non sono nuovi a collaborazioni e questo album potrebbe essere considerato come il frutto finale di un percorso iniziato anni fa. Devo dire che sia il titolo “Leviathan”, sia le immagini dei rigorosi dipinti grigi di Michael Finn presenti nella cover del cd/dvd, deviano un po’ le aspettative dal risultato finale. Nei nove brani che compongono l’album non c’è, in realtà, traccia né di mostri biblici, né di spaventosi serpenti marini, né di fossili viventi risalenti al Miocene. Il Leviatano musicale realizzato dai The Grid e da Fripp assomiglia più a una Moby Dick che si sia lasciata alle spalle gli anni della dura caccia e dei combattimenti in alto mare, raggiungendo finalmente una giocosa e quieta maturità dopo aver attraversato gli oceani di tutto il mondo. Una balena che immergersi con eleganza tanto nei freddi e profondi fiordi del nord quanto negli allegri e colorati mari del sud.

In questo tempo di Covid 19 non si può dire che Fripp sia rimasto inoperoso. Non solo ha continuato a suonare, ma ha generosamente postato sul proprio profilo Youtube più di 50 video tratti dalle sue performance in solo live di Frippertronics. Non solo: ha mostrato a tutti i suoi fan un lato ironico, leggero e divertente attraverso una serie di video realizzati con la moglie Toyah Willcox intitolati ‘Toyah and Robert’s Sunday Lunch’. Credo che questa leggerezza si sia anche spostata nella musica di Leviathan e che sia stata una cosa positiva. Ammettiamolo, siamo tutti stanchi. Questa questa pandemia che non da segni di tregua. La musica di “Leviathan” porta una ventata di leggerezza unendo una dance anni 90′ dei The Grid ai soundscape chitarristici di Fripp.

Una leggerezza che mi ricorda quella espressa da Italo Calvino nelle Sue Lezioni Americane. Nella prima di queste Lezioni americane, Italo Calvino proponeva la “leggerezza“ come valore fondamentale, vera parola-chiave, e forse anche principale risposta alle crisi di inizio millennio che lui intravedeva. Nel suo saggio Calvino altera la percezione della leggerezza ridefinendola come qualità positiva. La leggerezza è un mezzo per guadagnare prospettiva. La leggerezza è una forza che spinge. La leggerezza è un meccanismo di difesa, una via di fuga dai rigori del mondo. Diventare luce è lasciarsi elevare, accedere a un piano diverso in cui guardare l’ambiente. Nella musica di Levaithan leggerezza significa cambiare prospettiva sulle questioni che appesantiscono una persona, significa alleviare il disagio di quel peso. La musica di questo album trasmette un sapere quasi sciamanico: quando la vita ci sopraffa con malattie, infezioni e altre tragedie saper raggiungere un piano di coscienza superiore è un modo per poter cambiare il volto della realtà. Non so se Fripp e soci abbiano letto il saggio di Italo Calvino, ma la loro musica mi trasmette positività e gioia, unita a una diversa profondità. Sento la loro musica come una trasformazione delle idee e vedo la sua leggerezza come un potere trasformativo. Se fosse uscito in un altro momento, forse questo album non avrebbe avuto lo stesso impatto, ma sono contento che sia uscito quest’anno. Grazie ancora.