Actions Speak Louder. La musica è meglio delle chiacchiere (Redshift Records 2021) su #neuguitars #blog

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Abbiamo già incontrato qualche tempo fa il compositore e chitarrista Tim Brady, qui su Neuguitars.

Brady è una figura un po’ atipica, in bilico tra l’immagine del compositore di formazione classica e l’interprete di chitarra elettrica legato a forme di popular music. Una sorta di medium tra le due forme culturali, un interprete semiotico di una forma di subconscio collettivo espresso da appassionati di musica che si muovono tra diverse forme culturali, allergici alle definizioni strette di genere. Ho letto di recensioni dove lo definiscono ‘impegnato nel complicato ruolo di riabilitare uno strumento spesso confinato alla musica popolare, in particolare il rock, e di farne una legittima fonte di ispirazione per le composizioni cosiddette “serie”’. Non credo sia così. Primo non vedo cosa ci sia da riabilitare nella chitarra elettrica dato che questo strumento è riuscito a raggiungere un altissimo livello qualitativo sia nelle musiche più popolari come il rock e il jazz, sia nelle sue forme più sperimentali come il free jazz, la libera improvvisazione, le forme ambient e noise più estreme. Secondo, io credo che le forme musicali legate ai compositori di formazione classica siano strutture evolutive parallele, legate più alle possibilità espressive offerte ai compositori dallo strumento elettrico che non dal desiderio di “liberare” uno strumento già molto libero di suo.

La cosa che, seconde me, contraddistingue di più Brady è la sua capacità di utilizzare tecniche e forme mutate dal jazz rock e dal progressive rock in nuovi contesti, ibridandole con altre forme di derivazione classica e contemporanea. Le sue strutture musicali sono interessanti perché si basano più su una forma di traslazione, di ‘shifting’, che porta la chitarra elettrica ad esplorare nuovi territori, senza tuttavia mai alternarne le basi.

Come molti altri musicisti anche Tim Brady ha dovuto rivedere la propria attività, adeguandosi alla pausa di riflessione imposta dalla pandemia. Diversamente da altri suoi colleghi Brady non ha perso tempo preferendo l’azione alle chiacchiere. Ha usato proficuamente questo tempo sospeso per realizzare una summa di tre album raggruppati sotto il titolo “Actions Speak Louder”, riportando in primo l’essenza del fare musica, che dovrebbe sempre avere la precedenza sulla teoria o sull’analisi.

“Act One: Solos and a Quartet” è incentrato sul lavoro di chitarra solista di Brady. I tre movimenti “Simple Loops in Complex Time” sono molto marcati dal suono iconico della chitarra elettrica, con Brady che estende schemi ripetuti attraverso mutevoli variazioni temporali. Il quattro movimenti “The Virtuosity of Time” tendono, invece, verso masse sonore più puramente elettroniche. L’ultimo pezzo del disco è “Uncertain Impact” per quartetto di chitarre, un lavoro vigorosamente martellato con un complesso contrappunto ritmico, qui eseguito da Instruments of Happiness (Brady insieme a Jonathan Barriault, Simone Duchesne e Francis Burnet-Turcotte).

“Act 2: v-Orchestra: Triple Concerto: Because Everything Has Changed” contiene un concerto in quattro movimenti per chitarra elettrica, violino (suonato da Helmut Lipsky), tabla e percussioni (Shawn Mativetsky) e orchestra virtuale. Quest’ultima crea una base sonora di supporto basata sulla manipolazione di dinamiche e densità per creare uno sfondo drammatico per i movimenti dei tre solisti. Tutti e tre suonano con un senso di urgenza, un’energia compressa adeguata alle tensioni emotive che si espandono e si contraggono durante i quaranta minuti di durata del brano

“Act 3: Voices: Revolutionary Songs / As It Happened”: le voci sono sotto i riflettori. Brady qui rivede una registrazione del suo ciclo “Revolutionary Songs”, composto nel 1993. Eseguito dal soprano Nathalie Poulin, André Leroux ai sassofoni, Gordon Cleland al violoncello, Louise-Andrée Baril al pianoforte e Marie-Josée Simard alle percussioni, questo lavoro è intriso dello stile minimalista e dall’influenza di György Ligeti. Il secondo pezzo, “As it Happen” combina campioni presi da un’intervista insieme a coro, chitarra e percussioni in un lavoro concettuale basato sugli esperimenti segreti sull’abuso di droghe condotti dalla CIA a Montreal negli anni ’60.

Quest’ultimo disco è sicuramente il più accessibile dei tre. Piacerà ai neofiti o ai curiosi che vogliono avventurarsi nel mondo della musica contemporanea. In se si tratta di un lavoro imponente: ben tre cd assemblati in un cofanetto. Non è una cosa a cui assistiamo tutti i giorni.