Come può reagire un creativo alla chiusura generata dal Covid-19? “Amnis Alsace” di Howald, BlauBlau Records, 2021 su #neuguitars #blog

Come può reagire un creativo alla chiusura generata dal Covid-19? “Amnis Alsace” di Howald, BlauBlau Records, 2021 su #neuguitars #blog

dimitrihowald.ch
blaublaurecords.com

▶︎ HOWALD (bandcamp.com)

Immaginate di essere un artista, un creativo, un musicista, un chitarrista. Immaginate che un morbo, una pandemia, un virus vi obblighino a restare chiusi nella vostra casa, a recidere il cordone ombelicale fatto di relazioni artistiche, musicali che avete con la vostra comunità, un gruppo, un ragnatela di relazioni con persone simili a voi, con cui da anni collaborate, scambiate idee, opinioni, vertigini. Immaginate di dover rimanere chiusi, senza poter manifestare al mondo le vostre idee, la vostra musica, senza potervi esprimere come siete soliti fare, concerti, dischi, collaborazioni, insegnamento…relazioni. Che fate? Impazzite? Vi richiudete in voi stessi? Rileggete cento volte “I’m Legend” di Richard Matheson? O cercate una nuova strada? Non potete uscire di casa e entrare in uno studio di registrazione. Dovete fare da soli. Collaborate a distanza. Scambiate file. Sì certo, lo facevate anche prima, ma adesso potete fare solo questo. Un artista, un creativo, un musicista, un chitarrista, è tanto forte quanto è debole la sua catena di relazioni. Diffidate del solitario e solipsista artista/genio romantico. Un artista è tale quando non solo esprime se stesso, le sue contraddizioni e le sue inquietudini (e non sarebbe poco), ma quando esiste all’interno della società e di una rete di relazioni, che sia per collaborare o combatterle. In una società costruita sulle relazioni e le narrazioni come la nostra, sospendere le connessioni equivale a congelare il sangue della creatività. Sono queste le riflessioni che provo a esprimere ascoltando il LP di Howald, “Amnis Alsace”.

Chi è Howald? E’ il moniker di Dimitri Howald, chitarrista e compositore con sede a Berna, in Svizzera. Un musicista trasversale, con diversi progetti tra jazz, pop e musica tradizionale, ma che può anche sfoggiare un master in Performance musicale nell’estate 2017 presso la Hochschule der Künste, Berna. A proposito, piccolo consiglio: ascoltate anche il suo primo lavoro solista, “Industrial Plants”, sempre realizzato nel 2019 per la Blaublau Records.

▶︎ Industrial Plants | HOWALD (bandcamp.com)

Ha qualcosa da dire. Ci sono idee.

Lui, Howald, si definisce così: “HOWALD is the multiplication of a lonesome shadow, feeding in signals into a chain of detour and blurring, to finally build up an architectural perspective on modernistic guitar.”

Ambizioso, ma dice molto. “Amnis Alsace” parla di chitarre, ma anche di un ‘one man band’ che suona per il suo LP “Guitars, Vocals, Bass, Bow, Piano, Organ, Drums, Drum-Machines”. Tutto, in pratica. Fa tutto da solo.

“Amnis Alsace” sembra nascere da una necessità contingente di creare, di dimostrare di esistere, di guardare a se stessi, di fare con quello che si ha. E’ un disco che esprime l’urgenza di fare qualcosa, di gestire un tempo che altrimenti sarebbe finito in nulla, sprecato. In questo ha la sua forza e il suo limite, è l’espressione massima di una persona, ma talvolta rimane stilisticamente piatto, mancano gli inserimenti, le collaborazioni con un gruppo. “Amnis Alsace”, però è anche musica cinematica e un LP, un prodotto fisico, tangibile, un design raffinato, un oggetto da maneggiare e osservare. Un prodotto estremamente curato. E’ anche un film. Un viaggio contemplativo e musicale lungo il Reno e attraverso la campagna alsaziana. Un film amatoriale, che mi riporta ai cortometraggi realizzati super 8. Lo potete guardare a questo link: Amnis Alsace (2020) (vimeo.com) Solo immagini, niente dialoghi. Pura narrazione musicale. Senza angosce, senza traumi. La musica di Howald esprime una concreta, serena bellezza, che sa di resilienza e di speranza. Esprime una narrazione. Grazie per avermelo fatto scoprire.