La Biblioteca di Babele della chitarra, quante diverse “Walk My way” si possono creare con una sei corde? Su #neuguitars #blog
ORBIT577 — 577 Records & Forward Festival
Nick Vander (vandersilence.com)
“You can find here 50 very personal and unique approaches to the guitar. And for making it more particular, I asked the participants to play a solo oriented piece. So you should and you can, walk the way of each one, enter in their musical worlds. If you see the list of participants and where they come from, that may add something to the listening.”

Così mi rispondeva Nick Vander, il curatore di questa raccolta pazzesca di 5 cd, alle mie domande su come fosse nata l’idea di questo progetto.
Un progetto mastodontico, una vera biblioteca musicale dedicata al mondo della chitarra improvvisata. C’è di che scomodare Borges e il panteismo chitarristico. Bastano le cifre per farlo: cinque cd, 48 tracks, 49 chitarristi coinvolti, 32 nazionalità diverse, 6 continenti. In questi cd c’è il mondo.
Sono anche stati un modo diretto e univoco per reagire al COVID. Il primo cd è stato proposto su Bandcamp il 2 gennaio 2021 e l’ultimo il 1 maggio. Ci vuole un entusiasmo incredibile per affrontare uno sforzo simile, dal punto di visto discografico e distributivo, e la Orbit577, label indipendente nata vent’anni fa da un’idea di Daniel Carter e di Federico Ughi, con il suo approccio libero si è prestata allo scopo. Date un’occhiata al loro sito web e scoprirete un desiderio di comunità .

Dicevamo del Covid. Il progetto Walk My way è la perfetta dimostrazione di come le relazioni siano la moneta sonante dello scambio creativo. Questi 5 cd mostrano una connessione temporale con l’indie rock, l’harcore anni 80 e la scena artistica. Di norma chi suona punk rock non chiede di essere preso sul serio, questi 48 chitarristi, sì. Chiedono di essere presi sul serio come una forma di espressione artistica.
La chiusura fisica imposta dal Covid ha spinto verso altre forme di relazione indirette. Una reazione al provincialismo delle piccole scene personali e una spinta ad allargare i propri orizzonti, presentando allo stesso tempo il proprio personale stile.
Ma chi sono, alla fine, i musicisti coinvolti? L’elenco è lungo: Nicola L. Hein, Daavarjal Tsaschikher, Alan Courtis, Marco Cappelli, Elliott Sharp, Hery Ujjaya, Killick Hinds, Gilbert Isbin, Nick Vander, David Stackenäs, Jessica Ackerley, Jorge Espinal, Usui Yasuhiro, Scott Fields, Sebastian Sequoiah-Grayson, Marco Oppedisano, Sam Shalabi, Shinobu Nemoto, Nyctalllz, Sergio Sorrentino, Christian Vasseur, Charbel Haber, Misha Marks, Henry Kaiser, Nick Ashwood, Emil Palme & Taus Bregnhøj-Olesen, Sharif Sehnaoui, Colin Robinson, Martin Huba, Janet Feder, Martin Vishnick, Ikbal Lubys, Edward J. Gibbs, Joshua Weitzel,Guram Machavariani, Eric Wong, Garth Erasmus, Bill Horist, Harvey Valdes, Antonio Guillen, Boris Belica, Ryan Edwards, Denis Sorokin, Arvind Ganga, Pengboon Don, Josue Amador, Todd Clouser e Mohammed Ashraf. Alcuni già li conoscevo, nomi ben consolidati nel mondo dell’improvvisazione e della musica sperimentale, ma altri mi sono suonati completamente nuovi, aprendomi delle possibilità da esplorare nei prossimi mesi.
“This compilation of experimental guitar players was inspired by the curiosity to know what active musicians were creating in the present moment. Recorded in the midst of a pandemic and a global lockdown, and in contrast to an overwhelming amount of bad news, this project posed the possibility of a uniquely collective gathering, that might not have been possible otherwise. This project brings together musicians across generational, geographic and musical distances, united around a single instrument: guitar.” Tutto vero. Che aspettate? Comprate e scaricate da Bandcamp. C’è un mondo da scoprire, c’è un sacco da fare.