
Le parole affogate di Simon Steen-Andersen, suonate da Francesco Palmieri su #neuguitars #blog #conceptualguitar
Drownwords | cataloguecontrastes (contrastesrecords.com)
Simon Steen-Andersen; composer, performer and sound artist (simonsteenandersen.dk)
Simon Steen-Andersen – Wikipedia
Biography (francescopalmieri.eu)
Fermi tutti, riavvolgiamo il nastro. Siamo nel 2020 quando esce questo ottimo cd “Drownwords Simon Steen-Andersen Complete Works for Guitar” per la Contrastes Records, casa discografica britannica appartenente a Universal Music Group, dedica all’offerta di registrazioni specializzate nella musica per chitarra classica e nella sua interrelazione con compositori contemporanei, flamenco, jazz, danza, teatro, cinema e fotografia. Questo cd esce grazie al brillante lavoro svolto dal chitarrista italiano Francesco Palmieri, che raccoglie tutta la produzione per chitarra del compositore Simon Steen-Andersen, produzione di cui potete trovare gli spartiti nel suo sito web.
Simon Steen-Andersen (1976) è un compositore danese, performer e creatore di installazioni con sede a Berlino, che opera in quel ambito sottile e sfumato che si pone tra gli incerti confini tra musica strumentale, elettronica, video e performance, in contesti che vanno dall’orchestra sinfonica e musica da camera (con e senza multimedia) a allestimenti, performance solistiche e installazioni. Le opere dell’ultimo decennio si concentrano sull’integrazione di elementi concreti nella musica, sull’enfasi sugli aspetti fisici e coreografici dell’esecuzione strumentale. I suoi lavori includono spesso strumenti acustici amplificati in combinazione con campionatori, video, semplici oggetti di uso quotidiano o costruzioni fatte in casa.
I brani qui presentati sono:
1 in-side-out-side-in … (2001) For guitar
2 Within Amongst (2005) ° ‘Anti-kadenza’ for extremely amplified guitar
3 – 4 Beloved Brother (2008) ° Two movements from J. S. Bach’s Capriccio in Bb arranged for ‘backside’ guitar – Arioso – Lamento
5 Drownwords (2003, rev. 2019) ° For guitar and performer
6 Study for String Instrument #2 (2009) For e-guitar and whammy pedal
7 Next to Beside Besides #8+13 (2003/06/08) ° For two e-guitars
8 Amid (2004) ° For flute, clarinet, piano, guitar, percussion, violin and cello
e vedono la presenza di Francesco Palmieri sia con la chitarra classica che elettrica, sia in ruolo solista che con Brian Archinal, che con Ensemble VERTIGO der Hochschule der Künste Bern, diretti da Lennart Dohms.
Si tratta di musiche ad altissimo tasso contemporaneo, lavori complessi di ricerca molto impegnativi per gli interpreti, che indagano le relazioni tra suono, musica e immagine. Sono prototipi complessi, lavori di elaborato design sonoro, il cui ascolto richiama molto anche la visione dei video realizzati durante la loro registrazione.
L’ascolto di queste musiche mi ha portato a una riflessione sui ruoli che compositore e interprete si trovano a ricoprire nella società di oggi. Entrambi si trovano davanti a un bivio esistenziale. Nel caso del compositore, se in passato i suoi dubbi si rivoltavano su falso equivoco dato dal contrasto tra improvvisazione e alea, ora deve scegliere tra un accelerazione di ruolo post-umana e un rallentamento virato al passato neoclassico. Nel primo caso deve accettare di uscire da un singolo ruolo per adottarne molti. Compositore sì, ma anche musicista, sound artist, creativo multimediale. Una piena accettazione/integrazione di questa società. Nel secondo si rivolge a un passato post idealizzato, perché il presente non gli piace, passando attraverso il recupero di un ruolo romantico. Nel primo l’arte come generatrice di nuove realtà, di narrazioni multiple sovrapposte. Nel secondo il riflusso a un’unica narrazione.
Anche l’interprete oggi incorre in simili nevrosi, ma da un altro punto di vista. Specializzarsi in un repertorio specifico? Aprirsi a nuove forme di personali improvvisazione? Allargare il proprio repertorio a forme del passato, rischiando in interpretazioni contestualizzate alla società e al mondo in cui viviamo? In definitiva: rischiare o stabilizzarsi? Mutare in continuazione ruolo o fossilizzarsi? Stato liquido o solido?
Le musiche di Simon Steen-Andersen mi sembra vadano in questa direzione. Esprimono una complessità concettuale che è in linea sia col mondo che stiamo vivendo, sia con le nuove forme societarie. Sono forme molto interessanti, forme di confine. Suoni, silenzi, echi, una sensibiltà di compositore e interprete filtrati attraverso lo strumento chitarra. Musiche che emergono attraverso tecnologie antiche e nuove. Un peccato che i cultural studies non abbiamo mai approcciato la musica contemporanea: questo album mostra come la musica contemporanea, sperimentale e la chitarra possano funzionare come territorio di transito dentro ed oltre i confini di un mondo sempre più chiuso ed ostile. Ci rivolgiamo ai suoni partendo dal presupposto che in essi non ci può essere immobilità; il suono è la percezione di una oscillazione e dunque di un movimento, è vibrazione molecolare che si propaga attraverso lo spazio ed il tempo. Senza movimento, semplicemente non c’è suono. Tendere l’orecchio verso suoni e macchine sonore nuove ci aiuta a creare pieghe, aperture ed interruzioni nel flusso incessante e continuo della modernità occidentale che stiamo vivendo, per restituirci una geografia riterritorializzata in cui le distinzioni tra interno ed esterno, centro e periferia, e gli stessi confini concettuali del mondo sembrano perdere consistenza. Dobbiamo cominciare a prenderemo in esame la musica sperimentale contemporanea sotto diverse accezioni, sia come genere musicale,a anche come processo formale, identificandone nuovi spazi all’interno sia della composizione musicale che dell’improvvisazione, al fine di individuare una attitudine concettuale volta a guidare e stimolare il pensiero critico. Credo che “Drownwords Simon Steen-Andersen Complete Works for Guitar” vada in questa direzione.