Il delicato meccanismo elettrico di Steve Reich nelle mani di Pierre Bibault, “Steve Reich” di Pierre Bibault, Music Aquare, 2021 su #neuguitars #blog #stevereich

Il delicato meccanismo elettrico di Steve Reich nelle mani di Pierre Bibault, “Steve Reich” di Pierre Bibault, Music Aquare, 2021 su #neuguitars #blog #stevereich

Steve Reich | Pierre Bibault, guitar | Pierre Bibault (bandcamp.com)

Ogni album, ogni registrazione di un brano, esprime una narrazione che a sua volta rimanda ad altri brani, altri album, altri comportamenti, altri desideri e compositori. L’album di Pierre Bibault è un complesso mix di storie, di interpretazioni, di atteggiamenti. È una narrazione elettrica che se da un lato omaggia l’opera, “the body electric”, di Steve Reich nel tempo del suo 85esimo compleanno, dall’altro ne rivisita un processo compositivo che ormai potremmo definire come “contemporaneamente classico”. Reich, come Glass, ha saputo fondere un atteggiamento innovativo a una narrazione mediatica quasi pop che lo ha portato a creare delle composizioni accattivanti sia per il pubblico che per gli interpreti.

Un atteggiamento, un pensiero che trovo perfettamente rappresentato dalla foto del suo celebre cappello da baseball che troviamo come cover, sul cd di Bibault. Lo stesso Bibault, chitarrista di formazione classica e accademica, ha saputo abbracciare una forma come quella della chitarra elettrica e un approccio attuale scegliendo prima di promuovere la raccolta dei fondi necessari per realizzare questo album tramite crowfounding e poi promuovendone la vendita e la promozione su Bandcamp, così come farebbe un chitarrista jazz, pop, un improvvisatore. Si potrebbe pensare che le compilation musiche per chitarra basate sul repertorio di Steve Reich siano una consuetudine per i chitarristi, classici e/o elettrici, ma non è così. Questa è la seconda che entra nella mia archivio e segue il bel lavoro “Steve Reich Guitar Works” del giapponese Yasushi Takemura, uscito per la casa discografica Miru Records nel 2014. Le musiche di Reich in particolare Electric counterpoint vengono spesso e volentieri seguite dai chitarristi, ma come brani singoli, non come un insieme, non come una rappresentazione più estesa. Bene,quindi, queste opere monografiche, anche se i chitarristi potrebbero osare qualcosa di più sviluppando trascrizioni di altri brani del compositore newyorkese. E‘ vero che, delle tre composizioni eseguite da Bibault

1. Nagoya Guitars 04:58

2. Electric Counterpoint: No. 1, Fast 06:53

3. Electric Counterpoint: No. 2, Slow 03:24

4. Electric Counterpoint: No. 3, Fast 04:33

5. Electric Guitar Phase 17:57

solo “Electric Counterpoint” è stato appositamente scritto da Reich per la chitarra di Pat Metheny, ma le qualità intrinseche della musica del più famoso compositore americano vivente, o meglio, le caratteristiche dei processi musicali adottati da Reich, spesso consentono un’interessante trasposizione anche per altri strumenti.

Steve Reich scrisse l’opera “Nagoya Marimbas” in risposta ad una commissione dal Nagoya College of Music in Giappone. Quando il compositore Aaron Jay Kernis ascoltò questo lavoro, lo fece notare all’ amico David Tannenbaum, indicandolo per una possibile trascrizione per chitarra. Cosa che Tannenbaum fece, completando la trascrizione, consultandosi con Reich. “Nagoya Guitars” è un lavoro completamente minimalista: si comincia con un guizzo, per lo più scendendo verso il tema del basso, e, dopo molte movimenti accordali basati su un movimento incessante, alla fine finisce su un tema simile, ma ascendente in un registro molto più alto. Qui ritroviamo tutte le migliori caratteristiche del minimalismo di Reich: la tensione creata dalla ripetizione, il movimento inarrestabile che dà slancio al pezzo, e lo sviluppo del tema, gestito a poco a poco, che sembra inevitabile e perfetto per chi lo ascolta. Coloro che amano il minimalismo troveranno questo lavoro decisamente interessante. Bibault ci aggiunge qualcos’altro di suo, probabilmente frutto del suo background: ne esegue una versione più “classica” e pulita, con una cura maniacale per il dettaglio sonoro. Il cd prosegue con i tre movimenti di Electric Counterpoint, probabilmente il più amato dei pezzi contemporanei per chitarra elettrica che sia mai stato composto e suonato.“Electric Guitar Phase”, invece, mette in mostra un atteggiamento più rock, a tratti quasi mainstream. Il chitarrista americano Dominic Frasca, prese in mano il brano Violin Phase‚ originariamente composto per quattro violini nel 1967‚ elaborandolo per quattro chitarre sovraincise nell’album “Reich Triple Quartet”, uscito per la Nonesuch Records nel 2001. Anche questo pezzo, si possono sentire abbastanza chiaramente le caratteristiche stilistiche su cui Reich ha costruito il suo linguaggio musicale: phase shifting, sovrapposizione e modulazioni. Sono quattro parti che escono e tornano “in phase” con la tonalità che non cambia mai, basando quindi il tutto su un lavoro poliritmico da capogiro. E se allo strumento elettrico, nelle sue varie sovrapposizioni, manca un po’ dal punto di vista espressivo, nel pezzo c’è qualcosa di nuovo, una nuova enfasi che attira la mia attenzione e che non smette di entusiasmarmi. Qui il risultato è pura gioia. Giocoso minimalismo.

Chiude l’album la “classica” Clapping Music, qui nella sua versione originale, che, anche se non trascritta per chitarra, può funzionare come ideale chiusura del cd e di un concerto.

Chi ascolta la musica di Reich non può rimanere indifferente all’idea di processo ad esso sottostante, un processo meccanico creativo figlio del modernismo, figlio della macchina elettrica suonata da Pierre Bibault. Che suona o che viene suonato? A volte ascoltando le musiche di Reich si ha la sensazione netta che siano i musicisti ad essere suonati, come parte stessa del processo, come unità organica creativa insita nella musica stessa…ma forse sto divagando in un eccesso di intellettualismo. “Steve Reich” di Pierre Bibault è un ottimo album e un intenso omaggio alla personalità di Steve Reich, chitarristi prendete esempio.