La chitarra non idiomatica di Luca Perciballi su #neuguitars #blog
Luca Perciballi – Guitarist- Composer- Sound artist
Music | Luca Perciballi (bandcamp.com)
Un archivio non è tale se non manifesta un ordine e una certa disciplina. Il che richiede un lavoro noioso, ma necessario: nulla è più pericoloso di un archivio in cui regna il disordine e in cui non si riesce a trovare quello che si cerca. Il mettere ordine comporta anche qualche sorpresa, che ti spinge a nuovi ascolti e a rivedere alcune opinioni, che nel frattempo si erano ossidate a causa di una visione frammentaria e discontinua. Ad esempio, se trovi ben cinque album di uno stesso artista, ricevuti e comprati negli ultimi cinque anni, è bene fermarsi per dare ad essi un nuovo, più attento ascolto. E’ il caso del chitarrista italiano Luca Perciballi ( Luca Perciballi – Guitarist- Composer- Sound artist ), il fatto di ritrovare nella mia discoteca ben cinque sui album: “How to kill complex numbers” del 2016, che avevo recensito tempo fa nel blog e che mi aveva fortemente impressionato;
“Fragile – Birth of a Square”, sempre del 2016, un dvd realizzato con Mattia Scappini (live painting);
“The Black Box Theory”, del 2018, prodotto da Setola di Maiale e realizzato assieme a Ivan Valentini (alto and soprano sax, objects and live electronics);
“Fumàna”, cd del 2020 ideato, sempre per Setola di Maiale, con il Trio Eskimo (Alberto Bertoni, poetry,Enrico Trebbi, poetry e il ritrovato Ivan Valentini, sax);
Proprio di recente si è aggiunto un nuovo album creato con un nuovo organico, Luca Perciballi Organic Gestures (con Andrea Grossi, double bass, e Andrea Grillini, drums and percussion), dal titolo “Approximately Grids With A Plan”, prodotto dalla etichetta berlinese Aut Records.
Tutti album molto interessanti, dalla marcata vena sperimentale. Il Perciballi, infatti, si definisce, intelligentemente: “Guitarist, composer and sound designer from Italy”. Una delle sue caratteristiche primarie, infatti, è quello di suonare il suo strumento, una Fender Telecaster. in modo assolutamente non idiomatico. Quando parlo di chitarra non idiomatica, faccio un esplicito riferimento alle idee di Derek Bailey in merito alle varie forme di improvvisazione. Con chitarra non idiomatica non intendo solo una pratica estetica, ma anche una sorta di esercizio etico, e forse politico, un modo diverso di suonare per chi suona e per chi ascolta. Una trasformazione del mondo e di noi stessi, volta a creare qualcosa di diverso da una rimescolazione dei generi in chiave post moderna. È un esercizio musicale, estetico che crea un nuovo universo acustico, acusmatico, la cui creazione rappresenta una nuova visione dell’organizzazione estetica etica e musicale della chitarra. La musica di Perciballi esprime una curiosità che ci permette di distaccarci da noi stessi, esprime lo sconvolgimento di non conoscere la propria strada, di essere smarriti, esprime il tentativo di sapere se si può pensare e vedere in modo diverso. Suonare in questo modo è, appunto, un esercizio di pensiero. Luca Perciballi è un improvvisatore raffinato e maturo, con una chiara visione di ciò che vuole portare avanti, ma la sua musica mi sembra andare oltre l’improvvisazione: è il suo modo di concepire di interpretare la chitarra che mi affascina.
Dicevo che nel suo sito Internet Luca Perciballi si definisce chitarrista, compositore e sound designer, è una definizione molto intelligente e molto reale: il suo modo di suonare mi sembra un tentativo di ricondurre l’improvvisazione, la composizione, ogni dimensione del suono della chitarra elettrica in uno stato più concentrato e, allo stesso tempo, meno limitato e costretto. Perciballi sembra cogliere ogni opportunità, sia in senso tradizionale, che in senso innovativo per cercare, per trovare una modifica aperta e mai definitiva del già noto. La sua musica è continuamente in via di cambiamento e di perfezione, non è mai fissa ed è troppo sfuggente per analisi e descrizioni precise. Trovo angosciante quella che sembra essere la prassi consueta degli scritti sulla musica accademica, che trattano quella contemporanea, quella sperimentale come una sorta di attività musicale speciale praticamente segregata. Mi rifiuto di vedere un musicista sperimentale come uno specialista di nuova musica quasi che la musica per essere normale e non specializzata debba configurarsi come una sorta di archeologia sonora. Gli sono sinceramente grato per questo sua apertura mentale e musicale, è impossibile annoiarsi con Luca Perciballi.