Suoni, incontri e esplorazioni con Fred Frith, The Fred Records Story Vol 1 -2 – 3 su #neuguitars #blog
“Improvised structures – the perception that they mostly consist of “boring” bits that lead to “exciting” bits; but if you attempt to cut out the boring bits by making very short “exciting” pieces, the result is the creation of stereotypes, self-conscious attempts to exite, predictable ways of manipulating the audience…easy to fall into traps, but better to resist simplistic definitions in the first place. Learning to empty yourself before playing.”
Fred Frith – Tapped Teeth – Arcana pag 311
Fred Frith. Henry Cow, Residents, Robert Wyatt, Naked City, Brian Eno, Ensemble Modern, Art Bears, Amy Denio, Violent Femmes, Heiner Goebbels, Skeleton Crew, Massacre, solo per citare alcuni punti di riferimento. Chitarrista, multistrumentista, compositore e improvvisatore inglese, uno dei personaggi più longevi e vitali all’interno di un campo d’azione che spazia dall’improvvisazione pura al rock, dalla composizione alle ardite forme creative newyorkesi e giapponesi. Il buon Enrico Bettinello così scriveva qualche anno fa su Blowup Magazine, credo fosse il numero 100, settembre 2006: “Nato nel 1949, figlio di un discreto pianista dilettante, nel suo cammino di strumentista Frith incontra per primo il violino, di cui prende lezioni sin da piccolissimo, per poi rivolgersi alla chitarra nella prima adolescenza. Gli ascolti nell’ambiente familiare sono già all’epoca particolarmente variati: dal jazz di Django Reinhardt al pop degli anni Cinquanta, passando per i più fascinosi compositori del primo Novecento, da Bartòk a Debussy. Influenze diversificate e incrociate, che reincontreremo più avanti, dal momento che le prime esperienze di Frith sono nell’ambito del folk inglese e del suo circuito di club….”
Tracciare una storia dettagliata e completa di questo artista è cosa ardua, che richiederebbe non un post su un semplice blog, ma uno spazio le cui dimensioni fisiche sono difficile da calcolare: un ipertesto ramificato ed esteso quanto la sua corposa discografia, un impresa titanica. Uno dei problemi, infatti, è cosa ascoltare, da dove iniziare e come continuare. Se date un’occhiata su discogs.com troverete una lista di oltre un centinaio di titoli a suo nome e oltre 900 titoli nei credits. Una discografia di tutto rispetto in cui non è agevole muoversi.
Per fortuna, nel corso di questo 2021 ormai al termine, il Professor Frith sembra aver deciso di agevolarci il compito realizzando tre cofanetti di cd, che ci permettono una esplorazione guidata, agevole e obliqua all’interno della sua ricca attività discografica. Ogni box contiene 9 cd e un booklet con fotografie e estesi commenti da parte del Professore stesso.
Il primo box, intitolato “Rocking the Boat” contiene: il leggendario Guitar Solos, Gravity (with Etron Fou Leloublan and Samla Mammas Manna), Cheap at Half the Price, Killing Time (with Bill Laswell and Fred Maher), Impur (for very large ensemble), Middle of the Moment (film score), Keep the Dog (doppioCD feat: Rene Lussier, Bob Ostertag, Zeena Parkins, Jean Derome and Charles Hayward). Più il bonus CD Dropera.
Il secondo box, intitolato “Crossing Borders”, che contiene: Live in Japan, Speechless, Prints, Step Across the Border (film score), Impur, 2, Art of Memory II (with John Zorn), Skeleton Crew (double CD). Più il bonus CD Helter Skelter (remastered)
Il terzo cofanetto, “Stepping Out”, contiene Technology of Tears, Propaganda, Allies, Accidental, The Previous Evening, Happy End Problem, Nowhere, Sideshow, Field Days. Più il bonus CD Inimitable (previously unreleased)
Chi legge il blog sa che io non amo fare playlist di merito di alcun genere. La musica non è una gara, non è un qualcosa fatta per chi arriva primo, e le categorie di genere e di gusto mi annoiano. A dire il vero, non sono neanche tanto sicuro della qualità delle mie scelte. Però non posso fare a meno di consigliarvi questi tre box, che, tra l’altro, sono in vendita anche a un buon prezzo.
“Music is an act of transformation—air moves, waves travel, membranes vibrate, bodies are altered. When I use objects to produce sounds from a guitar, I’m also transforming them. The paintbrush, the clothes the doweling rod, the alligator clip, the ball of string, the bag of rice, chains, the tin can, these may all be familiar objects. When I use them as mediators, though, they can no longer be defined by their intended function. Instead they become magical objects with mysterious powers, and although at first you may laugh at the idea of someone playing the guitar with a paintbrush, eventually you won’t notice it any more. The brush has become, not invisible exactly, but altered beyond recognition.”
Fred Frith – On dirt, revelations, contradictions, and breathing through your elbows – Arcana V pag 131
Con relativa fatica, infatti, ci danno la possibilità di sbirciare all’interno del vasto mondo musicale di Fred Frith. Un mondo estremamente complesso, variegato, alieno alle categorie di genere. Frith sembra muoversi con rilassata disinvoltura in ogni ambito; collaborazioni, composizioni, dai solo ai tanti duo, Skeleton Crew, Massacre, improvvisazioni radicali, colonne sonore, musiche per la danza…è un mondo enciclopedico, dove i confini sono entità e concezioni labili, sfumate. Un mondo circolare, quadridimensionale, fitto di talmente tante connessioni da sembrare una rete neurale. Questi tre cofanetti mi ricordano un racconto fantastico di Robert Heinlein, “La casa nuova”, dove un brillante architetto, Quintus Teal, decide di costruire una abitazione singolare: un tesseratto. Un tesseratto è l’equivalente quadridimensionale di un cubo. Le sue facce sono 8 cubi tridimensionali, che nel racconto di Heinlein, diventano le 8 stanze della casa costruita come un tesseratto dispiegato. Durante la visita all’immobile, sia l’architetto sia gli aspiranti acquirenti si trovano decisamente spaesati nell’esplorare gli ambienti della casa. Tale difficoltà aumenterà quando il tesseratto si ripiega su se stesso a causa di una scossa di terremoto nella vicina faglia di Sant’Andrea. Non vi racconto come va a finire, ma vi garantisco che la musica di Frith offre una forma di spaesamento simile.
“As a composer I sometimes find myself saying to performers: “Let the music be what it is, you don’t need to add anything to just stay out of the way and let it speak for itself.” Recording music is a revelatory process, like sculpture. The act of ently stripping away results in what was concealed being revealed. Further, the inevitability of the result suggests that it required that very process in order to be revealed. Or the process may not be stripping away at all, but accumulating, patiently waiting to discover what “images” will signify when there are enough of them there.”
Fred Frith – On dirt, revelations, contradictions, and breathing through your elbows – Arcana V pag 131
Uno spaesamento, però, più che naturale, considerando la nostra obiettiva difficoltà nell’ascoltare musiche che presentano forme diverse a quelle appartenenti a canoni e generi ben noti. Frith in questo è maestro. Vi garantisco che, alla fine dell’ascolto di questi cofanetti, vi chiederete se davvero dietro di essi c’è sempre la stessa persona, la stessa mente creativa. Cercando di tirare un po’ le somme di un altro anno vissuto con le difficoltà a cui tutti noi, bene o male, ci stiamo abituando, penso che The Fred Records Story sia stato quanto di meglio, discograficamente, ci sia stato offerto nel corso del 2021. Vale il piccolo investimento fatto. Buon Anno e Buon Inizio a tutti voi!