L’impalpabile leggerezza di Blake Mills: Look, Verve, 2018 su #neuguitars #blog #BlakeMills

L’impalpabile leggerezza di Blake Mills: Look, Verve, 2018 su #neuguitars #blog #BlakeMills

Avrò riascoltato l’inizio non so quante volte. Non c’è attacco. Solo l’esplosione di una supernova già incominciata, con un lento, progressivo, inesorabile decadimento. Una caduta a spirale nel vuoto cosmico, accompagnata dal canto ascendente di angeli (o sono demoni) invisibili. Una tensione talmente impalpabile da diventare a sua volta texture. Se ci sono delle chitarre non si avvertono, sono state trasfigurate, come qualunque altro possibile strumento qui utilizzato non ne rimane alcuna traccia. “A small collection of vintage guitar synthesizers that Roland made at the end of the 1970’s.” scrive Blake Mills all’interno della confezione del cd. Gli credo ciecamente, non posso fare altro, perché le mie orecchie sono cieche a loro volta. Mi sono perso nella mappa, forse perché non è mai esistita.

Chiedo scusa, sono partito in quarta. Meglio andare per ordine. Mentre scrivo queste note, un po’ esaltate, sto ascoltando, per l’ennesima volta, il cd “Look” di Blake Mills, prodotto dalla Verve nel 2018. E’ da quasi un anno che lo metto sul mio lettore cd e lo ascolto. Ogni volta prendo appunti, cerco di capire perché mi affascini così tanto, rifletto, cancello e riscrivo; forse adesso ce l’ho fatta. So che qualcuno di voi pensa che io sia un intenditore di musica. La verità è che do solo retta alle persone di cui mi fido, col risultato di ascoltare, sempre, cose fantastiche. Ho fatto così anche questa volta: un anno fa circa, Teho Teardo mi ha mandato la foto di questo cd. “Disco molto bello – mi scrisse – di cui non se ne parla abbastanza”. Aveva ragione. “Underrated” scrivono gli anglosassoni; “sottovalutato” replichiamo noi italiani. Un peccato, davvero, ma forse è giusto così. “The music of Look was not created with the intention of ever being heard.”, scrive sempre Mills. Un album che non doveva uscire? Una musica creata per un altro scopo? Il prodotto del caso, del gioco?

In all honestly, Look is probably a good representation of whatever’s going on in subconscious of my musical tastes. I don’t know if you would call this through-composed, but the music all came from about a period of 45 minutes of just improvising in drop D on guitar synth.”*

“Look” è la colonna sonora per un film mai realizzato. Un qualcosa che è emerso a posteriori, senza una volontà iniziale. “Look” è il documento, il documentario di un’esperienza.

I was in the studio for about a week, just experimenting with different guitar synths that I had acquired, and learning how to use them and what they could do in a studio context – running certain parts of the synth, like the bottom end of it out to one chain and then the polyphonic section into another and just playing, getting inspired by a sound that was happening and playing off of it.”*

Qualcosa di molto giapponese. “Mushotoku”, cioè “lo spirito del non profitto”. Il distillato finale di un’esplorazione del suono, il raccolto che si ottiene quando, finito un lavoro, ci si gira e si vede la strada percorsa.

“Look” è un disco ambient, che sembra voler non tener conto delle condizioni previste dal suo genere. Non porta consolazione. Obbliga a un ascolto attento e circostanziato. Vuole risposte a domande che non si pone. Un album che parte da un passato tecnologico (paura del fallimento), di cui si libera, e da un futuro (attaccamento al risultato), di cui non si avverte la necessità, per vivere pienamente un eterno presente, in cui porre la massima attenzione ad ogni piccolo gesto, assaporando il gusto di quello che si sta facendo. Solo per il gusto di fare dellʼArte, così, senza scopo. Solo per il gusto di esplorare, di vedere, di sentire se c’è qualcosa.

All of the stuff on Look came from that… under an hour of messing around in D. Then when I went back and listened a few months later, it felt like there were these moments where there was like a melody or a passage that felt kind of interesting and beautiful. It just had an interesting pace to it.”*

“Look” è un album di musica cinematica circolare, che non esprime il minimo senso di frustrazione. Inizia e finisce su di se stesso, perché è costruito su di se stesso. Blake Mills è un grande musicista, basterebbe un solo album così per cambiare la propria carriera, indirizzandola vigorosamente verso la produzione di colonne sonore. “Look”, invece, sembra essere stato solo un momento di passaggio, una fotografia, messa in un “curricul vitae” che esprime il continuo desiderio di nuove esperienze e una elevata idiosincrasia per il rispetto delle distinzioni di genere.

I elaborated on those moments and kind of chopped stuff up so that it would encapsulate a certain idea and added stuff to it. The stuff on the record that has a beat was not music that was [originally] played to a beat. The beat sort of weaves through what had happened.”*

Il risultato è eccezionale. Grazie ancora a Teho Teardo. Seguite i consigli di chi vi fidate.

* Blake Mills on the 45 Minutes that Led to ‘Look’ – Fretboard Journal