Modus Novus | Quartet for the End of Time | iapetus (iapetus-store.com)
Tõnis Leemets – Vikipeedia (wikipedia.org)
Mart Soo – Vikipeedia (wikipedia.org)
Mi piace fare ordine nel mio archivio di dischi. Riscopro cose che avevo ascoltato e apprezzato in passato, ma poi archiviato in un flusso continuo di nuovi arrivi e di nuove musiche. Così facendo capita di riscoprire cose fantastiche, come questo cd del Quartet for the End of Time (Robert Jürjendal, Tõnis Leemets, Markus Reuter, Mart Soo), uscito nel 2012 per la casa indipendente Iapetus. Ma come ho fatto a metterlo da parte dieci anni fa? Questo album è impressionante, suona interessante e fresco ancora dopo più dieci anni.
Perché questo cd mi interessa così tanto? Perché penso sia il risultato finale di un approccio totalmente concettuale alla musica, un approccio affascinante.. Prima di tutto questo cd sembra essere lo sviluppo programmatico di un Manifesto. Arthur C. Danto scrive nel suo bellissimo libro “Dopo la fine dell’arte” che “Il manifesto circoscrive un determinato tipo di arte e di stile e lo dichiara, in linea di massima, l’unico che conta.” e questo cd non sembra esente da questo tipo di narrazione.

All’interno del cd, infatti, troviamo questo testo, che trascrivo integralmente:
Manifesto
1) Extend the moment by resisting the temptation to consciously entertain. For example, if something feels like it is going on for too long, make it go on for much longer.
2) Challenge the listener by using ambiguous harmonic material. More precisely, use modes of limited transposition exclusively.
3) Improvisation is not a valid tool to create something new. Improvisation may only happen on one of the following levels: rhythmic, pitch, thematic, dynamic, formal. Interaction guided by quality listening is not improvisation.
4) One musical idea per piece is more than enough.
5) It is pointless to give people what you think they expect. Honour your audience by contributing to the self-actualization process of each listener.
6) Allow the music to take on symphonic proportions. The whole is larger than the sum of its parts. Also, the part is larger than the sum of its parts.
7) Music lives in live performance.
Sette punti programmatici. Uno per ciascuno dei brani che compongono il cd. In un certo senso, “Modus Novus” esibisce una realtà modernista, il ritorno a un tempo in cui ciascun movimento concepiva la propria arte nei termini di una narrazione di recupero, scoperta o rivelazione di una verità perduta o soltanto vagamente intravista. Questo cd sembra puntellare la propria narrazione su una filosofia della storia che definiva il significato della storia in base a una condizione di arrivo, identificata con la vera arte. Una situazione molto diversa da quella a cui siamo abituati nei nostri liquidi giorni. “Modus Novus” esprime tutto questo fin già dal titolo. La sua musica sembra indicare che esiste un tipo di essenza metastorica nell’arte, sempre e in ogni luogo identica, che si manifesta solo attraverso la storia. Ciò obbligherebbe l’ascoltatore a una lettura astorica della storia dell’arte, in cui tutte le espressioni artistiche sarebbero di fatto identiche, tutta l’arte, ad esempio, sarebbe essenzialmente astratta, una volta strappate le maschere o rimosse le contingenze storiche non inerenti all’essenza dell'”arte in quanto tale”. La musica del Quartet for the End of Time suona, infatti, quasi astorica, lontana da ogni forma corrente. Algida, lontana, colta, assente da emozioni e distrazioni di ogni sorta. Rigorosa e intellettuale. “Modus Novus” sembra funzionare come un “paradigma”, lontano dalla mimesi, dalla rappresentazione di una realtà ambientale, sociale, culturale, attuata perseguendo a vari livelli (ideologico, stilistico, documentario, ecc.) l’obiettivo di una riproduzione il più possibile realistica e impersonale di tali realtà. Se il contributo fondamentale dell’epoca dei manifesti è l’avere introdotto la dimensione filosofica nel cuore della produzione artistica, il merito di questo album, così rigoroso, astratto e concreto allo stesso tempo è averci, per un attimo riportati a quell’epoca. Robert Jürjendal, Tõnis Leemets, Markus Reuter e Mart Soo sono quattro musicisti rigorosi, hanno saputo creare questo album la cui musica sa di poter aleggiare nel tempo in modo indefinito. In un Modus Novus, appunto.
