Qualche volta il tuo passato torna per perseguitarti: “All Lights Fucked Up on the Hairy Amp Drooling ” di Godspeed You! Black Emperor su #neuguitars #blog #GodspeedYou!BlackEmperor

Qualche volta il tuo passato torna per perseguitarti: “All Lights Fucked Up on the Hairy Amp Drooling ” di Godspeed You! Black Emperor su #neuguitars #blog #GodspeedYou!BlackEmperor

▶︎ all lights fucked on the hairy amp drooling | Godspeed You! Black Emperor (bandcamp.com)

https://mega.nz/folder/xv4EjL6a#j3A53LqQIU0ty2S1Agzuvw

https://archive.org/details/gybealfothad

SIDE A
drifting intro open / shot thru tubes / threethreethree / when all the furnaces exploded / beep / hush / son of a diplomat, daughter of a politician / glencairn 14 / $13.13 / loose the idiot dogs / diminishing shine / random luvly moncton blue(s) / dadmomdaddy

SIDE B
333 frames per second / revisionist alternatif wounds to the hairkut hit head / ditty for moya / buried ton / and the hairy guts shine / hoarding / deterior 23 / all angels gone / deterior 17 / deterior three / devil’s in the church / no job / dress like shit / perfumed pink corpses from the lips of ms. celine dion

Ammettiamolo. I Godspeed You! Black Emperor possono perfino risultare antipatici, con l’aurea di culto che da tempo immemore li circonda e li giustifica. E come ogni culto anche loro hanno il loro Santo Graal, il loro “urklang”, il suono, il momento da cui tutto è nato, tanti anni fa. Oggetto di tanta dedizione e immacolato entusiasmo è una cassetta, registrata nel 1993, un collage di 70 minuti e 27 tracce realizzato da uno studente universitario di 23 anni alle prime armi, Efrim Manuel Menuck, emersa online dopo un quarto di secolo di ansiose speculazioni da parte dei fan.

“I always expected it would appear on the internet one day, and I always had this internalized thing of ‘Maybe I should get ahead of that and just put it out,’” Efrim Manuel Menuck disse poche settimane dopo dalla sua casa di Montréal, poco prima di iniziare un tour con i Godspeed. “But I don’t want to negotiate with that logic. I don’t want to have to do something because I ‘have’ to. Who wants to make choices or decisions based on purely external factors?

Pubblicato nel 1994 in due edizioni per un totale di 33 cassette, il leggendario nastro era diventato una vera ossessione per i fan di Godspeed, al punto che diverse versioni contraffatte sono apparse spesso online, amplificando solo l’intrigo e il mistero ad esso collegato. La cassetta divenne una sorta di Holy Grail, un ossessione di natura hauntologica, a cui i veri credenti della band si sono spesso appellati, chiedendone con insistenza una pubblicazione ufficiale.

“I’ve worked hard at demystifying what the cassette was, and what the context of it was. People got hung up on what they thought was the more interesting story, the mystery of the thing,” continua Menuck “There’s nothing mysterious. It’s of its time, and it is what it is.”

Il 14 di febbraio, il giorno di San Valentino, la registrazione è emersa su Bancamp, impegnandone tutti i proventi delle vendite per la campagna del CJPME per fornire ossigeno medico alla Striscia di Gaza. Le 27 tracce, un caleidoscopio di grigi riff lenti, punk veloce, strumentali taglienti e campioni manipolati, sono stati condensati in quattro pezzi obliqui. “No relation to the band that followed,” Ha scritto Menuck, nel tentativo, non molto riuscito, di marcare una differenza tra questo vecchio progetto solista e i drone e le maree sonore che i Godspeed avrebbero infine realizzato. Una registrazione in puro stile DIY, vero low-fi, quasi imbarazzante nella sua primordiale innocenza. Quello che era stato definito come “a retirement letter”, un progetto realizzato nel corso del 1993 in una totale povertà di mezzi: un TASCAM Portastudio, una chitarra Hagstrom III, un amplificatore Yorkville e un Roland Space Echo aggiustato in modo artigianale, in realtà diventò l’embrione che portò alla nascita dei Godspeed e della loro musica. Un anno dopo aver realizzato il nastro e aver distribuito le prime dozzine di copie, uno dei destinatari chiese a Menuck di aprire uno spettacolo a Montréal, spingendolo a mettere insieme una band. Presto arrivò un altro invito a suonare, nel New Brunswick, dove Menuck vendette altre 20 cassette. Seguirono altri concerti, altri membri si aggiunsero alla band, altra musica venne pensata e creata. Quando i Godspeed iniziarono a pianificare il loro LP di debutto, F♯ A♯ ∞ del 1997, una costola, un riff ideato durante le jam notturne che diventarono All Lights, venne estratto creando il tema di apertura di “The Dead Flag Blues”. Ora possiamo ascoltarlo tutti. Il velo è stato squarciato e “All Lights Fucked Up on the Hairy Amp Drooling” non è più quel mistero di cui, per così lungo tempo, ci siamo interrogati.

“I was with a group of people, and we had engagement with each other. We were figuring out how to engage with the world together,” conclude Menuck “That was a big missing piece in my life, and none of it would have happened if I hadn’t made this goofy little cassette.”