
Spiralis Aurea | Stefano Pilia | Die Schachtel (bandcamp.com)
Lo ammetto. Ho ceduto al mio istinto di collezionista, e ho fatto bene: edizione Deluxe 2LP, tiratura limitata di 250 copie, copertina stampata con qualità tipografica, inserto di lamina in d’oro, elegante libretto. Il prodotto di design discografico dell’anno, superarlo sarà davvero difficile: Stefano Pilia e la casa discografica indipendente italiana Die Schachtel hanno dato davvero il massimo. « Tutto è musica», ha dichiarato un giorno John Cage. Se ciò fosse vero, questo articolo, questo blog sarebbe privo di scopo già in partenza, perché le relazioni che cerco di cogliere fra la musica, la chitarra come strumento e mezzo tecnologico e culturale sarebbero in tal caso delle relazioni con tutto, in altri termini con qualunque cosa. John Cage era un abile creatore di aforismi, ma non tutte le sue dichiarazioni vanno prese troppo sul serio, non più di quanto si debba prendere sul serio la sua allegra risata zen. A farmi riflettere su questi aspetti è stato proprio l’ultimo lavoro di Stefano Pilia, “Spiralis Aurea”, un lavoro molto diverso dai suoi precedenti, se non altro per il fatto che, questa volta, Pilia ha scelto per se il ruolo di compositore. Credo esista per ogni strumentista, per ogni musicista il momento in cui scorge i limiti fisici, strutturali, culturali e sociali del proprio “attrezzo” di lavoro. Se ascoltate attentamente la discografia di Pilia, credo si possa scorgere il desiderio di un uomo volto a superare i limiti fisici del proprio strumento. Effetti, pedali, elettronica, tutto diventa lecito per far suonare la chitarra in un modo diverso, non solo dal punto di vista del suono, ma anche delle sue coordinate culturali e sociali.
Se «tutto è musica», dunque siamo nel campo della metafora, la quale legittima un certo uso delle parole, antico come il mondo, ma che cercherò di evitare perché non credo ci sia di alcun aiuto nell’ascolto di questo doppio LP. Che cosa significa per me la parola «musica» in “Spiralis Aurea”? In questo contesto penso di poter chiamare musica, e anche “Spiralis Aurea”, ogni fenomeno sonoro non direttamente riducibile al linguaggio quotidiano e che presenti una certa organizzazione ritmica e/o melodica. Ho scelto per “Spiralis Aurea” di adottare il termine «musica» nel senso più empirico e più ampio possibile del temine, cioè non come un’arte bensì come una pratica dai molteplici aspetti che vanno dal semplice delicato passaggio di un archetto sulla corda di un violino, all’accordo tuonante di un organo, dal passaggio delle dita su una tastiera di un pianoforte alla pletrata sulle corde di una chitarra elettrica, dall’intreccio di modulazioni prodotte da un quartetto per musica da camera ai suoni elettronici di un sinth. Come arte, invece, la musica è forse quella che più direttamente si rivolge alla sensibilità e, più di ogni altra, sembra consentire all’individuo di immergersi in uno stato di distacco che, a volte può essere definiti estatico o di essere colto da quel trasporto che la filosofia dell’antica Grecia chiamava «entusiasmo» e che, coinvolgendo come una possessione la totalità della persona, può in certi casi dare origine a forme di violenza quasi cieca. Pilia sembra aver attentamente studiato queste possibilità nascoste. La musica, come la poesia, che non è solo un gioco di idee e d’immagini, ma ha anch’essa i suoi valori ritmici e melodici, si articola nel tempo e qui risiede sicuramente il suo potere: permette un distacco, induce alla meditazione, alla mediazione. Pilia gioca con cellule melodiche, combinandole, concatenandole in modo sempre variabile, respingendo la sensazione di un ascolto ripetuto: melodie lentissime, intervallate da silenzi accuratamente misurati, un andamento da pittura zen, con volute che scompaiono lentamente nell’aria man mano che si formano. Questi suoni sono a volte così leggeri, da riuscire a muoversi nello spazio senza alcun appartenente sostegno ritmico, creando un’architettura quasi astratta. “Spiralis Aurea” è musica immateriale, serafica, sospesa fra cielo e terra, così differente da quella che si ascolta di solito, da provocare una sensazione di totale estraneità e di disorientamento. Ma anche di perfezione, tanto nella forma quanto nell’esecuzione. Perfezione dell’arte; perfezione dell’artificiale, dato che nulla è meno naturale di questi suoni ottenuti in gran parte con gli strumenti tipici della musica classica che completano la bella impressione di atemporalità causata da questa musica. Tutto ciò serve a suscitare una sensazione di insolito, a creare per mezzo della musica un mondo a parte. Un carattere astratto, quasi geometrico, conferito dall’assenza di parole. “Spiralis Aurea è singolarità, perfezione formale, immaterialità, non temporalità. E’ l’espressione dell’essere fluttuante, in qualche modo, fra l’essenza e l’esistenza. Bellissimo.
