
Cosa consideravamo sperimentale nel 1995? “The Experimental Guitar Series Volume 1” di Adrian Belew su #neuguitars #blog #AdrianBelew
the experimental guitar series volume 1: guitar as orchestra – Adrian Belew
The Experimental Guitar Series Vol 1: The Guitar As Orchestra | Adrian Belew (bandcamp.com)
Songs / Tracks Listing
1. Score With No Film (3:23)
2. Portrait of the Guitarist (7:22)
3. Piano Recital (1:42)
4. Laurence Harvey’s Despair (2:48)
5. Piano Ballet (3:35)
6. Rings Around the Moon (3:55)
7. Seven E Flat Elephants Eating the Acacia of a C# Minor Forest (7:20)
8. If Only… (5:06)
9. Alfred Hitchcock’s “Strangers on a Train” Starring Robert Walker (9:44)
10. Finale (5:35)
Siamo nel 1995 e Adrian Belew è in pieno impeto creativo, nei ritagli di tempo rimastogli durante le registrazioni degli album Vrooom e Thrak dei King Crimson, per i quali aveva scritto canzoni come Dinosaur, One Time, People, Sex Sleep Eat Drink Dream, Cage, Inner Garden e Walking On Air, produce questo cd dal titolo leggermente altisonante “The Experimental Guitar Series Volume 1”, che a distanza di oltre venticinque anni suona sia come una promessa mancata, sia come un interessante monito nei confronti dell’obsolescenza tecnica e dei suoni collegati alle tecnologie in voga in un determinato momento. Ma sarà meglio andare per gradi. Adrian Belew non ha finora trovato molto posto nel blog Neuguitars, una lacuna che sarà meglio cercare di colmare. Parliamo, dunque, di uno dei chitarristi più versatili che ci sia mai capitato di incontrare. Belew è giustamente ben conosciuto per la sua lunga carriera, tra il 1981 e il 2009, come cantante e chitarrista nel gruppo rock progressivo King Crimson. Ha, inoltre, anche una lunga carriera solista, con oltre quasi venti album da solista per Island Records e Atlantic Records in una gamma di stili diversi tra cui art rock, New Wave, pop-rock ispirato ai Beatles, rock progressivo e noise sperimentale. Belew ha anche lavorato a lungo come turnista e in tourné con le band di Frank Zappa e David Bowie, Talking Heads, Laurie Anderson e Nine Inch Nails, oltre che per Paul Simon, Tom Tom Club, e altri. Belew ha anche lavorato nella progettazione di strumenti, pedali e nella multimedialità, collaborando con Parker Guitars per aiutare a progettare la sua chitarra firmata Parker Fly e progettando le sue app mobili iOS, “FLUX by Belew” e “FLUX:FX”. “The Experimental Guitar Series Volume 1: The Guitar as Orchestra” è il suo nono album solista di Adrian Belew, pubblicato nel 1995, il suo primo album tutto strumentale/sperimentale dai tempi di “Desire Caught By the Tail” del 1986. Nato originariamente come il primo di una serie di album Experimental Guitar, che avevano l’obbiettivo di esprimere concetti musicali che altrimenti non sarebbero stati pubblicati dalle etichette discografiche convenzionali, in questo album Belew esegue dieci brani, dieci composizioni personali utilizzando una Fender Stratocaster personalizzata e utilizzando elementi tecnici come Roland GR1,GR50 & GR700 guitar synths, Korg A3 guitar processor, Roland 330 delay, Midi Mitigator, Valley 730 digital compressor, in poche parole liberamente abusando della tecnologia allora a disposizione.

Secondo le note di copertina: “As the name implies, this is modern classical music in which the guitar plays the role of the various components of an orchestra. Every sound on the record is made with guitar. Part of the experimental nature of the music comes in designing those sounds rather than using samples of actual instruments. The compositions themselves were experiments.” L’idea di base è in sé interessante, portare ai limiti le potenzialità offerte dalle nascenti tecnologie applicabili alla chitarra, gestendola come un’orchestra, sviluppando nuovi suoni al posto di semplici campionamenti di strumenti già esistenti. Purtroppo, per quanto interessante possa sembrare, “The Guitar As Orchestra” percorre un sentiero creativo molto autoreferenziale, che non offre molto in termini di vivacità o intrighi. Senza voler togliere nulla ad Adrian Belew, sia come chitarrista rock che come guru sperimentale, questo album manca di meandri colorati e di sottili convenevoli. Se l’idea di Belew era quella di sostituire gli strumenti orchestrali con la sua chitarra, continuando a produrre una musica di fatto strettamente ancorata a stilemi classici triti e ritriti, allora in questo cd il senso di innovazione svanisce dopo il primo paio di tracce. Quella che, in teoria, poteva essere un’ottima idea, in realtà si dimostra essere una cosa piuttosto monotona e priva di bagliori. Titoli come “Strangers on a Train” di Alfred Hitchcock con Robert Walker e “Portrait of a Guitarist As a Young Drum” possono sembrare allettanti, ma sono avvincenti solo di nome. C’è un altro aspetto, che però non poteva essere previsto da Belew: il rapido “deterioramento” dei suoni da lui usati, causa la veloce curva di decadimento della tecnologia. La musica registrata su questo album viene immediatamente identificata come appartenente a un determinato periodo storico, proprio in base alla qualità dei suoni generati elettronicamente dalla chitarra. E’ la “maledizione” della sperimentazione, il desiderio feroce di superare i limiti precedenti, consegnandoli alla storia, alla ricerca di una nuova frontiera inesplorata. Qui è il suono stesso ad essere invecchiato precocemente, superato da nuovi effetti e pedali, maturato all’interno di una struttura musicale che era già superata in partenza.
Mentre Belew sperava che questo album sarebbe stato apprezzato per le sue idee innovative, la maggior parte dei critici non seppe cosa fare di questo lavoro d’avanguardia e la severità o l’indifferenza combinate delle critiche scoraggiò l’intenzione di Belew di continuare con la serie Experimental Guitar. Sebbene fosse stato pianificato di creare un seguito intitolato “The Animal Kingdom”, Belew decise di non continuare su questa strada: “there was supposed to be a second experimental guitar record but after recording the 12:13 title track Animal Kingdom (which ended up on Coming Attractions) I ran out of steam and shelved the idea. Besides, as I soon learned, not many people care much for experimental guitar records.” Adrian Belew