Il ritorno del Miles elettrico e degli anni ’80 su #neuguitars #blog #MilesDavis

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That’s What Happened 1982-1985: The Bootleg Series Vol. 7 | Miles Davis Official Site

Perché parlare di Miles Davis in un blog dedicato alla musica per chitarra sperimentale, d’avanguardia e contemporanea? Personaggio iconico, innovatore, anticipatore di tendenze musicali, Davis è sempre stato un precursore, un’antenna artistica sensibile ai cambiamenti sociali e culturali, capace di giocare d’anticipo, rifiutandosi di incarnare ruoli consolidati e stereotipati. Questo eccezionale cofanetto di tre cd, “Miles Davis The Bootleg Seeries Vol. 7”, dedicato al suo periodo più “pop”, tra il 1982 e il 1985, ci mostra un Miles particolarmente attento all’uso della chitarra elettrica, in compagnia di tre giganti come Mike Stern, John Scofield e John McLaughlin.

Credo sia opportuno fare prima un po’ di storia. Sin dai primi anni 2000 un team di produttori della Sony aveva avviato il recupero di inediti, live e registrazioni di studio integrali e mai ascoltate prima di Miles Davis, soprattutto del periodo post ‘Bitches Brew’, quello della ‘svolta elettrica’. Questa serie di corposi boxes venne denominata ‘Miles Davis – The Bootleg Series’, titolo sicuramente interessante dal punto di vista commerciale, ma anche fuorviante, dal momento che in gran parte si trattava di registrazioni ufficiali, realizzate professionalmente e scartate solo per questione di formato discografico e di sovrabbondanza della produzione davisiana.

IL primo cd è caratterizzato in massima parte da registrazioni in studio provenienti dalle session di ‘Star People’ (1983), album che segnò il rientro sulla scena di Miles, assieme al precedente ‘The Man with a Horn’ del 1981. Nell’estate del 1975, dopo oltre 30 anni di musica ad altissima gradazione artistica, Miles si ritirò dalla musica. Le scuse ufficiali furono la salute cagionevole e un pesante esaurimento nervoso. Un periodo oscuro della sua vita, che lo vide impegnato con un mix micidiale di sesso, cocaina, cognac e droghe. Queste musiche segnarono il suo ritorno sulla Terra, pronto a recuperare il tempo perduto. Accanto al trombettista, che si concede anche qualche sortita alle tastiere, sono John Scofield e Mike Stern alle chitarre, J.J Johnson al trombone, Bill Evans ai sax tenore e soprano, Marcus Miller al basso elettrico, Mino CInelu alle percussioni ed Al Foster alla batteria. Alla consolle il deus ex machina Teo Macero.

Nel cd sono anche contenuti due brani in cui Miles si prestò come produttore di un gruppo che comprendeva Scofield, Darryl Jones, Robert Irving III (elettroniche) e Mino Cinelu. I pezzi provengono da una cassetta personale di Scofield, messa a disposizione per l’occasione. Il secondo CD arriva dal 1985, dalle sedute di “You are under arrest!”. dove oltre a uno Scofield in vero stato di grazia, a Jones e Foster, compaiono anche Bob Berg al sax, Robert Irving III alle tastiere, Vince Wilburn Jr e Steve Thornton alle percussioni e drum machine, ed in un brano fa un’apparizione nientedimeno che il grande John McLaughlin.

E’ il momento pop, per eccellenza, dove Davis si impadronisce di ‘Time after Time’, ‘What’s Love got to do with it’ e ‘Human Nature’ soffiandoli a Cindy Lauper, Tina Turner e Michael Jackson, trasformandoli in nuovi standard e dando loro una nuova vita. Il terzo cd comprende un intero concerto dal vivo tenuto a Montreal nel 1983, con Davis in compagnia di Scofield, Evans, Jones, Foster e Cinelu, e varrebbe da solo l’acquisto di questo eccezionale cofanetto. Davvero una splendida strenna natalizia. All’epoca questa musica fu contestata dai vecchi fan di Davis. L’accusa fu di apostasia. Miles venne bollato come un eretico per aver intrecciato i fili del jazz con quelli del funk e del pop. Per aver abbandonato una strada tracciata e sicura, per aver ancora una volta negato la propria coerenza artistica.

Accuse di cui il buon Miles dovette essersene fatto una ragione, continuando per la sua strada. Ascoltando queste musiche ci si accorge del ruolo innovativo che aveva assegnato ala chitarra elettrica. Non più usata come strumento di accompagnamento, Davis diede alla chitarra jazz una nuova consacrazione, definendola come uno strumento in senso compiuto, affrancandolo anche dalle mode del rock. Tutti i chitarristi presenti in questo box sono, a loro modo, tre maestri di stile e innovatori, e hanno saputo innalzare il linguaggio chitarristico, senza rinnegarne la natura popolare. Credo che la grandezza di queste musiche consista proprio in questo: innestare linguaggi in forme nuove, rileggere e svecchiare stereotipi rock e jazz, generare una nuova sintesi funzionale a anticipare gli inevitabili cambiamenti nella società. Mike Stern, John Scofield e John Mclaughlin hanno saputo crearsi delle carriere indipendenti, portando avanti i loro stili e lasciando un segno profondo nella storia delle chitarra, ma è stato Miles Davis a mostrare la strada, a dimostrare che si poteva osare, che le convenzioni, sopratutto quelle musicali, potevano essere infrante. Viva Miles!