Pablo Picasso, il primo chitarrista contemporaneo su #neuguitars #blog #PabloPicasso

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Nel suo saggio “Poesia di sinistra e di destra”, pubblicato nel 1946, l’intellettuale, poeta, regista, saggista, scrittore Pier Paolo Pasolini definiva l’arte come “un fatto naturale, un fatto naturale della società”. Pasolini riteneva che l’arte fosse un fatto sociale, e che lo fosse in quanto mezzo di comunicazione, “il più alto e completo mezzo di comunicazione che ci sia dato usare”1. Una definizione che anticipava di molti anni i cultural studies e che si muoveva lungo le orme lasciate da Gramsci, allontanandosi dalle idee di Benedetto Croce. Qualche anno dopo, era il 1962, Italo Calvino scrisse che Pablo Picasso era “l’unico uomo dopo Shakespeare che ha espresso il mondo e se stesso in modo totale”2. Nella stessa pagina Calvino aggiunge che il nome di Picasso ci rimanda a un momento della storia culturale del nostro secolo in cui i limiti dell’avanguardia parevano superati: Picasso è stato un mito e, probabilmente, anche il primo chitarrista contemporaneo. Il primo a portare la chitarra dall’universo popolare verso il mondo delle avanguardie.

1Pier Paolo Pasolini, Pasolini Saggi sulla Letteratura e sull’Arte, Tomo I, Mondadori, pag. 170

2Italo Calvino, Saggi 1945 – 1985, Tomo I, Mondadori, pag. 115

E’ il 1903. Pablo Picasso, nel pieno del suo “periodo blu” realizza un quadro intitolato “Il Vecchio chitarrista cieco”, un opera realizzata con la tecnica dei colori ad olio su una tavola delle dimensioni di circa 121 per 92 centimetri, attualmente collocata presso il Museo The Art Institute di Chicago, negli Stati Uniti. Nel quadro, si nota un vecchio mendicante, vestito soltanto con abiti scuciti e sporchi, appoggiato ad un angolo di una sconosciuta strada, che suona una chitarra. A parte la chitarra, che è colorata con una tinta bruna, il resto è tutto realizzato con colori blu, freddi, che stanno a significare per Picasso, miseria, solitudine e grande dolore. Il vecchio infatti, sembra che riesca a fatica a suonare la sua chitarra, provato dai lunghi anni passati in questa miserevole condizione, condizione che ha tutto, fuorché di umano. L’unica consolazione per questa tristezza e solitudine, sembra portata dallo strumento, infatti sia fisicamente che simbolicamente, la chitarra riempie lo spazio che l’esile corpo emaciato lascia vuoto, con la sua forma arrotondata, che quasi contrasta con le linee scavate del corpo umano, vecchio e stanco. Forse è l’unico mezzo di sostentamento per questo vecchio, che si consola con la sua compagnia e il suo suono. Il corpo è allungato, deformato e sproporzionato nei lineamenti, influenza che Picasso ebbe guardando molte opere del celebre pittore El Greco. In questi quadri, il grande artista spagnolo, in questi commoventi quadri, sembra voglia mettere una scintilla di speranza e di forza, e che anche se questi vecchi sembrano alla fine di ogni speranza, vi è sempre una piccola consolazione e gioia, come può essere il suono di una chitarra.

15 novembre 1913. Les Soirees de Paris, il giornale dedicato all’avanguardia artistica, pubblica una foto di un’opera di Picasso con la didascalia “PICASSO NATURE MORTE” che rappresenta una chitarra, come non se ne erano mai viste prima d’ora. Picasso aveva posizionato la sua chitarra di cartone dalla foggia insolita all’interno di un insieme di elementi molto diversi tra loro: fogli di carta da parati di bois di faux riprodotta meccanicamente con lo scopo di rappresentare un pannello di legno, un foglio piegato di carta con l’immagine di una bottiglia di Anis del Mono, un liquore tradizionale tipico dei caffè catalani, un pezzo di legno modellato come un fiocco. Il corpo stesso della chitarra è ritagliato in modo grezzo da una scatola di cartone industriale, la composizione è il risultato di un assemblaggio pionieristico, una forma di arte nella quale cose diverse, alcune create direttamente dall’artista, altre no, sono unite insieme per creare un effetto volutamente e visibilmente dissonante.

Coloro che credevano che l’Arte per definizione comportasse la necessità di una formazione accademica e l’uso di materiali tradizionali di eccellente qualità e durevoli, rimasero profondamente sconvolti dalla natura morta di Picasso. Diversi lettori di Les Soirees de Paris, presumibilmente scandalizzati da questa natura morta non convenzionale e da altre tre opere di Picasso pubblicate nella stesso numero, annullarono il loro abbonamento al giornale, confermando la notevole capacità di queste forme d’arte di provocare e scandalizzare il pubblico.

Quella natura morta trova un’altra testimonianza in una foto scattata tra il 1914 ed il 1916 nell’atelier parigino a Montparnasse al 5 bis della Rue Schoelcher dove Picasso posa per una fotografia un po’ sfocata e sbiadita che lo ritrae assieme alla Demoiselles d’Avignon, al Fumatore e a una curiosa Chitarra di cartone appesa alla parete. Il Cubismo con i suoi collages strappati ai giornali, i faux-bois e le loro prospettive ardite suonano come un tentativo disperato di portare l’arte al di fuori delle convenzionali citazioni ottocentesche e lontane anche dalla imperante faciloneria impressionista.

Nel 1912 appaiono i primi oggetti a tre dimensioni fabbricati con la tecnica dell’assemblaggio, nel momento in cui Picasso cerca nuovi mezzi e linguaggi che gli permettano di andare al di là delle due dimensioni concesse alla pittura; quest’opera infatti si allontana dai limiti spaziali della pittura e allo stesso tempo contraddice le consuetudini della scultura. In precedenza la scultura era prevalentemente dedicata alla rappresentazione del corpo umano: materiali solidi e duri erano i luoghi dove l’artista tramite la pratica del “levare” modellava e creava.

In “Chitarra” Picasso rompe questa tradizione, raffigurando un oggetto decontestualizzato dalla sua realtà quotidiana, attraverso materiali poveri e di recupero, una tecnica che prenderà il nome di “constrution”. “Chitarra” è uno degli esperimenti di composizione realizzati con la tecnica del papier collè, ora più astratti e sintetici, con l’aggiunta del colore. A tale proposito sembra che a partire dal 1912 sia Braque che Picasso, in reazione alle critiche fatte da amici e colleghi, i quali ritenevano la pittura dei due artisti troppo statica, decidessero di reintrodurre il colore e di elaborare nuove radicali soluzioni creative. Il 9 ottobre 1912; Picasso da Parigi scrisse a Braque che rimasto a Sorgues nel sud della Francia, dove aveva trascorso l’estate assieme dicendo che: “I am using your latest papery and powdery procedures. I am in the process of imagining a guitar and I am using a bit of dust against our horrible canvas.” Le sue parole annunciano l’inizio di quello che sarebbe diventato, nel corso dei successivi due anni un radicale periodo creativo di grande portata. Suggeriscono anche la presenza di una nuova ossessione creativa, forse cominciata a Sorgues, con la chitarra come soggetto e strumento principale. La sua apparizione coincide con l’introduzione di una serie di materiali non convenzionali, il cartone, la carta dei giornali, la carta da parati, gli spartiti musicali e la sabbia, e di processi ugualmente non convenzionali, in particolare il collage e la costruzione/decostruzione, nella creazione delle opere di Picasso. La lettera di Picasso a Braque chiaramente accredita all’amico l’invenzione di quello che lui descrive come “your latest papery and powdery procedures” con riferimento alle ormai perdute sculture di carta su cui Braque aveva lavorato nel soggiorno estivo a Sorgues e probabilmente ai suoi più recenti collage di carta bidimensionali, insieme alla sua pratica di mescolare sabbia e le altre sostanze nelle sue pitture ad olio. Tutte le opere di Picasso realizzate da quel momento in poi dimostrano il suo evidente interesse a queste nuove tecniche, particolare nell’applicare “a bit of dust” alle sue tele e ai sostegni di carta. E è quasi sicuro che le sue costruzioni in cartone, come nel caso di Guitar, composte unendo assieme carte e schede di tipo diversi, siano state concepite con la consapevolezza delle opere tridimensionali di carta di Braque.

L’artista spagnolo non poteva sapere che il suo intervento avrebbe comportato decisive conseguenze per tutta l’arte del XX secolo. Per opere come “Chitarra” sono stati usati i materiali più imprevisti, spesso molto umili, che ne costituiscono il fascino. L’opera ha le stesse dimensioni dell’oggetto reale, ma la forma ha subito la manipolazione: l’interno è stato sezionato, aperto come aperti sono gli oggetti rappresentati sulla tela. “Chitarra” è costituita attraverso pure intersezioni di figure geometriche semplici, sagomate e modellate in modo da alludere all’oggetto rappresentato. La tecnica è semplificata al punto da avvicinarsi più a uno schizzo che a un’opera conclusa. La linea curva ricompare anche se è sempre associata allo strumento musicale. Accanto al carboncino, materiale con il quale Picasso amerà molto lavorare, si innestano i mezzi consueti, quali i giornali e carta da parati, vere e proprie citazioni del vissuto quotidiano.Nonostante l’apparente freddezza di questa composizione, troviamo anche in “Chitarra” elementi simbolici che rimandano all’esterno. I giornali ritagliati, in questa come in altre opere dello stesso periodo, raccontano spesso di episodi di guerra, manifestazioni pacifiste, scioperi ed episodi di violenza. Guernica era vicina. Il vuoto che generalmente si percepisce attraverso il foro al centro della cassa di risonanza viene riempito da Picasso con un cilindro che si può vedere in tutta la sua tridimensionalità e ricorda la forma tubolare degli occhi di alcune maschere africane. Questa scultura ci permette una percezione dell’oggetto completamente diversa. Non solo si può vedere la chitarra, ma la si può analizzare, trapassandola e vedendone l’interno, la sua essenza di strumento che produce suono, musica. Cos’era la chitarra per Pablo Picasso? Un ritorno alla sua terra, e questo è certo, ma anche linee sinuosamente femminili da adattare alla propria creatività. La vocazione «popolare» della sua arte trova allora nella Chitarra un’icona ideale. L’osteria, le canzoni, il flamenco, le scritte Lopez e Madrid, la Spagna. Tra il 1914 ed il 1916 Picasso sviscera questo tema con l’energia di sempre e la leggerezza che lo distinguono. La tradizione dei liutai italiani ha le sue radici nel Rinascimento. Liuti, viole, violini e mandolini son la storia della maestria esecutiva ed il trionfo della fantasia mediterranea. Non molti anni dopo le chitarre di Picasso John D’Angelico nel suo laboratorio di Kenmare Street a New York costruisce i suoi rivoluzionari strumenti dal design innovativo tra cui brilla per qualità ed eleganza il modello New Yorker dagli intarsi in madreperla in stile decó. Grandi chitarristi come Pete Townshend e George Benson abbracciano quei capolavori assoluti. Il tempo di Picasso è quello in cui gli stili sono tutti contemporanei e si può cominciare ad essere ‘assolutamente moderni’.Picasso, che fa propria la discontinuità degli stili e la inserisce in un discorso artististico e pubblico che si trasforma in uno stile nuovo in quanto stile, è uno degli eroi culturali dello secolo scorso, libero dais egni della servitù ideologica e autore di un meta-linguaggio che significa al di là di ogni codice. Sono di quelli cui piace pensare che nulla avvenga per caso nel senso che certi fatti, certe coincidenze dall’aspetto straordinario se davvero sono frutto solo del caso paiono quasi sfiorare il mondo del magico. Devo ancora dire che la tesi di questo discorso ha da fare con la storia delle relazioni tra l’arte moderna e la cultura popolare con l’idea fissa che questa relazione sia uno degli aspetti principali e più vivi della storia dell’arte della nostra epoca. “Chitarra” non può non rimandare alle considerazioni di Pasolini e di Calvino, suscitando un’immediata riflessione a proposito della relazione che lega le due sfere di cultura high e low, le forme d’arte «alte» e quelle popolari. L’arte come fattore sociale, l’arte come la forma più alta di comunicazione. Picasso aveva già capito tutto, più di un secolo fa.


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