In un mondo post moderno le possibilità rimangono sempre infinite. “Another Possibility” di Christian Wolff su #neuguitars #blog #ChristianWolff #MortonFeldman

In un mondo post moderno le possibilità rimangono sempre infinite. “Another Possibility” di Christian Wolff su #neuguitars #blog #ChristianWolff #MortonFeldman

Le narrazioni sono le colonne portanti di quest’epoca, caratterizzata da una intensa accelerazione economica, sociale e artistica. Senza una storia, senza una narrazione qualsiasi cosa sembra grigia, priva di gusto e significato, una banale forma inerte. La musica contemporanea non fa eccezione, anzi, essendo priva rispetto alla musica classica dell’aura conferitole da un passato glorioso e rispetto alla musica rock del suo forte impatto cinetico, è ancora più dipendente dalla narrazione per riuscire a imporsi ad un pubblico più vasto. Il caso di “Another Possibility” di Christan Wolff è un esempio emblematico di questo desiderio di narrazione che ormai tutti ci accomuna. La sua storia merita un approfondimento, tutto nasce quando Morton Feldman compose “The Possibility of a New Work for Electric Guitar” all’inizio del 1966, su richiesta del suo collega Christian Wolff.

Wolff e Feldman sono stati due dei più importanti compositori americani della seconda metà del XX secolo. Meno noto è il fatto che, in quel periodo, Christian Wolff si esibisse anche come chitarrista elettrico. Wolff suonava lo strumento senza alcuna vera formazione e con una tecnica idiosincratica, spesso con la chitarra stesa sul pavimento o su un tavolo. “The Possibility of a New Work for Electric Guitar” sembra essere emersa da uno di quei casi del destino, durante un incontro tra i due compositori per suonare assieme. Feldman sedeva al pianoforte, ricavandone suoni che Wolff cercava di trasferire alla sua chitarra. Il risultato di questa indagine esplorativa venne annotato da Feldman, e in tal modo il lavoro prese forma. Nella stessa occasione, Feldman consegnò lo spartito a Wolff, in una forma praticamente compiuta, anche se alcune dichiarazioni sia di Feldman che di Wolff dello stesso periodo, suggeriscono che il lavoro non fosse veramente finito quando Wolff lo prese in mano. Feldman compose questa musica perché potesse essere eseguita in un concerto a New York, ma probabilmente senza ancora l’intenzione che diventasse un’opera definitiva e che potesse essere pubblicata.

A quei tempi la chitarra elettrica era ancora uno strumento raro nella musica classica e contemporanea, per non parlare della possibilità di un brano per solista, e quindi penso fosse normale per Feldman non aver ancora preso seriamente in considerazione come un lavoro solista per chitarra elettrica potesse avere una potenziale distribuzione. Christian Wolff eseguì “The Possibility of a New Work for Electric Guitar” in tre distinte occasioni: alla Library and Museum of the Performing Arts a New York (luglio 1966), presso Radio KPFA, San Francisco (29 luglio 1966) e all’Università di Harvard, Cambridge (14 maggio 1967). Sembra che venne fatta anche una registrazione del secondo concerto, cosa che si rivelerà decisiva per il futuro di quest’opera. Christian Wolff conservava l’unica copia della partitura di Feldman nella custodia della sua chitarra, strumento che venne tragicamente rubato, assieme alla partitura, dopo la terza esibizione. Da quel momento “The Possibility of a New Work for Electric Guitar” divenne una sorta di leggenda per quanto riguardava la musica contemporanea per chitarra elettrica, un vero e proprio mito che sembra aver finalmente trovato una risoluzione nella ricostruzione del chitarrista Seth Josel, pubblicata da Edition Peters. Vi prometto che ci ritorneremo più avanti nel tempo.

Quasi quarant’anni dopo le sue esecuzioni della musica originale di Feldman, nel 2004, Christian Wolff ricevette una commissione dal chitarrista olandese Wiek Hijmans.

Il risultato fu “Another Possibility”, un’opera per chitarra elettrica con chiare allusioni all’opera perduta di Feldman. In una certa misura, Wolff creò un nuovo brano cercando di ricostruire l’atmosfera dell’opera di Feldman, basata sul proprio personale ricordo della musica che aveva eseguito tanti anni prima, ma allo stesso tempo portante il suo personale marchio di fabbrica. “Another Possibility” è senza dubbio da considerarsi un’opera del tutto nuova; se confrontate con l’opera ricostruita di Feldman, le differenze sono più evidenti di qualsiasi somiglianza.

Wolff ha dato diversi importanti contributi allo sviluppo del ruolo di questo strumento nella musica da concerto, avendo composto alcuni dei primi lavori per caratterizzare lo strumento (la sua serie Electric Spring degli anni ’60) e molti altri pezzi degni di nota.

Questo pezzo mette in mostra molte delle caratteristiche tipiche del suo lavoro, in particolare il suo uso esoterico della notazione musicale, che sembra progettato per sbilanciare i musicisti incoraggiandoli a trovare il proprio approccio all’interpretazione delle direzioni esecutive, spesso piuttosto ambigue, di Wolff. Il compositore scrive deliberatamente passaggi che sembrano impossibili secondo le nozioni convenzionali della tecnica chitarristica, costringendo il musicista a trovare nuove soluzioni per mettere le dita intorno agli accordi e alle linee melodiche. Questi dispositivi aiutano a creare un’atmosfera di stravaganza e un’ingenuità e giocosità quasi infantili nell’esplorare il potenziale dello strumento.

Christian Wolff ha sicuramente avuto un lungo, intimo e affascinante sodalizio musicale con la chitarra, specialmente quella elettrica. Ha suonato la chitarra, il basso e anche un po’ banjo, e ha collaborato con un certo numero di chitarristi (tra cui Keith Rowe e Larry Polansky). Wolff sembra avere un profondo senso di ciò che è possibile e immaginabile per lo strumento elettrico.

La sua musica sembra essere raramente (per fortuna) “idiomatica”. Raramente si riferisce a, dipende da, o addirittura riconosce le tecniche della chitarra, o qualsiasi altra cosa musicale che l’interprete potrebbe aver imparato o essere familiare. Credo che la bellezza recondita in questo brano risieda nel fatto che Wolff sia un compositore reticente nel fornire segni di espressione, articolazioni, dinamiche e così via nei propri spartiti, lasciando agli interpreti ampi margini di libertà e di rischio. Nel tempo è diventato un brano ambito da chitarristi desiderosi di ampliare i propri confini artistici e ansiosi di confrontarsi con delle forme così “aperte”.

Bibliografia

A musical work emerges and disappears – Morton Feldman’s The Possibility of a New Work for Electric Guitar by Peter Söderberg www.cnvill.net/mfpossibility-soderberg.pdf

Six strings, ten fingers and the heterophonic ideal: Some thoughts on Christian Wolff’s recent guitar music (pre-publication draft) by Larry Polansky Polansky.Wolff.Six_Strings (dartmouth.edu)