Il senso del pop nella musica di Takuro Okada su #neuguitars #blog #TakuroOkada

“From his time with “Mori Wa Ikiteiru” up and through “Betsu No Jikan,” Okada’s ambition and curiousity intersecting with his evolution as a musician have led him to this question at the crossroads– “what is pop?”

▶︎ Betsu No Jikan | Takuro Okada (bandcamp.com)

Di solito non amo leggere le list dei best of dell’anno pubblicate da giornali, blogger, etc. Non perché io le consideri inutili, ma perché non amo le liste e le classifiche di questo genere e anche perché confesso di non essere mai stato in grado di farne una. Non riesco a stilare classifiche. Trovo già difficile esprimere un giudizio con una recensione, figuriamoci creare una classifica, dove indicare chi arriva primo e chi ultimo. Quest’anno ho fatto un’eccezione leggendo la list del Guardian ( The 10 best contemporary albums of 2022 | Experimental music | The Guardian ) “The 10 best contemporary albums of 2022”, dove sono rimasto colpito dalla nona posizione: Takuro Okada – Betsu No Jikan. Un album davvero interessante. Meritava un approfondimento. Il Guardian non sbagliava, Betsu No Jikan merita l’acquisto e un attento ascolto.

Cos’è il pop, si chiede Takuro Okada? E’ una categoria semantica? Un genere di suono? In un certo senso Betsu No Jikan ammette la possibilità di immaginare una cultura che giochi con elementi di altre culture. Che le usi come maschere, come travestimenti. La forza delle musiche di Takuro Okada sta nello sfruttare diversi quadri culturali, lavorando come un collagista sonoro. Il pop, verso cui penso Takuro Osaka si muova con la sua musica, è un complesso amalgama di soul di strada, pulsazioni e accenti energici e nervosi. In sé rappresenta la visione di un futuro, in cui il nostro presente è dato da titoli, fonti, inizializzazioni, principio e punto di riferimenti di una trasformazione continua. Il pop è il contrario di un’utopia, un sistema chiuso, immobile nella sua perfezione teorica e perciò noiosa, limitante e fanatica. Allo stesso tempo la cultura pop è talmente intrisa di mito eppure così eternamente giovane, da bastare un leggero spostamento di attenzione per cambiare l’intero quadro. Questo album diventa una tela pop su cui il pittore sonoro Takuto Okada costruisce l’illusione di un vasto teatro di posa, con gli strumenti che entrano e escono come i personaggi di una piece. E’ come se Okada cercasse di sviluppare una capacità superiore di cogliere nelle proprie forme musicali l’emergenza di continuo cambiamento insita nei fenomeni complessi che oggi quotidianamente viviamo. Il pop è diventato liquido. Le canzoni sono diventate veicoli per improvvisazioni o materie prime, da remixare e riconfigurare a piacere a uso futuro. Betsu No Jikan è un’ibridazione di ibridi, in cui identificare una fonte rintracciabile, anche nel caso di A Love Supreme di John Coltrane, diventa un anacronismo. In cui la rapidità di comunicazione e gli incontri culturali diventano i cardini dell’espressione musicale. Un album etereo, intriso di luce, texture, accordi e di mood cangianti.


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